Rilanciamo l'articolo pubblicato nel quarto numero dalla Rivista di Musica e Cultura Sarda Antas, a pagina 38.
C'è la buona musica, quella fatta di sperimentazione e ricerca. C'è la passione pura e travolgente, quella che fa passare intere serate al chiuso di una saletta a cercare la vibrazione giusta. C'è la particolarità di una voce profonda e sinuosa che sfiora e graffia, nelle recondite profondità dell'anima, chi ascolta. Ci sono i contenuti, nei testi colmi di riflessione e stimoli, di desiderio impellente e spinte antitetiche, in un oscillare spericolato che va dal distruttivo al rigenerativo, dal bruciante istinto vitale all'inevitabile anelito di morte.
Tutto questo, condensato dentro un percorso sempre in crescendo, sono gli Indigo Flow, giovane e interessante gruppo musicale nato a Bolotana nel Gennaio 2013.
Quattro i componenti di questa formazione che, ridisegnando i contorni delle emozioni più intime e sviscerando i tremolii impalpabili dell'anima, tessono le trame di un nuovo percorso musicale che ha tutte le potenzialità per guardare in alto ed osare: Fabio e Matteo Proietti, due fratelli legati dall'amore per la musica e da una costante tensione creativa, alla ricerca di sempre nuove formule da sperimentare, mescolare ed assemblare, il primo alla batteria, il secondo alla chitarra; Luca Mastinu, emergente scrittore tenacemente immerso nell'inferno avvinghiante delle sue creazioni letterarie, ad ispezionare gli intricati ed angoscianti meandri della mente umana, appassionato bassista alla ricerca di una sintesi liberatoria ed appagante tra suono e parola; Michela Becciu, voce potente ed emozionale, luminosa e carica di un mistero inafferrabile che rapisce e cattura, trascinando violentemente in uno spazio altro, intimista ed alieno, dai colori intensi ed accecanti.
Un miscuglio di personalità ed energie che hanno dato vita ad un gruppo sinergico, che ha nella essenzialità di ogni suo componente il suo tratto dominante ed imprescindibile.
Così ogni pezzo è il risultato di un lavoro collettivo, che non si arrende alla sufficienza ma combina, amalgama, elabora, fonde e cesella fino ad ottenere un estratto emotivo-musicale originale e coinvolgente.
“Componiamo per noi stessi – ci confessa Matteo Proietti - perché prima di tutto dobbiamo soddisfare le nostre esigenze, le nostre emozioni.
Tutti pensano che siano le dimensioni “dal vivo” a generare le sensazioni più forti, ma non sempre questo è del tutto vero: anche in sala si provano moltissime emozioni. Sentire buona musica che esce da te è l'emozione più grande che si possa sentire”- dice sottolineando l'importanza e la magia della creazione musicale.
“ Vorrei che rimanesse impresso a chi ascolta anche un solo dettaglio al quale ci si può affezionare - dice Michela - come un giro di basso che cambia da una strofa all'altra imprimendo una spinta più travolgente”.
I pezzi degli Indigo subiscono diverse e numerose influenze, tante almeno quanti sono i gusti dei suoi componenti: il risultato è la mescolanza e la fusione di diversi generi, con una oscillazione che va dal rock alternativo al metal, passando per il progressive.
La demo oggi disponibile, autoprodotta dal gruppo e registrata nella Sala Spazio Musica Luca Longu di Bolotana, contiene cinque pezzi intensi nei quali si condensano spinte contrapposte e spunti riflessivi.
Il brano (In)Attesa ci conduce dentro un corpo percepito e vissuto come una prigione dalla forza malvagia, che inibisce il respiro e stronca il desiderio di una libertà altra, capace di andare al di là dei conformismi imposti e accettati supinamente, oltre “la favola della genetica” che “ancora dà la spinta” alla nostra civiltà e dentro la quale l'uomo, in un tentativo disperato “ dietro la parola a proteggersi ancora si ostina”; in Foglie la narrazione di un'insonnia beffarda ci ricorda che “è tempo di essere”, mentre Un fiore che porta il tuo nome che quando ormai tutto è perduto e non rimane nulla “fingere sai non funziona più”.
E poi c'è il dolore dell'individuo, quello che vive schiacciato dentro ciascuno di noi, che talvolta si manifesta brutalmente, abbatte le barriere protettive e conduce alla follia:
“Anneliese è il pezzo che ha sancito la vera nascita degli Indigo Flow ed è il brano a cui siamo più legati, perché è stata la prima vera creazione collettiva: un po' per volta, partendo da zero, ciascuno con il suo contributo, siamo riusciti a costruire una canzone nella quale potevano e sono confluite le influenze di tutti” ci dice Luca Mastinu non nascondendo una certa soddisfazione per il titolo scelto, che richiama, idealmente, una vecchia storia accaduta nella Germania del 1976 alla quale lo scrittore è particolarmente affezionato, la cui protagonista, Anneliese, era una donna posseduta dal demonio.
“Nel testo – dice Michela Becciu, che del brano è l'autrice – ho cercato di incanalare uno stato di ansia molto intenso, e forse ci sono riuscita se Luca ha percepito in quelle parole la forza occulta di un plausibile discorso lucido di una posseduta”.
Noi possiamo dire che in questo pezzo c'è davvero tutta l'energia degli Indigo e che quell'ansia è come “il tocco delle sue labbra: un inferno apparente” che sprigiona tutta la potenza di questo giovane gruppo bolotanese proiettato verso un futuro di crescita:
“Il nostro sogno ed il prossimo obiettivo da realizzare è quello di registrare un album” dicono all'unisono i ragazzi.
E noi, che non abbiamo resistito e ci siamo fatti travolgere cedendo “al flusso indaco”, lo attendiamo con trepidazione.