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L'inchiesta Oristanese e le indiscrezioni che portano a Macomer. Maninchedda sul suo blog: “persecuzione giudiziaria e processo di piazza”

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MACOMER. Sono giornate di indiscrezioni che si rincorrono: parte da Oristano il nuovo caso che sembrerebbe coinvolgere la politica macomerese, reduce della tornata elettorale per le amministrative che hanno decretato la riconferma del Sindaco Antonio Onorato Succu nel ruolo di Primo Cittadino.

L'unica notizia certa fino ad ora è che la Guardia di Finanza ha effettuato due blitz presso l'ospedale San Martino di Oristano, uno Lunedì ed uno ieri, Martedì, per acquisire documenti.

Sull'inchiesta in corso non vi è però nessuna comunicazione ufficiale da parte della Procura, anche se la notizia è rimbalzata sui quotidiani regionali ipotizzandone i contorni.

Il quadro, ricostruito con il condizionale, parla di 6 indagati ed individua in “induzione indebita a dare o promettere utilità” il reato ipotizzato. Si parla di concorsi e di assunzioni sospette presso la Asl di Oristano, ricollegando i blitz di questi giorni ad un'inchiesta partita un anno fa in questo stesso ambito e che potrebbe essere ancora in corso, e di verifiche con perquisizioni domiciliari tra la provincia di Oristano e quella di Nuoro.

Il Sindaco di Macomer Antonio Succu, che nel San Martino di Oristano ricopre il ruolo di Direttore del reparto di Ginecologia ed Ostetricia, sarebbe, secondo le indiscrezioni, uno degli indagati: “non ho ricevuto nessun avviso di garanzia – ci dice stamattina il Primo Cittadino di Macomer smentendo categoricamente la notizia – e neanche me lo aspetto – sottolinea – perché ho operato sia nel ruolo di Sindaco che in quello professionale con trasparenza, onestà, responsabilità e competenza”.

Non essendovi comunicazioni ufficiali, è chiaramente ed oggettivamente difficile rendere ai lettori un'informazione corretta e precisa su ciò che sta accadendo ed il rischio è quello di attivare un tritacarne mediatico privo di elementi sostanziali.

Che l'aria sia pesante però lo si intuisce dall'intervento diretto e senza mezzi termini del segretario del Partito dei Sardi Paolo Maninchedda, che sul suo blog stamattina ha affrontato di petto l'argomento con un titolo decisamente forte, “Persecuzione giudiziaria: inizia il processo in piazza”, nel quale denuncia una sorta di accanimento nei confronti del suo partito che si protrarrebbe da anni senza giungere praticamente mai alla fine delle indagini, ad una formalizzazione delle accuse e ad un processo.

Il fatto evidente – scrive Maninchedda - è che le indagini durano da tempo e sembrano avere un oggetto trasversale: il Partito dei Sardi, i suoi componenti, le sue azioni. Abbiamo studiato e, pur avendo letto molte sentenze recenti e passate, non abbiamo trovato una sola sentenza che assumesse come ipotesi investigativa la trasformazione di un intero partito in una associazione a delinquere. Ma in Italia – è la riflessione sarcastica - c’è sempre una prima volta”.

L'ex Assessore se la prende anzitutto con le ricostruzioni e le ipotesi fatte dei giornali dopo quello che definisce “l'ennesimo blitz della Guardia di Finanza all'ospedale San Martino” e scrive:ovviamente oggi i giornali lanciano ipotesi e tirano in ballo il sindaco di Macomer, Antonio Succu. Come? Chiedendogli se abbia ricevuto o no un avviso di garanzia. Alla risposta negativa, pubblicano comunque il suo nome. Risultato? Nell’opinione pubblica Antonio Succu è comunque indagato, anche se non risulta indagato (se lo fosse avrebbe dei diritti, che oggi non ha). Questa è l’Italia che profondamente disprezziamo, l’Italia del processo prima del processo, l’Italia dei linciaggi mediatici sulle illazioni”.

Dopo un passaggio criptico sulla rievocata deposizione fatta un anno fa dal Presidente della Regione Pigliaru - “sarei veramente curioso di leggerla – scrive - sia per curiosità personale sia per il gusto di vedere plasticamente realizzato il compiersi dei diversi punti di vista” - l'esponente sovranista si porta anche avanti, proiettandosi nella fase successiva e quasi auspicandola: “nel processo – argomenta - tutto è fermo: le prove, le denunce, le interpretazioni, i nomi, le competenze. Tutto è lì, visibile, e il potere dell’accusa è sotto gli occhi di tutti e bilanciato da quello della difesa. Solo lì potremo capire che cosa è realmente successo in questi anni. In Sardegna – aggiunge ancora - si ha paura di parlare di queste cose perché tutti, ma proprio tutti, hanno paura dei magistrati e del carcere. Ma la paura rende schiavi. Noi non siamo né audaci, né incoscienti, e il carcere non piace neanche a noi. Ma farci prendere dalla paura ci fa schifo, proprio perché ci sentiamo onesti e liberi. Noi reagiremo a ciò che ci appare come un mastodontico abuso di giustizia nel processo e con le forme di protesta che Gandhi ci ha insegnato”.

Per sapere se le indagini in corso, di qualsiasi segno siano, coinvolgono o meno esponenti del Partito dei Sardi e macomeresi in particolare, occorrerà aspettarne l'evoluzione e i provvedimenti ufficiali. Di certo c'è che la vicenda in questione ha già assunto, evidentemente, le fattezze di un caso implicitamente politico.

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