MACOMER. Venerdì 8 e Sabato 9 Marzo verrà inaugurato a Macomer il Co-Lab, ovvero, il primo spazio di Coworking della Sardegna centro-occidentale. Due giorni in cui i cittadini potranno sperimentare gratuitamente l'innovazione del lavoro in condivisione.
Si tratta di uno spazio pensato per tutti i liberi professionisti, i lavoratori autonomi, ma anche gli studenti che necessitano di postazioni di lavoro o studio, uffici, sale formazione e riunione per brevi periodi, ma che non possono permettersi o non desiderano tutti gli oneri legati all'acquisto o all'affitto di un immobili di proprietà: dalle pulizie e la videosorveglianza, al riscaldamento e il wifi.
All'interno del Co-Lab di Macomer si potranno noleggiare spazi anche solo per una mezza giornata o per un intero mese, ma al tempo stesso, si starà a stretto contatto con altri professionisti e si potrà avere la possibilità di godere dei servizi di segreteria e domiciliazione legale e postale.
Elementi di distintivi del Co-Lab di Macomer sono la possibilità di usufruire di servizi per la consulenza e formazione in merito a: progettazione europea; sicurezza; gestioni condominiali; ambiente e bonifiche. Oppure di servizi avanzati per lo sviluppo della propria immagine sul web (con siti individuali o condivisi) e sui mezzi di comunicazione grazie all'ufficio stampa interno.
“La centralità di Macomer rende i nostri spazi facilmente raggiungibili e permette agli utenti di operare in tutta l'isola” - afferma Cristina Concu, Amministratore Unico dell'azienda AC Consulting, promotrice del Co-Lab. “Le attrezzature tecnologiche di cui lo spazio è dotato lo rendono un luogo sicuro, innovativo e all'avanguardia, garantendo la possibilità di lavorare e condividere strumenti, spazi, tempi e valori con una rete di professionisti.”
Il CoWorking viene generalmente definito come “uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, spesso un ufficio, mantenendo un’attività indipendente. L’attività del coworking è il raduno sociale di un gruppo di persone che stanno ancora lavorando in modo indipendente, ma che condividono dei valori e sono interessati alla sinergia che può avvenire lavorando a contatto con persone di talento.”
Oggi gli spazi di coworking sono un enorme business: solo negli Usa occupano 27 milioni di metri quadri di uffici, mentre WeWork, la più grande azienda di coworking, l’anno passato è stata valutata 20 miliardi di dollari, con oltre 120.000 clienti, divenendo non solo un luogo di lavoro, ma anche un locale alla moda. In totale ci sono circa 14.000 spazi di coworking in tutto il mondo in cui ci lavorano oltre 1,2 milioni di persone.
Non c’è nulla di nuovo nel Coworking: la sua prima menzione è registrata in un libro del 1628, rappresentando l’idea di lavoro in condivisione operato da Dio. Tuttavia, la sua concezione moderna è divenuta popolare solo di recente arrivando a rappresentare l’idea di un lavoro indipendente, ma condiviso in termini di spazio, tempi e valori. Il C-Space di Berlino è stato uno dei primi hackerpace al mondo nel 1995. Nel 2005, l'intuizione approda a San Francisco, quando un giovane decide di aprire il suo studio ad altri professionisti con la sua stessa passione. Da allora questo tipo di spazi sono sorti in quasi tutte le città, per soddisfare il crescente numero di creativi, programmatori e imprenditori che lavorano come freelance o da remoto.
“In Sardegna questo tipo di lavoro in condivisione è sempre esistito” - ci fa sapere Gian Luca Atzori, giovane macomerese assunto nell'azienda - “In particolare prima della famigerata legge delle chiudende, e tutt’ora anche se in scale minori, gli allevatori lavoravano indipendentemente, ma condividevano gli spazi per il pascolo, i tempi e i valori su cui esso si fondava. Gli artigiani nelle piccole comunità lavoravano indipendentemente ma condividevano i principali e più complessi strumenti di lavoro, così come le donne condividevano le vasche e le sorgenti in cui lavavano i panni. Persino le case erano costruite in questo modo, un’usanza che in alcuni paesi è sopravvissuta fino ad oggi.”
Insomma, si dice spesso che l'entroterra sardo sia desolato, ma a quanto pare c'è un legame tra tradizione e innovazione da cui nasce ancora qualcosa, e di cui il potenziale inespresso potrebbe non smettere mai di sorprenderci