CPR a Macomer. Il Gruppo di Maggioranza risponde al Consigliere Uda: "ecco perché sbaglia"

Il Gruppo Consigliare “DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE”
30/10/2017
Politica
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MACOMER. Riceviamo e pubblichiamo integralmente il Comunicato Stampa a firma del Gruppo Politico della Maggioranza che sostiene la Giunta Succu:

"Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un comunicato con il dichiarato intento di entrare nel merito al clima di odio e di xenofobia che aleggia nella mostra comunità.

Richiamavamo il dovere civile e morale che ci spingeva ad occuparci del tema migranti con lo SPRAR ed il CPR a rappresentare due facce della stessa medaglia: solidarietà e contributo alla lotta alla illegalità (con i CPR indicati quali luoghi di detenzione per il tempo strettamente necessario alla esecuzione della espulsione/rimpatrio dell’irregolare).

E ancora confermavamo la nostra contrarietà ad una riconversione dell’ex Motel, temi tutti portati dal sindaco in tutti i tavoli istituzionali. Prendevamo anche posizione sulle richieste di referendum e per finire sottolineavamo le opportunità economiche legate alla riapertura del carcere con l’auspicabile creazione di una sessantina di posti di lavoro.

Detto documento ha suscitato le irrefrenabili ire del consigliere Uda che, scompostamente, ha tacciato l’amministrazione di “sciatteria e protervia” e, bollando il documento come “sconclusionato”, ha incolpato sindaco e amministratori di colpevole disinformazione e di poca lucidità nella ponderazione delle scelte.

Ma cosa ha scatenato una così feroce e inusuale ira nel consigliere Uda?

Una errata interpretazione, a suo dire, di una norma (L. 46/2017, art. 19 comma 1 lett. b) “che riguarda soggetti già sottoposti a stato di detenzione o a condanna che nulla hanno a che vedere con i migranti che dovrebbero essere accolti nel CPR di Macomer. Questi non saranno detenuti ma potranno essere solo trattenuti, così come disposto dall’art. 21 DPR 349/99 che ha carattere di mero precetto e non di sanzione.” Tutto qui? Francamente ci pare una reazione spropositata ed eccessiva soprattutto perché, nella economia del ragionamento proposto nel nostro documento, quella citazione appariva assolutamente secondaria rispetto al messaggio che si voleva lanciare.

Ma anche a voler seguire il ragionamento di Uda è evidente che egli non ha prestato la dovuta attenzione alla norma che, richiamando i commi 1 e 5 nonché “ le situazioni contemplate nell’art. 13, comma 2”, indica con precisione i casi in cui viene disposta l’espulsione del migrante irregolare: quando è entrato nel territorio dello Stato sottraendosi ai controlli; quando si è trattenuto in assenza della comunicazione ex art. 27 o senza aver richiesto il permesso di soggiorno o quando lo stesso è stato revocato o annullato, ovvero con permesso scaduto da oltre sessanta giorni ovvero si è trattenuto nel territorio in violazione della legge n. 68/2007; quando appartiene alle categorie indicate nella legislazione antima- fia, oltre i casi di ripristino di tutte le situazioni detentive.

Quindi la norma da noi citata nel documento appare corretta e pertinente in quanto assolutamente centrale nella gestione del migrante irregolare.

Ma non è tutto qui. Il grave errore giuridico nel quale Uda inciampa è la confusione tra “detenzione” e “trattenimento” affermando, arbitrariamente, che il “trattenimento”, a differenza della detenzione, consente ai migranti di allontanarsi dal centro, salvo poi essere riaccompagnati dalle forze dell’ordine.

Ci spiace per il consigliere Uda ma le cose non stanno affatto così.

  1. I CPR sono vere e proprie strutture detentive destinate al “trattenimento” di cittadini stranieri sprovvisti di regolare titolo di soggiorno (art. 19, comma 3, L. 46/17) e che vanno a sostituire i vecchi Centri di Identificazione ed Espulsione (art.19, comma 1). All’interno si applica il regime della detenzione amministrativa.

