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Ottana. Il carbone liquido, l'esplosione e le pecore nere

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OTTANA. Un anno e più è trascorso da quella notte di metà Aprile del 2013, quando un boato fece tremare i cittadini di Ottana e insospettire, la mattina seguente, i pastori dell'agro di Noragugume, che si ritrovarono di fronte a greggi e pascoli improvvisamente coperti da un manto di fuliggine nera.
Ad essere chiamata in causa, sin da subito, fu la vicina Centrale Elettrica di Ottana Energia, dalla quale arrivò una immediata presa di distanza dall'accaduto:  “la rilevazione dei dati, come accertato stamane dalla visita degli enti di controllo (Arpas), ha accertato il rispetto continuativo dei limiti di legge per cui non c’è stato nessun superamento”.
I periti incaricati dalla Procura della Repubblica di Nuoro smentiscono ora la Società, attribuendo proprio alla mancata manutenzione di una parte della centrale la responsabilità del fenomeno delle pecore nere.
I residui ritrovati sul bestiame e analizzati dagli esperti sarebbero infatti di carbone liquido (CWF), combustibile fossile composto da carbone (60/70%), acqua e additivi chimici, che pare Ottana Energia stesse sperimentando  proprio in quei giorni.
L'esplosione, causata da una carente pulizia della caldaia, avrebbe quindi provocato la fuoriuscita di una nube nera di materiale inquinante, depositatasi a qualche chilometro di distanza, rivestendo con la sua patina nera pascoli e greggi.
Per questa ragione il patron di Ottana Energia Paolo Clivati e il caporeparto dell'impianto sono stati iscritti nel registro degli indagati.
Una vicenda che getta ombre inquietanti e pone interrogativi sull'attuale situazione della Centrale,  sul progetto di riconversione a carbone presentato dalla società e momentaneamente “congelato” in attesa di una presa di posizione da parte della nuova Giunta Regionale, e della sicurezza e della tutela della salute dei cittadini di tutta la zona circostante, nonché della salvaguardia dell'ambiente e di settori fondamentali come quelli dell'agricoltura e dell'allevamento.
 

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