BOLOTANA. Un ragazzo giovanissimo al centro della cronaca regionale e nazionale di questi giorni. Un fatto dalla gravità inaudita, quello dell'accoltellamento di una coetanea all'ingresso della scuola, che si è diffuso nella tarda mattinata di Sabato lasciando sbigottito un intero paese.
Un amore non corrisposto la probabile causa scatenante di una violenza che è sfociata in 5 coltellate al ventre della ragazza di Ollastra ora ricoverata all'Ospedale San Martino, ancora in prognosi riservata dopo essere stata sottoposta ad intervento chirurgico. La sue condizioni sono fortunatamente migliorate.
Il ragazzo, 16 anni di Bolotana, si trova ora nel carcere minorile di Quartucciu con la pesantissima accusa di tentato omicidio, con la possibile aggravante della premeditazione.
A Bolotana la notizia ha suscitato incredulità e disorientamento. Il giovane, appartenente ad una famiglia per bene, era considerato da tutti “un bravo ragazzo”.
Un gesto inspiegabile dunque (anche se a ben guardare era stato preceduto da alcuni episodi noti sia negli ambienti scolastici che alle famiglie dei due studenti), che rompe il velo e porta a galla un disagio troppo spesso relegato alla sfera adolescenziale ma che è piuttosto attinente a quella relazionale, che non riguarda una categoria ma un'intera società.
Un disagio sul quale è necessario indagare a fondo.
Se gli episodi di violenza sulle donne riempiono le cronache quotidiane, dal Nord al Sud di un'Italia nella quale gli uomini reagiscono con brutalità e ferocia alla perdita del potere esercitato sul genere femminile, sarà forse urgente e non più rinviabile fermarsi a riflettere seriamente su una piaga dolorosa che ci riguarda tutti, nessuno escluso, e che produce numeri da bollettino di guerra.
Le vittime degli abusi, le donne ammazzate, quelle sfigurate con l'acido, quelle picchiate da compagni gelosi, quelle perseguitate e minacciate, quelle considerate come una proprietà non esistono solo nei telegiornali. Sono attorno a noi, vivono con noi, siamo noi, sono le nostre madri, le nostre figlie, le nostre amiche.
La violenza va identificata e riconosciuta nei luoghi in cui viviamo per essere sconfitta, contrastata nel nostro quotidiano. Pensare che non ci riguardi, che sia altro da noi, lontana e sconosciuta è solo un modo per nasconderne l'evidenza.
Tenere alta la guardia, avere un livello di attenzione adeguato è un buon modo per prevenirla. Chiudere gli occhi davanti a fatti tragici o cercare giustificazioni è forse il modo migliore per alimentarla.
La violenza va condannata senza se e senza ma, sempre e comunque.