MACOMER. Scontro a suon di sentenze e di determine quello tra il Consorzio Industriale di Macomer e la Provincia di Nuoro: materia del contendere, ancora una volta, i miscugli di acque reflue e rifiuti liquidi trattati nel Depuratore Consortile di Macomer, l'impianto nel quale confluiscono anche gli scarichi dell'Impianto di trattamento dei Rifiuti della Tossilo S.p.A., società di proprietà dello stesso Consorzio.
Sarà ancora una volta il TAR a dirimere la questione di carattere strettamente tecnico ma dai risvolti decisamente politici: il Consorzio in liquidazione ha infatti presentato un nuovo ricorso al Tribunale Amministrativo per chiedere l'applicazione della precedente sentenza dello stesso TAR che classificava come “urbano” il Depuratore e per sollecitare l'annullamento della Determinazione dell'Ente Provinciale, l'ultima in ordine di tempo datata 29 Novembre 2017, che stabilisce la natura “industriale” dell'impianto di depurazione di Tossilo.
Per comprendere i termini della complessa vicenda occorre fare un passo indietro e tornare al 10 Agosto del 2015, quando il Settore Ambiente della Provincia di Nuoro emette la Determinazione n.1332 che squarcia il cielo sereno della calda estate macomerese: l'Arpas ha infatti riscontrato la presenza di sostanze pericolose, identificate come Diossine, nelle acque reflue provenienti dall'Impianto di trattamento dei rifiuti di Tossilo e convogliate presso l'impianto consortile.
In ragione di questo la Provincia blocca sia lo smaltimento dei rifiuti liquidi presso il Depuratore, sia l'impiego in agricoltura dei fanghi prodotti nel medesimo impianto. Contestualmente autorizza in via transitoria lo scarico nel Rio Orovò delle acque provenienti dal Depuratore, ma chiede al Consorzio di presentare una nuova istanza di Autorizzazione Integrata Ambientale e modifica la classificazione delle acque da “urbane” ad “industriali”.
Una sorta di cataclisma per la gestione economica della Tossilo S.p.A., del Depuratore e, di conseguenza, del Consorzio Industriale di Macomer, proprietario di entrambi gli impianti, che va incontro a mancati profitti ed a maggiori oneri per lo smaltimento.
Il Consorzio ricorre dunque al Tar e, con Sentenza emessa nel Dicembre 2016, vede accolte parzialmente le proprie ragioni: il Tribunale Amministrativo infatti riconosce la natura “urbana” delle acque trattate e, di conseguenza, ammette lo smaltimento in agricoltura dei fanghi prodotti, lascia parzialmente aperta la questione dei rifiuti liquidi, respingendo solo la richiesta di annullamento dell'obbligo di dotarsi di sistemi adsorbenti per trattare le sostanze pericolose in quanto ispirata legittimamente al “principio di precauzione”.
La Provincia decide dunque d'impugnare la sentenza al Consiglio di Stato, ma la decorrenza dei termini dovuti ad una mancata notifica rende impossibile l'appello.
Il Consorzio Industriale di Macomer invece, nel Giugno del 2017, presenta un ennesimo ricorso al TAR per chiedere il risarcimento dei danni causati dal provvedimento adottato dalla Provincia nell'Agosto del 2015 e sconfessato parzialmente dal Tribunale: per i mancati profitti del periodo di forzata inoperatività nel trattamento dei rifiuti liquidi, il Consorzio quantifica il danno subito in 675.558 Euro oltre interessi e rivalutazione; a titolo di perdita di avviamento, secondo la misura da stabilirsi in corso di causa, per i primi 4 mesi di ripresa dell'attività (1/1/2017, 30/04/2017) indica un danno di 80.538 Euro; a titolo di maggiori oneri sostenuti per lo smaltimento dei fanghi in discarica dovuti all'impossibilità di reimpiego in agricoltura la cifra indicata è pari a 28.527 Euro.
In tutto, quasi 800 mila Euro di danni.
La Provincia di Nuoro si è costituita in giudizio conferendo l'incarico all'avvocato Vittorio Angelini del Foro di Milano. Vedremo come andrà a finire la controversia.
Nel frattempo però la questione del miscuglio di acque reflue che giunge al Depuratore di Macomer non è affatto accantonata: la Provincia di Nuoro infatti, clamorosamente, emette una nuova Determinazione datata 29 Novembre 2017 con la quale, nonostante la Sentenza del TAR passata in giudicato, modifica la classificazione dello scarico dell'impianto macomerese da urbano ad industriale.
A spiegare le ragioni di questa decisione è lo stesso Settore Ambiente dell'Ente Provinciale, che nel provvedimento scrive nero su bianco di aver acquisito, con visita ispettiva presso l'impianto, “elementi sostanziali che la Sentenza del Tar non ha affatto considerato e che non hanno formato perciò oggetto di decisione giudiziaria”.
Il cuore della questione restano i miscugli confluiti al depuratore, ed in particolare le modalità e i luoghi di formazione della miscela di acque reflue urbane ed industriali: se la norma prevede che la classificazione dei reflui come “urbani” dipenda sia dalla prevalenza delle acque domestiche rispetto a quelle industriali, sia dal luogo dove il miscuglio si realizza ( o al momento dell'ingresso in fognatura oppure al momento dell'ingresso nel depuratore ), nel caso di Tossilo la Provincia ritiene che entrambe le circostanze non siano rispondenti alla situazione fattuale dell'impianto.
Dalle ispezioni emergerebbe infatti che le acque urbane provenienti dagli agglomerati di Birori e di Macomer siano esse stesse un miscuglio di acque domestiche ed industriali e non sia quindi possibile accertare la prevalenza delle prime sulle seconde. Non solo: il miscuglio di acque reflue dei 4 collettori che giungono al Depuratore, comprese quelle dell'impianto di trattamento dei rifiuti, non avverrebbe al momento dell'ingresso in impianto, ma successivamente, già all'interno ed addirittura nel corso del trattamento.
Una questione, quella della classificazione del Depuratore di Macomer, sulla quale dovrà esprimersi ancora una volta il Tribunale Amministrativo Regionale.