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La Commissione Parlamentare riconosce la disparità di trattamento subita dai lavoratori di Ottana

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La Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali ha pubblicato la sua relazione finale.

Tra gli argomenti affrontati rientra anche quello dell'esposizione all'amianto dei lavoratori negli stabilimenti industriali della Sardegna e il caso particolare dei lavoratori degli stabilimenti ex Eni di Ottana, che nella stessa relazione vengono indicati come “una peculiarità che merita specifica attenzione”.

Perché? Semplice, perché, come si legge nel resoconto, “emerge che a fronte di 1081 domande ben 1066 siano state respinte ritenendo da parte dell’INAIL che nello stabilimento di Ottana vi era di certo la presenza di amianto, ma non la prova di una esposizione qualificata prevista dalla legge per il riconoscimento delle speciali previdenze. Le 15 domande rimanenti non sono state accolte ma sono tuttora in istruttoria”.

Chiaramente, questo non vuol dire che gli ex lavoratori non si ammalino e non muoiano per patologie legate all'esposizione all'amianto.

Significa solo che, a differenza dei colleghi di altri identici stabilimenti italiani, ai lavoratori di Ottana non è stata riconosciuta la malattia professionale per l'esposizione alla fibra killer.

Il mancato riconoscimento è da ricondurre ad una relazione, datata 2003, della Direzione Regionale Sardegna CONTARP secondo la quale nello stabilimento di Ottana, pur in presenza di amianto, non vi sia stata un’esposizione qualificata, cioè superiore al limite previsto dalla normativa.

La Commissione mette però anche in evidenza che, a fronte del numero degli occupati all'interno dello stabilimento di Ottana e alla presenza di amianto all’interno dello stabilimento di Ottana, il numero dei casi denunciati probabilmente dovrebbe essere molto più elevato.

Tale dato riduttivo si può interpretare – si legge nel documento - sia in relazione al periodo di latenza (atteso che lo stabilimento è stato chiuso dal 2003 ma non vi sarebbe dovuta avvenire lavorazione con esposizione ad amianto già nel 1992) sia in relazione alla scarsa sensibilità nel denunciare i casi di patologie professionali asbesto derivate, soprattutto del mesotelioma pleurico”.

Scrive ancora la Commissione argomentando il dato che “non è una novità che molti di tali tumori non vengano denunciati al COR e quindi al Registro Nazionale dei mesoteliomi. Accade spesso che i sanitari o le strutture non provvedono all’obbligo di referto previsto dall’articolo 365 del codice penale e alla comunicazione al centro operativo regionale”.

Una situazione complessiva che ha dato luogo ad una serie di ricorsi davanti al giudice del lavoro, creando “un enorme contenzioso giudiziario sui benefici previdenziali che ha comportato e tutt'ora comporta costi legali per i lavoratori, per l’INPS e per l’apparato giudiziario: tutti sostengono costi per un risultato sostanzialmente ingiusto, che sembra sacrificare le aspettative dei lavoratori in relazione non solo al riconoscimento dei propri anni di lavoro ma soprattutto all’esposizione qualificata ad amianto”.

La Commissione ritiene quindi, per superare questo cortocircuito, che vi possano essere nuovi elementi da sottoporre agli organi tecnici dell’INAIL, affinché la propria relazione possa essere aggiornata con le nuove risultanze ed emergenze, ma anche sposa la proposta di istituire un tavolo tecnico tra tutte le parti coinvolte e con la stessa magistratura, “al fine di comprendere, nell’interesse della tutela della salute dei lavoratori e della collettività, nonché dell’efficienza amministrativa e giudiziaria, il dato unico auspicabilmente oggettivo della sussistenza o meno di un’esposizione qualificata presso lo stabilimento di Ottana”.

Aggiunge che ritiene inoltre necessaria “una interlocuzione con l'Istituto Superiore di Sanità al fine di acquisire o ricercare eventuali dati sulle condizioni di lavoro con esposizione ad amianto all'interno del sito industriale”, così come auspica l'istituzione in tempi brevi di un'Agenzia Nazionale dell'Amianto.

La Commissione si riserva comunque di valutare l’opportunità di procedere direttamente ad accertamenti peritali e tecnici che possano verificare la sussistenza di tale esposizione qualificata e , nel caso del mancato riconoscimento dell'esposizione ai lavoratori dello stabilimento di Ottana, “ritiene utile una specifica audizione del Presidente dell'INAIL e/o del direttore generale nella quale trattare l'argomento al fine di acquisire notizie ed informazioni e garantire una omogeneità di trattamento tra i lavoratori”.

Infine, la Commissione ritiene sussistano tutti i requisiti per dar luogo ad un atto di indirizzo politico per il riconoscimento generalizzato di tale esposizione: un atto politico mancato fino ad oggi e che ha dato luogo ad una ingiusta disparità di trattamento.

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