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Inquinamento area industriale Ottana-Bolotana: il durissimo intervento del Deputato Alberto Manca chiama in causa tutti

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BOLOTANA-OTTANA. Riceviamo e pubblichiamo integralmente la corposa nota stampa del Deputato del Movimento 5 Stelle Alberto Manca relativa alla situazione ambientale sussistente nell'area industriale di Bolotana-Ottana. Il Parlamentare pentastellato interviene nel merito dopo che per giorni gli organi d'informazione della Sardegna hanno rilanciato la notizia, diffusa dalla Commissione d'Inchiesta su Ottana, realtiva ad un pesante inquinamento da trielina nell'area e alla presenza di mercurio oltre i limiti nei terreni ricadenti in territorio di Bolotana. 

La pubblichiamo integralmente perché Alberto Manca ripercorre la vicenda in questione con riferimenti oggettivi (indicando relazioni tecniche, anni, enti, ecc), che sono proprio quelli che troppo spesso vengono ignorati completamente e che, non si capisce per quale ragione, nessuno ha interesse a richiamare all'attenzione. 

Il nostro sito . lo diciamo per correttezza - ha scelto di non pubblicare il comunicato stampa diffuso dalla Commissione perché da un lato esso era privo di qualsiasi riferimento documentale, a nostro avviso elemento essenziale nel momento in cui si diffondono notizie di allarme ambientale, e dall'altro perché in realtà la notizia (quella relativa alla trielina) era assolutamente datata e l'avevamo già pubblicata a suo tempo.

IlMarghine.net si era infatti occupato del problema "trielina" nelle acque sotterranee del Depuratore Industriale già dal 2016 (ovviamente con i riferimenti documentali alla mano) e vi era tornato proprio nel Luglio di quest'anno, raccontando nel dettaglio, e senza glissare sui protagonistil'incredibile e disarmante vicenda che ha visto la non risoluzione del problema da parte del gestiore (il Consorzio Industriale provinciale di Nuoro) nonostante le ripetute sollecitazioni della Provincia di Nuoro.

Riteniamo che la "genericità", soprattutto in questi casi così importanti, non sia elemento favorevole a rendere un buon servizio d'informazione soprattutto a chi in questa terra deturpata del centro Sardegna ci vive e ci resiste e che le questioni ambientali siano troppo serie e rilevanti per essere trattate con la superficialità di un qualsiasi attira-click o attira-qualcos'altro. 

Scusandoci per la parentesi, di seguito l'intervento integrale del Parlamentare Alberto Manca: 

"Desta perplessità e sgomento constatare che la politica locale ha appreso con stupore (solo oggi?) dell'esistenza di contaminazioni nell'area industriale di Ottana-Bolotana. Eppure si tratta di evidenze sotto gli occhi di tutti, o almeno di coloro i quali hanno avuto l'ardire di analizzare ed approfondire una serie di (impegnative) relazioni tecniche rese pubbliche da tempo. Mi riferisco ad esempio alla documentazione relativa al piano di caratterizzazione eseguito per conto di Invitalia nel dicembre 2013.

Tale documento metteva in luce l'esistenza di contaminazione principalmente nelle acque di falda, con superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione nelle acque sotterranee in 12 dei 15 piezometri analizzati. A marzo del 2014 veniva condotta un ulteriore campagna di caratterizzazione, la quale portava a ritenere che esistessero vie o percorsi ancora attivi, puntuali e probabilmente interrati, idonei a facilitare la percolazione verso falda in caso di utilizzo accidentale o quale recapito finale di scarichi.

Tali informazioni sono state trasmesse agli enti competenti (Comuni, Provincia di Nuoro, Regione) nel 2014.

A seguito di tale notificazione, tutti gli enti citati sono diventati titolari degli obblighi stabiliti in modo inequivocabile dal Testo Unico in materia ambientale (Artt. 242, 244 e 250 d.lgs 152/2006): ovvero l'obbligo di rimuovere le fonti inquinanti, evitare la diffusione dei contaminanti dal sito verso zone non inquinate e matrici ambientali adiacenti, intercettare e isolare liquidi inquinanti sversati.

