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Centro per Rimpatri a Macomer: le Minoranze chiedono un Referendum

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MACOMER. Aprire un Cpr presso l'ex Carcere di Macomer? Sembrava una decisione già presa, ma che forse sarà rimessa in discussione: i Consiglieri delle Minoranze Consiliari hanno presentato infatti una richiesta di convocazione straordinaria del Consiglio Comunale per chiedere che sulla questione sia indetto un Referendum consultivo per dare ai cittadini la possibilità di esprimersi sul tema che da mesi divide la politica macomerese. 

Ecco la richiesta dei Consiglieri, che pubblichiamo integralmente di seguito: 

Egr. Signor

SINDACO di Macomer

                                   Copia per conoscenza:

Signor PREFETTO di Nuoro

Signor ASSESSORE degli Affari Generali della Regione Sardegna

Signor MINISTRO DELL’INTERNO

Signori PARLAMENTARI SARDI

Signori CONSIGLIERI REGIONALI della Provincia di Nuoro

Signori CAPIGRUPPO in Consiglio Regionale

Richiesta di convocazione straordinaria ed urgente del Consiglio comunale per l’indizione - ai sensi dell’ art. 18 dello Statuto comunale - di un referendum consultivo sull’opportunità di realizzare un  Centro di Permanenza per i Rimpatri nell’ex carcere mandamentale di Macomer.

Abbiamo preso visione con grande sconcerto delle sue frequenti dichiarazioni ed interviste sui vari organi di informazione, anche di livello nazionale, in merito alla proposta di realizzare un C.P.R. nell’ex carcere di Macomer.

A nostro avviso, tali sue esternazioni denotano uno scarso senso istituzionale ed una grave mancanza di rispetto verso il Consiglio comunale, già peraltro evidenziati nei mesi scorsi, quando – tenendo all’oscuro il massimo organo rappresentativo della comunità – avviò una trattativa personale per l’istituzione del C.P.R., partecipando ad incontri e sopralluoghi con altre Autorità finalizzati a tale obbiettivo.

Di fronte alle certezze granitiche che emergono dalle sue dichiarazioni sulla bontà di tale scelta per la nostra Comunità, riteniamo opportuno rammentarle che Lei non avuto dal Consiglio comunale alcuna investitura a definire accordi con altri livelli istituzionali. Infatti il Consiglio comunale nella seduta del 31.7.2017 non ha accolto la sua proposta di esprimere assenso alla istituzione del C.P.R., ma ha sostanzialmente modificato la bozza di delibera da Lei presentata in aula, conferendole esclusivamente il mandato “per un confronto con il Ministero e le sue strutture locali”, le cui risultanze dovranno essere valutate dal Consiglio comunale, tenuto altresì conto che la citata deliberazione prevede  che “si elabori con la Prefettura una Convenzione, per la regolazione dei rapporti” e che vengano attivate “tutte le necessarie iniziative d'informazione della cittadinanza”.

Sarebbe interessante sapere quali sono state le reali ragioni che hanno determinato il clamoroso ribaltamento delle posizioni da Lei espresse nella seduta del Consiglio Comunale del 31.5.2016 quando affermava: “Devo dire che io rifuggo da forme di accoglienza come quella che si prospettava per il carcere che facilmente può trasformarsi in lager…”  Ed ancora,sempre nella stessa seduta: “Questo accordo protocollo potrà evitare l’arrivo in massa di profughi, eviterà progetti calati dall’alto e magari gestiti anche da cooperative che poco hanno a che fare con il territorio ma che potrebbero avere una specifica attenzione al business più che all’aspetto umanitario”…

