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Industria ed energia: cosa sta succedendo nella piana di Ottana?

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OTTANA. La notizia di questi giorni, attesa da più fronti, è quella che certifica ufficialmente il fallimento del progetto GALSI e l'uscita dallo stesso della SFIRS, la controllata attraverso la quale la Sardegna deteneva l'11% delle quote della società che avrebbe dovuto realizzare il metanodotto per portare il Gas Algerino in Italia attraversando la Sardegna.
Le lungaggini burocratiche e la situazione economica non favorevole, che rendono temporaneamente l'investimento non remunerativo, hanno portato al congelamento del progetto.
Con la delibera approvata dalla Giunta Regionale che decreta l'uscita dal GALSI, si dovrebbero recuperare 11 Milioni di Euro precedentemente investiti. 
“L'uscita da Galsi,- ha precisato il Presidente Pigliaru- non può in alcun modo interrompere il processo di metanizzazione già avviato con la realizzazione, attualmente in corso, delle reti urbane di distribuzione del gas, il cui completamento richiede la costruzione di una dorsale di trasporto e delle relative reti intermedie di collegamento. Anzi, usciamo da Galsi proprio per rilanciare la metanizzazione della Sardegna. Non possiamo continuare a stare fermi su un tema strategico per lo sviluppo della nostra regione"

L'intento della Giunta è quello quindi di far ripartire il processo per far arrivare il metano nell'isola, accantonando il gasdotto e cercando metodi alternativi.
Il mese scorso, precisamente in data 10 Aprile 2014, un documento del Consorzio Industriale Provinciale Nuoro, firmato da tutti i Sindaci della zona interessata, chiedeva espressamente di ridare avvio “ al processo di metanizzazione in Sardegna” e ribadiva “l'importanza che l'industria chimica, in particolare, rappresenta per il territorio” della piana di Ottana.(clicca per leggere il doc. integrale)
Al centro del documento c'era ovviamente la questione della riconversione della centrale di Ottana Energia di Paolo Clivati, che, in atteso del gas, andrebbe, come sottolineato dal MISE, riconvertita a carbone entro il 2014.
La mancata riconversione – si legge nel documento – avrebbe ripercussioni sulla concessione dell'Essenzialità, causando la chiusura della centrale e dell'impianto chimico, con gravi ripercussioni sul Consorzio Industriale Provinciale”.

Tre le richieste conclusive del documento:
- ad Ottana Energia si chiede di non presentare la richiesta di Valutazione Impatto Ambientale fino alla fine del Maggio 2014,  in attesa di un incontro chiarificatore con la Regione;
- alla Regione di dare un elemento di accelerazione alla metanizzazione della Sardegna che possa rendere credibile la riconversione entro un paio d'anni della centrale di Ottana a ciclo combinato a gas;
- al MISE di consentire la continuità produttiva tramite il rinnovo dell'Essenzialità per Ottana Energia fino all'arrivo del gas nella Provincia di Nuoro.

La Regione, come si diceva poc'anzi, ha “impresso un elemento di accelerazione alla metanizzazione”. Il processo naturalmente richiederà anni per realizzarsi.
Cosa accadrà quindi nel Centro Sardegna? La centrale ad olio combustibile continuerà a bruciare BTZ o sarà riconvertita a carbone in attesa del gas?
Che peso avranno le recenti inchieste della Magistratura riguardanti la questione delle “pecore nere” , fenomeno che, secondo i periti della Procura, fu causato da un'esplosione notturna avvenuta nella centrale durante la sperimentazione del carbone liquido?

Quali le valutazioni da fare se verrà accertato che, come ha denunciato il Sindaco di Ottana Giampaolo Marras, Ottana Energia sperimentava il carbone liquido senza avere le necessarie autorizzazioni?

Quanto inciderà sulle scelte di questa classe politica ciò che sta emergendo dall'inchiesta, ovvero che parrebbe essere una mala gestione della centrale stessa, con carenze di manutenzione dell'impianto e non conformità dello stesso alla normativa vigente?

Che garanzie saranno messe in campo per tutelare l'ambiente ed i cittadini?  

Domande, queste, che è lecito porre a tutti i soggetti in campo in questa intricata vicenda nella quale convergono interessi molteplici; domande alle quali tutti gli attori politici, ora decisivi, dovrebbero rispondere in modo chiaro e lineare, rendendo partecipe un intero territorio dei percorsi che s'intendono intraprendere, “mettendoci la faccia” e assumendosi quindi la piena responsabilità delle scelte che determineranno il futuro della Sardegna Centrale.
Decenni di industrializzazione della piana potrebbero forse fornire qualche spunto di riflessione.
Notizia di pochi giorni che dopo 40 anni l'Eni lascia la piana di Ottana in modo definitivo, vendendo terreni e capannoni dismessi, lasciando ai posteri il pesante carico delle bonifiche. Ad acquistare sarebbe una cordata di imprenditori guidati proprio da Paolo Clivati, patron di Ottana Energia.
Se l'inquinamento è ciò che resta di una storia industriale, fare un bilancio sarebbe il minimo.    
 

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