Nulla di tutto ciò è stato attuato, eppure l'art. 250 d.lgs 152/2006 parla chiaro, stabilendo che tali adempimenti, qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente o non siano individuabili, ed inoltre non provvedano né il proprietario del sito né i soggetti interessati, devono essere realizzati dal Comune territorialmente competente e, ove anche questo non provveda, dalla Regione, secondo l'ordine di priorità fissato dal piano regionale di bonifica per le aree inquinate. È chiaro allora che siamo di fronte a pesanti e gravi inadempienze da parte di chi è stato alla guida della Regione in questi anni, per il semplice fatto che questo è l'ente dotato delle risorse necessarie per realizzare simili interventi.

Oltre a queste inadempienze, da imputare non solo a chi ha fatto parte della giunta ma anche ai vari consiglieri regionali della zona, di qualsiasi forza politica (qualcuno oggi è diventato deputato ma per anni è stato consigliere ed anche assessore regionale), i quali, anche in assenza di un interesse personale, avrebbero quantomeno l’onere politico di informarsi adeguatamente su ciò che minaccia il loro territorio e denunciare determinante mancanze.

In particolare vorrei far notare l'esistenza (passata inspiegabilmente sotto traccia) di una duratura quanto sgradevole connivenza della politica nei confronti del titolare della più importante attività operante nella zona, in primis ad opera del Dominus politico del Marghine, il quale, lo ricordo, non si è occupato di questo territorio pur sostenendo o facendo parte delle ultime giunte regionali, malgrado oggi, con redivivo spirito indipendentista, voglia ergersi come suo strenuo difensore. Non ho visto nessuno condurre battaglie per lo stanziamento dei fondi necessari alle bonifiche o anche solo per imporre a chi inquinava di riparare ai danni arrecati all'ambiente.

All'imprenditore in questione, il quale, va ricordato, continua a sfruttare alcuni terreni con attività energivore ed altamente redditizie (per lui), è stato di fatto consentito di creare un deserto inquinante, non imponendogli alcun piano di caratterizzazione e non avendo smaltito rifiuti di vario genere. Alcuni dei quali da me personalmente visti in occasione di un sopralluogo svolto nel giugno 2018: barili di olio daugther, pozzi contenenti liquido non classificato, rifiuti contenenti amianto, prodotti negli stabilimenti precedentemente utilizzati e poi ''abbandonati'' in condizioni fatiscenti (sono stati venduti tutti i beni di valore, compreso il rame degli impianti elettrici).

Sul versante opposto del Tirso, invece, già dal 2004 si ha notizia di indagini che hanno evidenziato la presenza di rifiuti interrati e di due aree contaminate da cromo nel territorio del comune di Bolotana (area ''Master Sarda"). Tale situazione fu oggetto di convocazione di apposita conferenza di servizi (2007) che annunciò l'approvazione di un progetto di bonifica, mai attuato (non sono stati realizzati piezometri, di conseguenza non sono state campionate le acque di falda e non si hanno dati sull'eventuale presenza di Dnapl o altri inquinanti). Venendo agli anni più recenti, un monitoraggio dei corpi idrici sotterranei condotto da Arpas a partire dal 2016 ha rilevato valori di mercurio oltre la soglia limite, peraltro in preoccupante aumento (da 2.76 Hg µg/l del 17/05 a 4.46Hg µg/l del 20/10), di oltre 4 volte superiore al valore massimo.

Dalle dichiarazioni dei componenti della commissione d’inchiesta si apprende che la presenza di tale elemento sia di origine naturale e che lo stesso non possa derivare dallo stabilimento Enichem, in quanto tra il piezometro “incriminato” e il suddetto sito industriale vi è la presenza del fiume Tirso, quindi una barriera naturale. Ma l’Arpas ha recentemente rilevato la presenza di mercurio in due piezometri adiacenti all’area industriale e di tricloretilene non solo nel piezometro del depuratore, ma anche in altri pozzi dell’area ex Enichem. Inoltre, un altro piezometro (non utile per il monitoraggio del corpo idrico sotterraneo) rileva importanti concentrazioni di cobalto, piombo, zinco ecc.