Riteniamo inoltre indispensabile che vengano da parte sua chiariti i riferimenti giuridici dello stato di “detenzione amministrativa” al quale verrebbero assoggettati le persone ospitate nel C.P.R., considerato che nelle disposizioni che regolano tali strutture, mai viene usato il termine “detenzione”, ma si parla esclusivamente di “permanenza” (nella stessa definizione di C.P.R.) o tutt’al più di “condizioni di trattenimento che assicurino l’assoluto rispetto della dignità della persona”. Dato per acquisito che tali strutture non saranno gestite dalla Polizia penitenziaria, ma da personale civile dipendente da cooperative od aziende private, è lecito chiedersi con quali strumenti giuridici e con quali poteri tale personale potrà imporre il trattenimento nel C.P.R. degli ospiti contro la volontà. Ad essi va comunque garantita la dignità umana che notoriamente ha uno dei suoi presupposti essenziali nella libertà personale, diritto costituzionale assoggettabile a limitazione solo nei casi e con le forme rigidamente disciplinati dalla legge.

Le facciamo altresì notare che nel corso del dibattito sviluppatosi nel Consiglio comunale del 31.7.2017,  è emerso  che “cosa saranno i CPR in concreto non lo sa nessuno”. E’ invece molto chiaro che i C.P.R. sono la riedizione dei C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione), tanto è vero che il primo comma dell’art. 19 del Decreto Legge 17.2.2017 n. 13 che li istituisce,  si affretta a chiarire che la nuova dicitura di C.P.R. sostituisce quella di C.I.E. in tutte  le disposizioni di legge precedenti. Sono altresì chiare a tutti le condizioni in cui i C.I.E. hanno operato in questi anni e quali gravi problemi e tensioni  esse hanno determinato sia nei confronti dei Migranti, sia delle comunità sedi di tali strutture.

Riteniamo che, nell’assumere il suo orientamento a favore del C.P.R., candidando Macomer ad ospitarlo in sostituzione di un altro Comune sardo che si era fermamente opposto,  probabilmente  Lei ha operato sotto il condizionamento derivante dalla responsabilità di non essere stato in grado di impedire la chiusura del carcere mandamentale. Chiusura disposta nel maggio 2014 sulla base di presupposti palesemente falsi, come la mancanza addirittura del muro di cinta o la capacità di ospitare solo 46 detenuti, quando era ben noto a tutti che quella struttura aveva una capienza più che doppia e che – proprio in ragione delle elevate condizioni di sicurezza che era in grado di garantire -  per anni ha accolto detenuti ad alto indice di pericolosità, come quelli coinvolti in atti di terrorismo internazionale.

Abbiamo ora la sensazione che Lei stia commettendo l’ulteriore grave errore di imporre, con una scelta non condivisa, una struttura per la quale  la ns. Città non ha i requisiti previsti dalla Legge e che sarebbe foriera non di sviluppo e benessere, ma di degrado ed involuzione anche sul piano culturale e della convivenza civile.

Così come abbiamo fatto con le ns. proposte che hanno portato alla riapertura dell’Ufficio del Giudice di Pace e con la ns. recente iniziativa per sollecitare il ritorno in Città della Guardia Finanza, crediamo che esistano le condizioni per una forte iniziativa unitaria affinché le risorse che il governo intende destinare per adeguare la struttura a C.P.R., siano invece destinate alla riapertura del carcere ed al suo eventuale ampliamento, considerata la situazione di sovraffollamento e di tensione che si è già determinata nelle nuove strutture penitenziarie aperte negli ultimi anni in Sardegna.

Vogliamo inoltre rimarcare i limiti di funzionalità ed utilità che il C.P.R. con 80-100 di posti avrebbe nella situazione della Sardegna. Già oggi la ns. regione ospita oltre cinquemila Migranti ed e diventata meta di un nuovo e crescente flusso proveniente dall’Algeria da parte di soggetti nella stragrande maggioranza dei casi palesemente sprovvisti dei requisiti per essere accolti e protetti, ma che vedono nella Sardegna solo  una  tappa di transito per raggiungere altre destinazioni; situazione questa che determina problemi di clandestinità e di ordine pubblico. Il fatto che  in tali circostanze non si dia luogo ad una immediata espulsione, dimostra che evidentemente mancano i necessari presupposti economici, giuridici e di accordi internazionali. Ciò dovrebbe far riflettere sullo stravolgimento che ne deriverebbe – al di là delle migliori intenzioni – sull’operatività dell’unico C.P.R. operante in Sardegna, con le inevitabili problematiche facilmente immaginabili.

