L'aria che tira, dal nord al sud di un'Italia stremata da una lunga crisi economica e dall'inefficienza di una politica sempre più avvitata su se stessa, è quella colma della tensione di chi si sente schiacciato da una pressione fiscale senza precedenti, vissuta come sottrazione illegittima e alla quale non corrisponde un ritorno in servizi, da una burocrazia atrofizzante, spesso incomprensibile anche nelle finalità , da un sistema bancario che toglie l'ossigeno e strozza i soggetti già in difficoltà , da uno Stato che appare lontano e sordo, impegnato unicamente nella salvaguardia dei propri particolari interessi.
La mobilitazione lanciata dal movimento dei forconi tenta così di squarciare il velo dell'indifferenza.
Un grido al quale si unisce anche la nostra isola, cercando di far convergere le molte voci di protesta in un'unica espressione comune, che possa arrivare davvero ad un risultato.
Non sono i sindacati ad organizzare la mobilitazione questa volta: sono in prima persona i cittadini, un gruppo eterogeneo costituito da autotrasportatori, imprenditori, commercianti, cassintegrati, disoccupati e studenti, tutti accomunati da una condizione reale che non lascia intravvedere un futuro possibile.
Anche il bivio di Lula, sulla 131, ieri è stato il teatro della protesta. Dalle 8 del mattino fino alle 18.00 della sera il presidio di gruppi spontanei ha rallentato il traffico e distribuito volantini per sensibilizzare l'opinione pubblica. Una giornata che pare essere solo l'inizio di una mobilitazione che si preannuncia lunga e combattiva, col chiaro obiettivo di coinvolgere una gran fetta di popolazione, incitando tutti all'abbandono di quel silenzio assordante e improduttivo per provare a smuovere, a riattivare, a combattere per la giusta causa di un lavoro, di una vita, di un futuro.
Rappresentato anche il paese di Bolotana, dal quale è partito un gruppo di 15 persone, indignate ma soprattutto motivate, e non certo intenzionate ad abbandonare il campo di una battaglia che è quella della dignità e della vita.