Anche in questi casi, le comunicazioni agli enti competenti trasmesse dall'organo di controllo sono rimaste lettera morta, in spregio alle prescrizioni del testo unico in materia ambientale.

Si consideri altresì che un'intera area di questo territorio, nonostante fosse ad alta concentrazione industriale, non risulta adeguatamente monitorata.

Ciò che dovrebbe realmente stupire, pertanto, è che di fatto la Regione persista nel negare l'esigenza delle bonifiche, sulla base dell'assunto che l'area industriale Ottana-Bolotana debba essere considerata formalmente "non inquinata". È doveroso far notare la palese contraddittorietà tra una Giunta regionale che implicitamente dichiara di non dover intervenire per la tutela e la salvaguardia dell'ambiente, del territorio e della salute dei cittadini, ed un Consiglio regionale che, tramite alcuni dei suoi consiglieri, ''denuncia'' l'avvenuto superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (csc), dovute però a "fattori naturali" (mercurio).

A livello generale, si parla di tutta un'area in cui i pozzi piezometrici hanno rilevato valori di ferro e manganese al di sopra dei limiti di legge, in alcuni casi rispettivamente fino a 55 e 255 volte. Le varie aziende di volta in volta interpellate, di fronte alle valutazioni di Arpas, si sono sempre giustificate asserendo (senza però dimostrarlo) che i valori allarmanti di ferro e manganese sono determinati da un rilascio naturale del fondo: alla Regione sono bastate queste giustificazioni autoreferenziali.

Da tutte queste analisi emerge un dato chiaro: da almeno 14 anni, nonostante i numerosi campanelli d'allarme rappresentati dalle comunicazioni degli enti di controllo, tanto le maggioranze di centrodestra quanto quelle di centrosinistra (sia in giunta che in consiglio) non hanno fatto quanto in loro potere per porre in essere un ordinato, esaustivo ed uniforme piano di caratterizzazione. In tale confuso scenario, i pochi piani realizzati ad opera delle diverse aziende, se presi complessivamente, non sono affatto in grado di scattare la giusta fotografia dello stato di salute dell'area, vista la diversità degli inquinanti ricercati da ciascuno degli stessi (in ragione delle diverse sostanze trattate da ogni azienda) e la conseguente probabilità che una zona potesse essere contaminata da inquinanti prodotti da un'altra azienda e confluiti in seguito in un'area diversa.

Questa situazione, lungi dal suscitare il giusto allarme e spingere l'amministrazione regionale a finanziare un piano di monitoraggio generale ed uniforme, da condurre sotto la sua attenta regia e supervisione, ha dato adito ad una colpevole inerzia. Vista la gravità e la pericolosità dei loro effetti, auspico che tali condotte colpevolmente omissive siano state attentamente vagliate dall’autorità giudiziaria, la quale tuttavia è silente sul punto nonostante un’inchiesta avviata da due anni.

Fin dalla mia elezione mi sono occupato di tutta la situazione che riguarda questo polo industriale, ma ho volontariamente atteso i primi risultati della Commissione d’inchiesta sulle vicende relative alle politiche industriali nell’area di Ottana prima di esprimere la mia opinione in merito alla costituzione della stessa: ho sinceramente sperato che qualcuno volesse, al fine di porvi finalmente rimedio, mettere in luce il vero problema di tutto il polo industriale, ovvero le mancate bonifiche. Invece, giorno dopo giorno è emerso quello che in molti temevano, cioè che vi è un palese intento di sfruttare la commissione come una vetrina elettorale in vista delle elezioni regionali. Altrimenti non si spiegherebbero le incongruenze descritte ed il fatto che alcune di esse provengano da politici che, in prima persona o per mezzo dei loro partiti di appartenenza, hanno per diverso tempo occupato ruoli di vertice nel governo della Regione, venendo tuttavia solo ora a conoscenza di certe dinamiche.

Vista l'inerzia della Regione, chiederò l'intervento del Ministro dell'ambiente. Farò lo stesso col Ministro della giustizia, per conoscere le ragioni del silenzio dell'autorità giudiziaria di fronte al mancato rispetto degli obblighi di legge in capo agli enti di governo del territorio.

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