Cogliamo inoltre l’occasione per ribadire che la via maestra da seguire è quella dell’accoglienza diffusa e sostenibile, sulla quale il Consiglio comunale di Macomer si è ripetutamente espresso in modo unanime in particolare nella seduta del  14.6.2017 - convocata su ns. iniziativa – con la quale è stata formalmente deliberata l’adesione allo S.P.R.A.R. Con tale atto si sono determinate in maniera inequivocabile le condizioni previste dalla direttiva ministeriale dell’11.10.2016 per l’operatività della clausola di salvaguardia e quindi l’automatica esclusione del ns. Comune “dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza”, quali sono i C.A.S. (Centri di Accoglienza Straordinari), ma anche i C.P.R. (Centri di Permanenza per il Rimpatrio).

Consideriamo grave che Lei abbia tergiversato sull’applicazione di tale disposizione ministeriale e troviamo in tale atteggiamento la preoccupante conferma del suo reale convincimento che la ripresa economica della Città possa essere favorita dalla presenza del C.P.R.

Sottolineiamo infine un ulteriore aspetto. I rappresentanti della Regione Sardegna e del Ministero dell’Interno partono dal presupposto che la scelta di realizzare il C.P.R. nell’ex carcere debba avere  il consenso della comunità macomerese, viste le implicazioni che ne derivano e la loro durata nel tempo. Ci permettiamo di rimarcare come tale consenso non è opportuno che venga espresso da un Consiglio ormai prossimo alla scadenza del suo mandato che per di più – come è evidente – delibererebbe sull’argomento non all’unanimità, ma eventualmente col solo consenso dei Consiglieri di Maggioranza. Essi, se da un lato rappresentano i 2/3 del Consiglio (11 su 16), è altrettanto vero che, in virtù del sistema elettorale, sono espressione del consenso del solo 33% degli elettori (tale è la percentuale conseguita dalla Lista da Lei capeggiata), mentre i 5 Consiglieri di Minoranza sono espressione del 59% dei voti validamente espressi. C’è oltretutto il rischio reale che decisioni frettolosamente assunte possano essere disattese dal nuovo Consiglio che si insedierà dopo le elezioni comunali della prossima primavera, aprendo una serie di difficoltà e problemi che sarebbe opportuno prevenire. Va altresì considerato il pericolo di una campagna elettorale lacerante, concentrata prevalentemente su una tematica sensibile e potenzialmente divisiva come quella dei Migranti. Per tali inoppugnabili ragioni e considerato che lo Statuto comunale già prevede l’istituto del referendum consultivo, chiediamo che si faccia ricorso a tale strumento democratico per dirimere una scelta controversa, nella certezza che il pronunciamento dei cittadini verrà serenamente accettato da tutti gli schieramenti e sarà impegnativo anche per le prossime amministrazioni.

Dopo questa lunga ma opportuna premessa, Le chiediamo – ai sensi dell’art. 39 comma 2 del Testo Unico per  gli Enti Locali (D.lgs. n. 267/2000) – la convocazione straordinaria ed urgente del Consiglio comunale,  per esaminare il seguente argomento:

Indizione – ai sensi dell’ art. 18 dello Statuto comunale approvato con deliberazione consiliare n. 42 del 22.7.2009 – di un referendum consultivo sull’opportunità di istituire un Centro Permanente per i Rimpatri nell’ex carcere mandamentale di Macomer.

In attesa della riunione della Conferenza dei Capigruppo per concordare la data di convocazione del Consiglio, porgiamo cordiali saluti.

 Rita Atzori            Federico Castori      Giuseppe Ledda      Giuseppe M. Pirisi     Riccardo Uda        

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