BOLOTANA. Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di una cittadina di Bolotana affetta da carenza di G6PD, comunemente detto favismo.
Il favismo è un difetto congenito di un enzima normalmente presente nei globuli rossi, la glucosio-6-fosfato-deidrogenasi, essenziale per la vitalità degli eritrociti e in particolare per i processi ossidoriduttivi che in essi si svolgono. La carenza di questo enzima provoca un'improvvisa distruzione dei globuli rossi (emolisi) e quindi la comparsa di anemia emolitica con ittero, quando il soggetto che ne è carente ingerisce fave, piselli e alcuni farmaci che agiscono da "fattori scatenanti", inibendo cioè l'attività della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi eritrocitaria, impoverendo ulteriormente i globuli rossi che sono già carenti dell'enzima.
Una carenza dunque, non certo una semplice allergia alla quale porre rimedio con un antistaminico.
Chi è affetto da questa patologia deve necessariamente vivere a debita distanza dalle coltivazioni di fave e piselli, in quanto i pollini sono potenzialmente letali.
Nel paese di Bolotana esistono però piccoli orti all'interno del centro abitato, nei quali in questo periodo si coltivano proprio i suddetti alimenti.
Una convivenza forzata che incide pesantemente sulla vita quotidiana dei molto cittadini fabici, costretti a vivere in condizioni di grave malessere, con fortissimi mal di testa e stati di spossatezza.
Un disagio oggettivo che ha portato il Comune di Bolotana ed emettere un'ordinanza con la quale si vieta la semina e la coltivazione di fave e piselli in un raggio di 300 metri in linea d'aria dal centro abitato.
Purtroppo il divieto non sempre viene rispettato, forse perché lo si ignora, forse perché si sottovalutano i rischi per la salute pubblica.
Ribadisco che la carenza di G6PD non è un'allergia, e che l'esposizione a pollini con effetti “scatenanti” può provocare la morte. Credo che non valga la pena correre questo rischio visto che la coltivazione di fave e piselli è naturalmente consentita fuori dal centro abitato ed il rispetto dell'ordinanza consentirebbe a tutti i cittadini di vivere in una condizione di benessere.
La civile convivenza e il reciproco rispetto sono condizioni essenziali per potersi dire Comunità.