La chiesa di san Bachisio sotto l’abitato di Bolotana, un tempo luogo di pellegrinaggi e di strane leggende contrastanti col loro spirito, è caratterizzata dalla presenza di molti bassorilievi, disposti secondo un piano preordinato, dai cui schemi simmetrici esce un solo bassorilievo, che ha posizione isolata e maggiori dimensioni. Si trovano all’esterno e all’interno, in basso nelle lesene del portale e nelle paraste tra le cappelle, in alto negli archi trasversi della volta a botte. Il bassorilievo isolato si compone di tre parti sovrapposte; si trova ad altezza mediana sopra l’arco d’ingresso dell’ultima cappella a sinistra, e arriva fino al cornicione che corre alla sommità della parete. I suoi soggetti figurati, disposti in un ordine dovuto alle loro relazioni, possono essere considerati il punto ombelicale, in cui si concentra la matrice o lo spirito di una chiesa, definita da uno studioso sardo come “un monumento unico”.
Al centro c’è una crocifissione, che non ha riferimenti o paragoni nell’arte religiosa: il Crocifisso è nudo, e due donne, accovacciate ai suoi piedi e rivolte verso di noi, sembrano ignorarlo. Questa scena è inquadrata da colonne con capitelli floreali ed ha sullo sfondo volti di indefinibili personaggi. In basso, assumendo forma ovoidale, compare il faccione di Bacco, il dio dei riti orgiastici, sentito come portatore del senso pagano della vita. La sua rappresentazione nel tempo deriva dalla maschera di Dioniso, usata nelle feste e conservata nelle anfore e negli affreschi dell’arte greca. In alto, all’interno di un semicerchio, è rappresentato il sole che sorge, indicato da un segmento circolare più denso rispetto alla zona circostante. Solo una parte limitata della sua massa è emersa sopra la linea dell’orizzonte, ma i suoi raggi salgono aprendosi a ventaglio.
La figura di Bacco entra nella chiesa, richiamata per vie traverse da un rapporto complesso col santo, cui essa era dedicata. San Bachisio, nei riti religiosi come nel calendario, era chiamato dappertutto col suo vero nome di Bacco, lo stesso che aveva il dio nel mondo romano; ma in Sardegna nel linguaggio popolare era chiamato Bakis, il nome originario (con l’aggiunta della consonante finale) col quale il dio era nato nell’Asia Minore. Oltre alla doppia omonimia, questo santo, arrivato anche lui dall’Oriente col suo compagno Sergio, era stato protagonista o vittima di un episodio, che riportava alla memoria il suo rapporto col mondo pagano. I due erano ufficiali dell’esercito romano in Siria, carica non usuale per i santi dei primi secoli; scoperti come cristiani e condannati, furono spogliati della veste militare e portati in giro travestiti da donne. L’episodio, che avvenne sul finire del periodo delle persecuzioni, è ricordato negli inni che si cantano durante le feste. Nell’immaginario esso poteva somigliare a un’orgia, nella quale la vecchia religione degli dei pagani, poco prima di essere sconfitta, rivolgeva un’accusa di sessuofobia alla nuova. Con queste memorie alle spalle, si crearono le condizioni perché, accanto alla fede e alla devozione cristiana, riemergesse, in forme complicate di attrazione e repulsione, il fondo pagano mai scomparso, che ancora mille anni prima (come aveva scritto un papa in una lettera famosa), dominava incontrastato nelle zone interne della Sardegna.
Da tutto questo sono influenzate figure e scene dei bassorilievi, un volto essenziale con cui si presenta la chiesa . In basso, dall’esterno all’interno, si ripete l’esibizione fallica in contesti che non sono più di tragedia, ma sembrano in qualche relazione con l’umiliazione subita dai due santi e con i riti del dio. Ai lati del portale, in vista della corte e delle casette dei pellegrini,insieme con due donne, sono arrivati quattro guerrieri o cacciatori per fare da guardia e da ornamento. Due di essi hanno il fallo scoperto; tutti danno dimostrazione di forza, essendo dotati di spade corte e curve diversamente orientate. Nelle paraste dell’interno ci sono due bassorilievi, in genere rosacee. Solo al centro, tra la seconda e la terza cappella delle due pareti, essi diventano tre. Rappresentano scene di ballo, ispirate a un’usanza praticata in altri tempi nelle chiese soprattutto di campagna. In queste scene ritorna il motivo fallico nei ballerini e nei suonatori, suggerito dalla natura del soggetto rappresentato. Per trovare figure ispirate dalla fede bisogna andare in alto, negli archi della volta, dove il dualismo tra sacro e profano trova altri modi di ripresentarsi. Ci sono angeli dalla parte dell’ingresso e demoni in maggior numero in fondo, un particolare forse non privo di significati. Ci sono anche gli alberi della salvezza e della perdizione, e c’è la cerva (l’anima) che corre guardando indietro, per poter almeno vedere il cane (i vizi) da cui fugge.
