Tra dimissioni e nuovi filoni d'inchiesta, a Macomer l'orchestra continua a suonare

Giulia Serra
15/11/2019
Attualità
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MACOMER. Dimissioni formali dal Consiglio Comunale come atto politico intransigente a fronte di un'inchiesta giudiziaria che, piuttosto che sgonfiarsi, “ogni giorno si arricchisce di ulteriori contorni e di nuovi sviluppi, allargandosi ad altri contesti ed assumendo proporzioni imbarazzanti”. É questo il colpo politico messo a segno l'altro ieri sera dai consiglieri di minoranza Marialuisa Muzzu, Aldo Demontis, Teresa Bucciarelli e Riccardo Uda che, con una mossa quasi annunciata, hanno di fatto amputato la composizione dell'assemblea cittadina rifiutandosi di legittimare, con la propria presenza nell'assise, “un'amministrazione claudicante sulla quale pesano, ormai irrimediabilmente, le ombre e i dubbi di accuse gravissime e le incognite di una lunga e logorante vicenda processuale”.

Resta ferma sulla sua posizione invece la maggioranza che, richiamando il principio garantista, il senso responsabilità e ribadendo il valore di un incarico ricevuto col voto popolare, intende non interrompere l'esperienza di governo: “abbiamo le idee chiare e non abbiamo mai pensato alle dimissioni – ha detto la vice facente funzioni di Sindaco Rossana Ledda nel lungo discorso di apertura – oggi qui non si decidono le sorti del Consiglio. Siamo legittimati e continuiamo il nostro lavoro con dedizione ed impegno per il bene pubblico”.

Se il gruppo di minoranza Uniamoci per Macomer ha calato sul tavolo la carta più estrema, scegliendo di rinunciare alla carica piuttosto che accettare che l'azione dell'amministrazione possa normalmente proseguire nonostante l'arresto del primo cittadino e le pesanti accuse mosse dalla Procura di Oristano, il rappresentante dell'altra minoranza consiliare, Maurizio Cossu, unico eletto del Movimento 5 Stelle, ha chiesto le dimissioni dell'amministrazione ma alla fine, di fronte alla volontà della maggioranza di andare avanti, ha deciso di non dimettersi.

“Nessuno di noi ha detto che non siete legittimati – ha sottolineato Cossu nel suo intervento – ma è un fatto che Antonio Succu sia incarcerato a casa sua. Penso che le dimissioni siano opportune. Non si può sostenere che il lavoro di Succu e del PdS non interferiscano sulla Giunta. L'inchiesta è arrivata ora anche all'Unione dei Comuni e anche lì Antonio Succu non si è dimesso, anche se è vero che gli altri Sindaci non hanno chiesto le sue dimissioni”.

Il riferimento all'Unione del Marghine, richiamata anche da Riccardo Uda nel suo contributo in aula – nel quale l'ex Sindaco ha calcato la mano sul gran numero di macomeresi assunti in Asl, sulla metodologia delle assunzioni e sul dubbio di elezioni cittadine taroccate - è la scia lunga dell'inchiesta sui concorsi e le assunzioni presso la Asl di Oristano. Con il blitz di un mese fa presso gli uffici dell'ente sovracomunale, la Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Oristano, aveva infatti sequestrato tutta la documentazione relativa al concorso, giunto alle fasi finali, per individuare il nuovo Comandante della Polizia Locale dell'Unione dei 10 Comuni del Marghine.

A stretto giro, nel registro degli indagati sono finiti tutti i componenti della commissione del concorso, con gli avvisi di garanzia che hanno raggiunto Lucio Formisano, già agente della polizia locale che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato il nuovo comandante designato, e i tre membri della commissione: Sergio Cogato, temporaneamente Comandante dei vigili del Marghine, Filomena Solinas, comandante dei vigili di Bosa e Stefano Dessanai, con lo stesso ruolo nella polizia locale terralbese. Il quinto avviso di garanzia è per il segretario della commissione esaminatrice, il dipendente dell'Unione Salvatore Tocca, ex vice Sindaco ed ex Assessore del Comune di Bolotana.

Per tutti l'accusa è di tentato abuso d'ufficio.

Se è innegabile che da un mese e mezzo sono gli scossoni giudiziari a dettare i tempi delle cronache del territorio e se ciò che sembrerebbe emergere è un quadro in continuo divenire del quale oggi appare difficile anche delineare un confine definito, è chiaro che la politica e la società non possano che interrogarsi e riflettere su quanto, per certi versi freneticamente, sta avvenendo.

Se Antonio Succu è ancora agli arresti domiciliari e se l'oggetto dell'inchiesta oristanese sembra essere un intero sistema di potere, la città di Macomer pare non aver comunque trovato un punto fermo comune sul quale focalizzare lo sguardo della propria comunità e dei suoi rappresentanti per tentare di affrontare un passaggio così delicato.

Di certo non lo ha fatto l'assemblea cittadina, dove le posizioni delle parti sono risultate lontanissime ed in modo evidente inconciliabili.

Non lo hanno fatto i due gruppi di minoranza che, partendo da premesse non dissimili, hanno agito in maniera disomogenea.

Non lo ha fatto la maggioranza che guida Macomer, abbarbicata e trincerata dietro una posizione quasi impermeabile, “scudata” dalla pur incontrovertibile legittimità data dell'estensione normativa dei poteri del sindaco al suo vice e da una elezione che ha sancito il mandato amministrativo nel 2018, ma “respingente” rispetto ad un'analisi più approfondita - sul piano più strettamente politico - sulle ripercussioni di un terremoto giudiziario che ha avuto, comunque lo si interpreti, un effetto dirompente su un intero territorio.

Forse, alla prova dei fatti, non lo ha fatto neppure il Sindaco Antonio Succu che, oggi sospeso dalla carica per effetto della Legge Severino, dopo essere stato raggiunto dalla pesante misura di limitazione della propria libertà ha scelto comunque di non dimettersi dall'incarico.

Così in città, nonostante tutto, l'orchestra continua a suonare.

 

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