Un anno fa quasi, il 7 agosto 2015, si definiva un accordo tra Sindacati e Regione: l' accordo definito "salva tessili".
Nelle intenzioni della Giunta Regionale, dicevano dall'Assessorato al Lavoro, l’intero settore tessile e l’area del Nuorese in particolare avrebbero dovuto rappresentare un modello sperimentale di applicazione delle nuove politiche attive per il lavoro.
Per questo l’intesa con i sindacati avrebbe dovuto prevedere un costante monitoraggio delle misure attivate. L’idea di fondo era quella di consentire una valutazione puntuale e adottare, in caso di necessità , gli opportuni correttivi.
Ebbene, dopo quasi un anno si potrebbe pensare che come modello sperimentale, questo del progetto salvataggio tessili, possa servire alla Regione per capire con esattezza cosa non fare.
Rileggere oggi le dichiarazioni che venivano rilasciate alle agenzie di stampa fa venire la pelle d'oca.
Il progetto "Welfare to work" che serviva, tramite incentivi, all'assunzione a tempo indeterminato e di cui si stimava ( ma solo per buttare delle cifre senza una logica) potesse interessare 200 unità lavorative è miseramente fallito nel bando del 2015, con un paio di unità lavorative effettivamente assunte.
Probabilmente per la poca collaborazione tra Regione, Centri Servizi per il Lavoro (csl) e mondo dell'Impresa!
I tirocini del progetto Flexicurity, sebbene possano essere interessanti e potrebbero, solo per pochi comunque, creare una possibilità di occupazione stabile, sono sembrati essere il sostituto degli ammortizzatori sociali.
Dei cantieri verdi ancora non si sa niente.
Questi tre progetti sopracitati secondo quando dichiaravano all'Assessorato regionale del Lavoro sarebbero dovute essere soluzioni tampone in attesa di trovare soluzioni per un piano di occupazione stabile.
Per sistemare gli ex tessili si guardava anche ai progetti dei comuni di Ottana (serre nell’ex Legler) e del Marghine (conservazione e pulizia dei monumenti archeologici).
Ovviamente anche quest'ultima soluzione era buttata lì giusto per scrivere qualcosa perché evidentemente priva di un minimo di indagine sulla sua effettiva fattibilità .
E cosi dopo un anno ci troviamo nella situazione che le fantomatiche "politiche attive del lavoro" sono passate dall'essere "soluzione tampone" a unica soluzione ancora prospettabile per un esercito di nuovi disoccupati che man mano aumenta.
Il monitoraggio delle misure attivate diventa sempre più raro tra sindacati e regione, anche perché misure non ne esistono proprio.
I continui e sicuramente mirati ritardi ,di mesi e mesi, nell'attivazione delle delibere sono l'unica cosa che in Regione riescono a fare in modo esemplare.
E' stato riaperto qualche giorno fa il bando "welfare to work" che speriamo abbia effetti più positivi di quello disastroso del 2015, mentre i nuovi tirocini del programma "flexicurity" (gli unici che hanno funzionato) che dovevano essere riaperti a metà giugno non sono ancora stati riaperti per i soliti puntualissimi ritardi da parte dell'Assessorato e questa condizione si accetta per l'ennesima volta in modo passivo come che il tutto fosse ormai la normalità o una consuetudine.
Ma in quei 3-4 mesi di ritardo le persone devono vivere, mangiare e far fronte alle tante spese della vita reale.
La mancanza totale di forme di protesta lascia perplessi in molti.
Non si può più accettare che persone lautamente retribuite e, tra l'altro, da poco autopremiate, possano giocare sulla pelle di lavoratori ormai ridotti allo stato di depressione.
Non si possono più accettare i ritardi sulle briciole che l'assessorato del lavoro ci riserva una volta l'anno.
Pensare che per il piano straordinario del Sulcis sono stati stanziati 600 milioni di euro in un paio d'anni e noi dobbiamo ancora avere l'onore di un briciolo di puntualità per poche migliaia di euro o di un barlume di piano di stabilità lavorativa, come promettevano il 7 agosto scorso.
Sarebbe ora che lavoratori, sindacati e politici della zona mettessero un freno a queste continue prese in giro da parte della regione perché il 7 agosto del 2015 tutti, Regione, Sindacati e Lavoratori, si sono presi un impegno per cercare di creare qualcosa: sarebbe ora che tutti rispettassero gli impegni assunti.