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Tra Ghisu e Corda un “articolato sodalizio” per l'affidamento di appalti e incarichi professionali: profitti privati e strategie politico-elettorali. I punti principali dell'indagine che fa tremare il Marghine

Annunciati nuovi avvisi di garanzia

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 «Un articolato sodalizio che attraverso la scelta arbitraria dei soggetti ai quali affidare appalti e incarichi professionali garantiva profitti economici privati ma anche e soprattutto un ritorno politico elettorale»: così gli inquirenti hanno sintetizzato il filone dell'inchiesta che ha portato ieri mattina agli arresti domiciliari il Sindaco di Borore e Presidente dell'Unione dei Comuni Tore Ghisu e l'ex Sindaco e Presidente del Consorzio Industriale di Nuoro Michele Corda.

I due esponenti del PD Nuorese, secondo quanto emerge dalle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Oristano, sarebbero i personaggi chiave del sistema di potere che, attraverso l'affidamento di appalti e incarichi professionali di varia natura, avrebbe governato una parte di territorio del Marghine.

Scambi di favori, ricorso a prestanome, appalti pilotati e atti amministrativi falsificati: un vero e proprio terremoto che ha sconvolto ieri il paese di Borore, che dalla ricostruzione pare essere il centro di queste attività messe sotto osservazione nel nuovo filone della Sindacopoli Sarda che con l'operazione Hazzard ha fatto scattare misure cautelari anche per 3 tecnici del Comune di Borore.
Per Marco Contini, responsabile dell'ufficio tecnico di Borore, Antonio Contini, ingegnere ed ex vice sindaco di Borore e per il Segretario Comunale Giuseppe Mura è stato disposto infatti il divieto di dimora presso il Comune.

Nelle maglie dell'inchiesta sono indagati a vario titolo anche altri 8 tra professionisti e tecnici: l'agronomo Maurizio Cherchi, l'ingegnere Renato Deriu, l'ingegnere e sindaco di Nughedu Santa Vittoria Francesco Mura, il responsabile dell’ufficio tecnico di Nughedu Santa Vittoria Paolo Pirri,  l'ingegnere di Gavoi Stefano Maoddi, il geometra di Ottana Luciano Fenudi, quello di Sedilo Gianni Alberto Nieddu e il responsabile Area tecnica di Sedilo Antonino Faedda.

Secondo quanto ricostruito dai militari che hanno condotto le indagini, Michele Corda, geometra con studio a Noragugume oltre che ex storico Sindaco del piccolo borgo del Marghine, sfruttava la sua posizione per ottenere l'affidamento di incarichi professionali, anche attraverso prestanome, da parte di Ghisu e ricambiava facendo lavorare come suoi collaboratori persone indicate dal primo cittadino di Borore.

Tra gli appalti, al vaglio quelli relativi ai lavori nel centro storico, nelle scuole e negli impianti sportivi di Borore: lavori che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati affidati a prestanome riconducibili a Michele Corda e in un caso, con la stessa modalità, allo stesso ex Vice Sindaco di Borore Contini.

Particolare la vicenda relativa al Piano del Bosco: un progetto che parrebbe non avere alcuna attinenza con il territorio di Borore, presentato peraltro a termini già scaduti e firmato dall'agronomo Maurizio Cherchi, risultato identico a quello del Comune di Sinnai.
Secondo i militari, il Sindaco Ghisu avrebbe falsificato una relativa determina retrodatandola e il Comune avrebbe così pagato, nonostante le irregolarità rilevate da 2 funzionari, l'onorario al professionista. 

Ancora, al centro delle indagini anche un progetto integrato per la valorizzazione dei centri minori del Marghine, nel quale Corda avrebbe giocato un ruolo importante: un progetto di mezzo milione di euro, aggiudicato da una ditta di Olbia grazie a un forte ribasso di quasi 80 mila Euro. La stessa cifra sarebbe stata utilizzata  per coprire i costi di un altro bando aggiudicato sempre dalla stessa impresa di Olbia.

Ad emergere sarebbe un sistema complesso e collaudato, la cui entità è ancora tutta da pesare e verificare.

Tra l'altro, l'operazione d'indagine nel Marghine non sarebbe conclusa: si annunciano infatti nuovi avvisi di garanzia, ma senza misure cautelari, verso amministratori, tecnici e privati di Borore e del Marghine da parte della Procura di Oristano: l'inchiesta riguarderebbe la gestione dei beni archeologici di Macomer e del Museo del pane di Borore.
 

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