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Il Sindaco Succu sul Cpr : “non si è ancora deciso se si farà in città”. E sulla clausola di salvaguardia precisa: “vale solo a Sprar attivato”

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MACOMER. “La città di Macomer può vagliare l'ipotesi di attivare un Centro di Permanenza per i Rimpatri perché questa opzione consentirebbe di riaprire l'ex Carcere. Ho avuto comunque conferma dal Prefetto di Nuoro, la dottoressa Bellantoni, che il Ministero non ha ancora concluso l'iter: non vi è quindi alcuna certezza che il Cpr si farà a Macomer” : così ha dichiarato questa sera il Sindaco Antonio Succu, che sta seguendo da vicino tutta la vicenda “Migranti nel Marghine” e che sembra voler aprire un ragionamento più ampio rispetto alla contrapposizione tra “Migranti si e Migranti no”.

La chiusura del Carcere macomerese era stata infatti percepita come l'ennesima sottrazione in un processo di svuotamento del territorio e oggi evidentemente la possibilità di riattivare la struttura è guardata con interesse dagli amministratori cittadini.

A questo però il Sindaco Succu aggiunge un elemento per nulla secondario : “la clausola di salvaguardia prevista dalla direttiva ministeriale dell'Ottobre 2016 – ci dice il Sindaco – è stata rivista in maniera restrittiva. La garanzia di non vedersi imposti sul territorio i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) si ha solo a Sprar attivato: questo significa che la clausola è valida solo quando si è completata la procedura di accreditamento e quindi dopo che si presentano materialmente i progetti di accoglienza”.

Un passaggio questo che diventa decisivo nella situazione attuale: “per questa ragione – spiega Succu – ho intenzione di convocare immediatamente la riunione dell'Assemblea dell'Unione dei Comuni appena scaduto il termine entro il quale ciascun comune può deliberare, ossia il 10 Luglio, e attivare subito le procedure per avviare il bando di co-progettazione in seno alla stessa Unione. Non c'è tempo da perdere”.

Quindi – chiediamo al Sindaco – chi non ha deliberato entro il 10 Luglio resta fuori?

Certo – risponde il Primo Cittadino Macomerese – i tempi sono strettissimi e abbiamo Settembre come termine per completare l'iter della progettazione”.

C'è da lavorare dunque, con termini stringenti, durante un'estate che potrebbe vedere la Sardegna come terra di sbarchi importanti e non sottovalutando le ripercussioni dovute alle chiusure di un'Europa davvero lontanissima da una realtà pressante che si affaccia inevitabilmente sulle nostre coste.

La sede titolata a decidere – conclude il Sindaco di Macomer e Presidente dell'Unione dei Comuni del Marghine tornando alla vicenda macomerese – è comunque il Consiglio Comunale, la sede istituzionale dove si prendono le decisioni”.

Una situazione in continua evoluzione dunque quella che riguarda il possibile arrivo dei Migranti nel Marghine, che si configura come “emergenza” vista la ristrettezza dei tempi individuati a livello ministeriale per la Rete Sprar e la stagione estiva che porta con se il picco degli sbarchi in terra Sarda.

Ma cosa potrebbe succedere in quelle comunità rimaste fuori dalla Rete Sprar?

Ci risponde ancora il Sindaco di Macomer, che dice: “se si dovesse aprire un Cpr a Macomer, sosterrò la posizione dell'intero territorio che, a fronte di un apporto importante nella gestione dell'emergenza, non potrebbe essere esposto ad ulteriori sacrifici”.

A fronte della situazione esistente comunque, le preoccupazioni dovrebbero essere molte: su questo, certamente emblematico è il caso di Bolotana, unico Comune a non essersi espresso sul tema (Lei, Dualchi e Noragugume sono contrari all'adesione), ancora sospeso in attesa di una decisione popolare che non si sa se e quando arriverà e che, con il termine del 10 Luglio per la presentazione della Delibera di Consiglio che la farebbe rientrare nella co-progettazione dell'Unione, ad oggi dovrebbe essere escluso da un processo territoriale che, quantomeno, tenterebbe di scongiurare gli arrivi incontrollati.

 

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