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I Bovari di Sardegna dopo l'incontro in Regione: "molti dei presenti all'incontro non conoscevano minimamente i problemi che il comparto"

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Il Comitato spontaneo Allevatori Comparto Bovino della Sardegna, nato nelle scorse settimane per richiamare l'interessamento della Regione sulle enormi difficoltà vissute dal settore in una delle annate più difficili per l'intero comparto zootecnico sardo e per denunciare la disparità di trattamento subita rispetto al comparto ovicaprino, ha incontrato martedì scorso (20 febbraio) i Capigruppo in Consiglio regionale per portare alla loro attenzione le difficoltà della categoria.

L'incontro, richiesto dal Comitato, si è svolto nella sede del Consiglio regionale della Sardegna alla presenza anche del presidente del Consiglio Gianfranco Ganau, dell'assessore regionale all'Agricoltura Pier Luigi Caria e dell'assessore regionale alla Sanità Luigi Arru.

Queste le richieste portate all'attenzione dei rappresentanti in Consiglio regionale:

 il pagamento, nel tempo più breve possibile, dei Premi comunitari che consenta di recuperare i crediti pregressi vantati dalle aziende e i fondi per l'anno in corso. E' questo, per il Comitato, un impegno improrogabile per dare alle aziende l'immediata liquidità necessaria a consentirgli di sopravvivere;

 il riconoscimento agli allevatori del comparto bovino di quanto già riconosciuto per i danni legati alla siccità, a quelli del comparto ovino-caprino pari a circa 90,00 euro a capo bovino adulto (equivalente uba). La richiesta è stata circostanziata in modo che l'intervento avvenga con risorse regionali immediatamente disponibili e che in nessun modo venga rimodulato a tal fine il Piano di sviluppo rurale (Psr) per non spostare risorse a scapito delle misure a sostegno del reddito e per non ripercorrere esperienze di rimodulazione che nel recente passato si sono dimostrate troppo lunghe e di conseguenza insostenibili per le esigenze del comparto;

 la concessione della deroga nella applicazione delle nuove norme sull'obbligo di segnalazione in BDN delle movimentazioni intra-aziendali del bestiame che è pratica molto diffusa di pascolamento nelle aziende sarde del comparto (transumanze);

 la gratuità dei trattamenti sanitari che permettono la movimentazione del bestiame bovino allevato in Sardegna nell'intero territorio nazionale come peraltro già riconosciuto al comparto ovi-caprino;

 l'attivazione immediata delle misure della Dichiarazione nazionale di calamità naturale che permettano di dilazionare il pagamento delle rate di mutuo, delle cambiali agrarie e il rinvio del pagamento dei contributi previdenziali agricoli;

 il Risarcimento danni da altre calamità naturali quali alluvione, nevicate e gelate;

 il riconoscimento comunitario, anche per la prossima programmazione europea, delle specificità dei nostri pascoli arborati, collinari e montani che evitino i mancati riconoscenti comunitari derivanti dal nuovo regime di refresh;

 l'immediata apertura dei Bandi sulle misure a sostegno (razze minacciate di abbandono, agricoltura biologica, Zps, ecc.).

Le rivendicazioni espresse dal Comitato sono state accolte dai rappresentanti del Consiglio e dai due esponenti della Giunta regionale con una disponibilità totalmente generica e priva spesso della capacità di individuare strumenti immediati per rispondere alle richieste improrogabili degli operatori. Molti dei presenti all'incontro non conoscevano minimamente i problemi che il comparto sta vivendo in questa difficilissima stagione che rischia di mettere in discussione la stessa sopravvivenza di numerose aziende.

L'assessore all'Agricoltura Caria ha lamentato un'assenza di risorse trincerandosi dietro l'impossibilità di conoscere quando verranno messi a disposizione i 25 milioni di euro promessi dal Governo a seguito della dichiarazione di calamità naturale e ha ripetuto le stesse argomentazioni espresse nei giorni scorsi nel dibattito presso La Nuova Sardegna alla presenza della Coldiretti RUMODULAZIONE a cui noi siamo contrari per l’impossibilità di conoscerne i tempi di attuazione. Altro che cassetti da aprire e chiudere… Una risposta totalmente insufficiente e inadeguata da chi dovrebbe avere il compito di trovare soluzioni immediatamente praticabili ai gravi problemi comparto bovino (e non solo di questo comparto…).

L'assessore alla Sanità Arru ha invece sostenuto che la vaccinazione per la movimentazione dei bovini fuori il territorio regionale, a carico degli stessi allevatori, deriva dalla definizione dei LEA (Livelli essenziali di assistenza) stabilita dal Parlamento. Ad oggi non abbiamo certezza di questa disposizione e vorremmo vedere i documenti che regolano la materia su cui, in ogni caso, la Regione sarebbe dovuta intervenire – presso il Governo – per evitare questo ulteriori aggravio di costi. Come se l’eradicazione della malattia della lingua blu non fosse un problema di prevenzione per tutto il comparto zootecnico regionale…

Le argomentazioni addotte dai due assessori e il dibattito emerso nell'incontro hanno dimostrato la scarsissima conoscenza da parte del mondo politico delle difficoltà vissute dal comparto bovino e più in generale da quello agricolo sardo.

Basta solo citare la questione vaccini e la sua gravità. Non se ne conosce la disponibilità da oggi a maggio/giugno, periodo in cui si contrattano le vendite dei vitelli da ristallo Non è compito degli allevatori, sapere oggi quali sierotipi di vaccino acquistare. Il loro costo è comunque elevato considerando le tipologie di ordini che potranno essere fatti attraverso APA e AIA, e la perdita di vaccino per mancato utilizzo (si dovrebbero acquistare confezioni da 100 dosi per azienda anche con solo 10 capi da vaccinare).rappresenta un ulteriore elemento non sopportabile.

Un’altra annata agraria come quella appena trascorsa è impossibile da sopportare: assenza di pascolo, assenza di foraggio, costi elevati del foraggio spagnolo o pugliese e dei mangimi concentrati. Molte aziende agricolo-zootecniche estensive rischiano di chiudere!

Il Comitato spontaneo Allevatori del Comparto bovino della Sardegna, denuncia un atteggiamento da parte della politica regionale che ha il sapore dell'inciucio fra l'organo politico, alcuni assessorati compiacenti e le associazioni di categoria. Qualora la Regione non cambiasse atteggiamento riconoscendo ai produttori la giusta attenzione nei confronti delle richieste effettuate porteremo la protesta e le nostre rivendicazioni direttamente alla Commissione europea a cui spediremo un dettagliato dossier sull'intera vertenza.

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