NORAGUGUME. Un paese descritto come un Villaggio Western, suddiviso tra il Paese del Vivi e quello dei Morti: questa l'immagine che la stampa regionale rimanda in questi giorni di Noragugume, piccolo borgo del Marghine ripiombato la scorsa settimana nell'incubo della violenza con l'omicidio di Giampietro Argiolas, allevatore di 42 anni ucciso sulla strada che da Ottana porta a Noragugume.
Ad interpretare il disappunto della comunità rispetto a quella immagine monocolore è il Vicesindaco Antonio Carta, che decide di rompere il silenzio istituzionale per esprimere tutto il suo rammarico:
“I quotidiani locali ci dipingono come un villaggio western, un paese che racchiude poco più di un condominio, addirittura il Paese dei Morti.
Non possiamo accettare queste semplificazioni giornalistiche: Noragugume è un paese che cerca di scrollarsi di dosso il pesante fardello di un passato violento, che ha creato dolore alle famiglie coinvolte e all'intera comunità.
Si parla di "cani sciolti che girovagano" come se fosse un paese fantasma, si violano gli spazi del Cimitero del paese per descrivere le tombe dei nostri defunti, nell'intenzione di farne la mappa della Faida, distinguendole tra sontuose e anonime, tra monumenti di ricchezza o di povertà.
Si è arrivati persino ad importunare con una invadenza inaudita la famiglia di Giampietro, senza attendere neppure la sepoltura del corpo.
Chiediamo rispetto per il grande dolore che, a fronte dell'accaduto, ha colpito la famiglia e la comunità tutta.
Come altri paesi della Sardegna, Noragugume è colpita e sconvolta di fronte a questi eventi di grave cronaca, ma non intende retrocedere rispetto alla volontà di andare avanti e lavorare alla costruzione di un futuro lontano dalla violenza”.