Infine la figura di Bacco si materializza vicino alla scena della crocifissione, nel bassorilievo ad altezza mediana, in cui si riassume lo spirito multiforme della chiesa. L’influenza del dio pagano ha trovato spazio all’esterno e all’interno, e adesso bisogna evocarlo con la sua maschera, non più in un clima di festa pagana, ma in un contesto che ne possa contenere e spiegare la condanna. Da questo punto di vista il bassorilievo isolato, che sale sopra l’arco a sesto acuto di una cappella laterale, è un’idea inusuale e straordinaria. I tre soggetti figurati sono in relazione fra loro, al punto che si può parlare non di tre ma di un solo bassorilievo, perché la sua disposizione verticale è necessaria per creare un significato unitario. Il dio viene messo in basso, nel posto che meritano gli dei pagani sconfitti coi loro vizi e i loro errori, che servono a giustificare quelli degli uomini. In alto c’è il sole che sorge per ricordare la resurrezione, che trasforma in vittoria la scena centrale della morte in croce. Questo è il significato unitario; ma l’ambiguità rimane, e si estende a tutte le espressioni del bassorilievo, perché la coesistenza di valori opposti, che non è risolta nella mente dei costruttori della chiesa e della società in cui vivono, trova il modo di ripresentarsi proprio nel particolare che doveva evitarla. La parte bassa, vista altrimenti, è anche la base di ogni costruzione, e la figura di Bacco dal viso gonfio, che non esprime sofferenza o umiliazione, è enigmatica quanto è antica la pietra che la rappresenta.
Al centro la nudità del Cristo aumenta il senso cupo della sua tragedia, ma infrange un tabù, che dall’arte figurata alle favole insinua dei dubbi sulla realtà nascosta sotto le apparenze; nei riflessi simbolici della nudità c’è il rischio che si perda ogni idea di sacro e di trascendenza. Questo processo è favorito nella chiesa di san Bachisio dalla vicinanza con le scene profane del portale e delle paraste. In questo quadro hanno un ruolo imprevedibile le due donne, che se ne stanno in primo piano, accovacciate ai piedi della croce, e guardano in avanti verso di noi. Forse, sotto un’apparenza così dimessa, soltanto loro possiedono il segreto che vuole comunicare il bassorilievo: il senso della fatalità delle cose, conservato fin dall’antica religione dei sardi, che adoravano la natura. Per loro anche la morte di un profeta e la violenza dei soldati nemici rientrano nelle sue leggi e nella normalità della vita. Non ricordano in alcun modo le pie donne dei Vangeli, che dovrebbero rappresentare; e sono più vecchie degli dei pagani, che intervengono nelle feste e nelle battaglie, per influenzare le vicende degli uomini.
Un particolare che non deve passare inosservato, perché si inserisce nella logica del bassorilievo, è la sua collocazione nella parete laterale della chiesa, che guarda a oriente. Se il bassorilievo isolato era così importante da giustificare un’eccezione alle regole di simmetria, il suo posto sarebbe dovuto essere di fronte , sopra l’ingresso dell’ultima cappella a destra (il simbolismo nelle chiese è sentito e praticato). Ma i costruttori di San Bachisio, forse senza neppure un calcolo consapevole, sentirono che il sole che sorge non poteva stare dalla parte che guarda al tramonto. Come Bacco in basso e il Cristo al centro, anche l’ultimo soggetto che chiude il bassorilievo ha un’interpretazione complicata. E’ il sole della resurrezione, di cui tutti i Vangeli dicono in apertura di racconto che è sorto insieme col Cristo all’alba del terzo giorno; i suoi primi raggi stanno già salendo sopra la tragedia del Golgota, rendendo definitiva la vittoria sugli dei pagani. E’ anche il sole che sorge tutti i giorni sulla terra per assicurare la vita agli uomini, e guarda tutto dall’alto, le orge di Bacco come la scena del Golgota, il paganesimo come il cristianesimo.