  2. Cosa è la “detenzione amministrativa”: la detenzione amministrativa è una misura di restrizione della libertà individuale applicata per ragioni di sicurezza ai migranti irregolari in attesa di rimpatrio o espulsione. Introdotta per la prima volta negli anni 90 (decreto Dini n. 489 del 1995 e legge Turco Napolitano n. 40 del 1998) la detenzione amministrativa viene utilizzata dalle istituzioni per il cd. “trattenimento” degli stranieri presso i Centri di Permanenza temporanea. La Corte Costituzionale ( sent. n. 105/2001 e n. 222/2004) ha più volte affermato che il trattenimento dello straniero mediante detenzione amministrativa è misura incidente sulla libertà personale che non può essere adottata al di fuori delle garanzie dell’art. 13 della Costituzione: su tutte la cosiddetta “giurisdizionalizzazione” del procedimento di irrogazione (il provvedimento viene adottato dal questore e convalidato entro le 48 ore successive dall’autorità giudiziaria; l’udienza di convalida si svolge in camera di consiglio alla presenza del difensore e la convalida del trattenimento comporta la permanenza nel CPR per un periodo di 30 giorni prorogabili sino ad un massimo di 90. Entro questi termini lo straniero irregolare dovrà essere rimpatriato). Sotto il profilo della sicurezza di un CPR, sottolineato che trattasi di vere e proprie strutture detentive destinate al “trattenimento” degli stranieri in attesa di espulsione o rimpatrio, la legge 46/17 precisa ulteriormente che “ gli accessi alla struttura sono disciplinati dalle norme di Ordinamento Penitenziario (art. 67 L. 354/75) ed il Garante per i detenuti esercita tutti i poteri di verifica e di accesso nella struttura per la salvaguardia dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.

Infine perché un CPR proprio a MACOMER, come direbbe qualcuno?

E’ noto a tutti che Macomer abbia avuto una importante e sicura struttura carceraria, chiusa nel 2015 ad opera di un contestatissimo provvedimento del ministro Orlando. Tutto il territorio protestò vibratamente per scongiurare quella eventualità: fu un susseguirsi di consigli comunali, interventi dei sindaci del territorio e delle istituzioni regionali, proteste di tanti esponenti politici e istituzionali ed interventi unitari di tutte le forze sindacali. Noi tutti ricordiamo gli appelli di Michele Piras, Pili e Cucca al governo nazionale; la mobilitazione del territorio con i sindaci del Marghine Succu, Manconi, Ghisu, Morittu, le interrogazioni in consiglio regionale (Arbau, Forma e Lai), i comunicati delle forze sociali (il SAPPE, la CGIL e la CISL), compresa l’opposizione consiliare (Pirisi: bisogna arginare la deriva. Il danno è per tutta la comunità. Ledda: Una battaglia politica su questioni di principio. Uda: i posti di lavoro che perdono quelle guardie e tutti gli addetti di quel carcere sono persi e basta, loro non perderanno il posto di lavoro andranno via da Macomer).

La mobilitazione non cessò neppure quando lo stabilimento venne chiuso: non si contano gli interventi dell’amministrazione comunale che a più riprese propose al ministero e alla Regione, con il sostegno del Sindacato autonomo, una riconversione della struttura. In questo contesto politico, vista l'impennata degli sbarchi in Sardegna e la urgenza di approntare politiche di gestione dei flussi migratori, la scelta del Consiglio comunale fu quella, non già di girarsi dall'altra parte, ma di aderire alla rete di accoglienza SPRAR, opponendosi con ogni mezzo alle ipotesi di attivazione in città di Centri di accoglienza (CAS) ubicati dentro strutture private (vedasi ex Motel Agip).

Ebbene in questo contesto politico e sociale (opposizione alla chiusura del carcere; sollecitazioni alla sua riapertura o riconversione; rigetto di soluzioni tipo CAS dentro strutture private) era ovvio e naturale che l’amministrazione comunale, in coerenza con la mobilitazione contro la chiusura del carcere, guardasse con grande interesse alla ipotesi di una riapertura della struttura. Così come assolutamente chiaro era il mandato politico consegnato al sindaco dal Consiglio comunale nella seduta del 31 luglio 2017. Attualmente siamo in una fase intermedia in cui, tutte le condizioni e le garanzie sono state, dal sindaco, formalizzate al Presidente Pigliaru, al Ministro Minniti, al Prefetto di Nuoro. Attendiamo di leggere gli atti conseguenti che saranno portati all’attenzione della popolazione e del Consiglio comunale. In conclusione, è evidente che le risposte dell'amministrazione sono sempre state coerenti rispetto al comune sentimento di quella parte di popolazione, fortunatamente la stragrande maggioranza, che si riconosce nei valori dell'accoglienza, della solidarietà umana e del sostegno reciproco. La difesa di questi valori passa anche attraverso la lotta alle situazioni di illegalità e di irregolarità".

Il Gruppo Consigliare “DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE”  

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