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Da Oristano a Macomer per il Teatro: "il Padiglione Tamuli è un Capannone da Fiera, non torneremo più"

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MACOMER. Il Padiglione Tamuli ospita la Stagione Teatrale del Cedac dopo la chiusura dello storico CineTeatro Costantino, ma non senza polemiche.

Oggi ospitiamo la lettera scritta da Carla Piras ( che da Oristano raggiunge Macomer proprio per seguire la Stagione Teatrale ) ed indirizzata all'Assessora alla Cultura del Comune Tiziana Atzori: a voi il racconto dell'esperienza della donna al Padiglione Tamuli narrato dalla sua stessa voce. 

 

Alla c.a. dell'Assessore Tiziana Atzori

Cultura e Pubblica Istruzione, Beni Culturali e Tutela del Patrimonio identitario, Manifestazione e Spettacolo, Associazionismo Comune di Macomer

 

OGGETTO: PADIGLIONE TAMULI INADATTO AD OSPITARE LA STAGIONE TEATRALE

 

Vorrei far presente che lo spazio che si è voluto ricavare all'interno del cosiddetto Padiglione Tamuli allo scopo di rappresentarvi le opere teatrali già previste nel programma del Teatro Costantino del Suo Comune per la stagione 2015-16, è assolutamente inadatto al suddetto scopo.

 

Mi spiace constatare, leggendo gli articoli in rete che il Comune abbia speso cifre considerevoli per riattare il locale sperando che potesse fungere per le rappresentazioni teatrali e rimango ancora più sconcertata quando leggo la frase che Le viene attribuita: «Stiamo lavorando per risolvere il problema – spiega l’assessore alla Cultura Tiziana Atzori –, so che pubblico e attori erano al freddo. Abbiamo salvato la stagione di prosa e con il Cedac abbiamo creato in pochi giorni uno spazio teatrale che rimarrà e sarà utile anche in futuro». (http://lanuovasardegna.gelocal.it/nuoro/cronaca/2016/01/31/news/il-teatro-riparte-dalle-ex-caserme-mura-1.12875737).

 

Le descriverò brevemente la mia esperienza di domenica 7 febbraio 2016 presso il Padiglione Tamuli: dopo il viaggio da Oristano, arrivo alle 20:20 circa presso il padiglione e pagato il biglietto attendo in piedi all'ingresso fino oltre le ore 21:00, senza potermi neppure accomodare sulla mia sedia, e rimango quindi costretta in uno spazio di pochi metri quadri assieme a decine e decine di persone.

Finalmente mi viene dato il permesso di raggiungere il mio posto, assieme alle persone che mi accompagnano (fila L). Ed è allora che ho la prova concreta, se mai ne avessi avuto bisogno di ulteriori anche dando una sola occhiata al locale, che vedere lo spettacolo per il quale ho pagato il biglietto sarà tecnicamente e praticamente impossibile: è una marea selvaggia di teste quella che si profila davanti a me.

La figura dell'attrice Lante della Rovere è visibile per metà è solo perché si trova posta fisicamente in piedi sull'enorme poltrona che è collocata sul palcoscenico: nel momento in cui l'attrice si siede sulla poltrona io ne vedo solo la testa; quando l'attrice scende sul palco e vi cammina o vi si siede per terra è addirittura impossibile scorgerla! è il nulla assoluto e totale! Non si vede nulla di quello che fa e a malapena si sente quel che recita (ammesso che abbia un senso, a teatro, sentire e non vedere).

 

Ricapitolando brevemente: mi faccio oltre 100 km tra andata e ritorno da Oristano, in una sera di pioggia, pago il biglietto e mi accomodo su sedie improponibili per poi vedere un decimo scarso di quello che succede in scena o in molti momenti addirittura nulla! E meno male che lo spettacolo dura solo un'ora o poco più.

 

Se dovessi rivolgermi all'associazione dei consumatori, otterrei certo la restituzione del biglietto se non un risarcimento danni, visto che lo stesso acquisto del biglietto da parte mia configura la creazione di un contratto per l'ottenimento di un servizio tra me e chi intende fornirmelo, e visto che qui a fronte del pagamento del biglietto non si è fornita la fruizione di alcunché.

 

A questo punto, quindi, se non lo ha già fatto La invito a sedersi nella fila L (che poi sarebbe la prima delle file disponibili dopo quelle riservate agli abbonati che non credo siano stati poi molto più fortunati di me) alla prossima rappresentazione e a raccontarmi la sua esperienza di fruizione di un'opera teatrale.

Continuo a chiedermi come si possa spendere denaro pensando che quel locale, con un palco altro poco più di un metro e una platea disposta su un piano del tutto orizzontale, possa ritenersi adatto a rappresentarvi opere teatrali (che in quanto tali devono essere visibili))

 

Ho ripreso a seguire la stagione teatrale nel 2014, dopo molti anni. Ho seguito tutte le vicende del Teatro Costantino l'anno scorso, ma se questo deve essere l'epilogo, lo trovo assolutamente poco dignitoso per il pubblico e pure per le compagnie teatrali che si devono avvicendare il quel locale.

Quel padiglione Tamuli, è evidente che può andar bene al massimo per recitine da scuola elementare o per qualche conferenza (quelle in cui si ascolta e in cui non è necessario guardare nulla).

Va da sé che né io né le persone che mi accompagnano seguiranno oltre la stagione teatrale del Comune di Macomer. Poiché il problema non è certo quello di cui Lei parla nell'articolo che cito sopra: ovvero il freddo e le sedie scomode.

 

La invito pertanto a riflettere sulle scelte logistiche ed economiche fatte: è inutile volere trasformare a tutti i costi un capannone da fiera in un teatro.

 

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