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Bolotana. I furti, gli spari e i feriti: i piani alterati e le narrazioni oniriche proiettate sulla comunità

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Bolotana. “Stavano rubando il rame dal cimitero e li hanno sparati”, “uno è stato anche ferito”, “sono entrati a rubare in due case in paese”, “mio figlio ha paura”, “se ne devono andare!”.

Si fa un gran parlare in questi giorni di eventi ed accadimenti che avrebbero destabilizzato, impaurito e quasi angosciato i cittadini del paese di Bolotana.

Una serie di presunti fatti che sono divenuti, nel passaggio da una voce ad un'altra, verità assolute certificate, condite da una buona dose di pressapochismo, qualunquismo ed anche da una più sottile ed insidiosa traccia di intenzionalità. “Verità” che hanno consentito di tracciare un solco che sembra imboccare la pericolosa strada dell'accettazione, della giustificazione o del tacito assenso di beceri atti delinquenziali in nome di una acclamata “difesa”.

Era da settimane che nel paese tirava un'aria densa di sfumature inquiete, alimentata da quelle che ormai comunemente sono definite le fake news, notizie false, gonfiate e rilanciate senza incontrare un argine di razionalità o quantomeno un tentativo di ristabilire un minimo di verità dei fatti. Alla fine, a far emergere in maniera eclatante questo incredibile clima di ostilità venutosi a creare attorno ad una sola famiglia appena trasferitasi a Bolotana è stato il rogo che, nella notte tra sabato e domenica scorsa, ha distrutto il furgone di loro proprietà parcheggiato nello slargo tra via Cadorna e via Brigata Sassari, in pieno centro abitato, non lontano dall'abitazione appena acquistata dallo stesso nucleo familiare.

Un evento che, la mattina successiva, ha dato il via ad una serie di esternazioni, anche ma non solo sui social, di assenso se non addirittura di giubilo per quelle fiamme.

Ma perché tanto risentimento, anche esibito, nei confronti dei nuovi residenti?

Liberiamo subito il campo: queste persone non hanno commesso nessun reato. Nessuno.

L'unico elemento oggettivo emerso fino ad ora è – fa un po' specie dirlo - la loro appartenenza all'etnia rom.

Se per Fabrizio De Andrè quel popolo, “in quanto gira il mondo da 2 mila anni senza armi”, meriterebbe il Premio Nobel per la Pace, nella visione più diffusa è identificato come “gli zingari” che rubano, sporcano e via discorrendo. Non sorprende più del dovuto dunque l'allarmismo aprioristico diffusosi a macchia d'olio nel paese del Marghine, il quale ha preso le forme di una narrazione a senso unico – non priva di una certa creatività - che ha viaggiato comodamente su un piano alterato dal pregiudizio di tipo razziale.

L'ultima narrazione in ordine di tempo, fresca e pronta ad alimentare quel fuoco ideale e reale, è rappresentazione plastica “perfetta” della scintilla: il luogo sacro per eccellenza per credenti e non, il Cimitero, e il furto di quantità non identificate di rame dalle tombe dei defunti. Un gesto inaudito che, nella visione onirica proiettata nella realtà e data per certa, sarebbe stato punito da ignoti con l'esplosione di colpi di arma da fuoco – per qualcuno addirittura un kalashnikov – fuori dallo stesso Cimitero, causando persino il ferimento del ladro di turno.

Una sorta di far west in salsa bolotanese dal ritmo decisamente accattivante, dove i “buoni” sono quelli che sparano per scacciare i “cattivi” venuti da chissà dove per creare ovviamente il caos.

Con una battuta, si potrebbe dire che il progressivo depauperamento, non solo economico, che sta svuotando e svilendo il paese di Bolotana non è evidentemente riuscito a scalfire minimamente la sfera della fantasia, visto che nel Cimitero di Bolotana non c'è stato nessun furto di rame nè di altro materiale. Quel fatto, dato per certo ed avvalorato dai particolari più svariati, non è mai accaduto.

Non mi risulta che manchi qualcosa, non c'è stato alcun furto” - ci conferma Tore Gramai, impegnato nel suo quotidiano e prezioso lavoro di cura e decoro del luogo riservato ai defunti.

Nessun furto ma neanche nessuna sparatoria: non risulta l'episodio, non risulta alcun ferito, non vi è traccia di nulla di tutto ciò che è stato raccontato. Eppure in molti sarebbero pronti a giurare che una sparatoria vi è stata e sono gli stessi che parlano dei furti avvenuti in due distinte abitazioni del paese: “hanno rubato in due case, forse anche in tre” - è il mantra di questi giorni ripetuto fino allo sfinimento. Anche in questo caso non vi è nessun riscontro.

Non esiste nessuna denuncia per furto in abitazione e non esiste perché quei furti non sono mai avvenuti.

Di reale, ad oggi, vi è un solo fatto: il rogo che ha distrutto il furgone nella notte di Sabato e che solo per grazia ricevuta non ha avuto conseguenze ancora più gravi, visto che a ridosso del furgone sostava una macchina dotata di impianto a gas che è stata fortunatamente spostata per tempo e ha riportato solo danni limitati alla carrozzeria.

Sono trascorsi 5 giorni, i resti del furgone sono ancora lì, nel centro abitato del paese, a rappresentare ciò che ciascun cittadino desto ci vuol vedere.

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