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RIFLESSIONI DI UN CACCIATORE: RINNOVARE LA LICENZA DI CACCIA AL TRAGUARDO DEI 50 ANNI VENATORI

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Dopo aver rinnovato il porto d’armi per ben 8 volte, alla vigilia della nona e quindi del fatidico traguardo dei 50 anni di caccia, sento lo stimolo ad esprimere alcune riflessioni.

All’inizio cacciavo  da solo o in compagnia; mi bastavano l’incontro col selvatico, pieno di suggestioni, e la gioia nel vedere i cani al lavoro,  per soddisfare l’ansia della ricerca, della scova, del tiro.
Non importava che fosse pernice, o lepre, o quaglia, era la caccia. Ho sempre goduto intensamente di quella libertà di andare col fucile alla ricerca di selvaggina in un ambiente familiare, accogliente, ospitale.
Poi ho realizzato che la caccia grossa, cosiddetta di squadra, fosse la sublimazione dell’attività venatoria, dove si coniugavano insieme organizzazione, amicizia, collaborazione, sana competizione. La bellezza della caccia era anche, e soprattutto, la condivisione dei successi e degli insuccessi.
Col passare degli anni la realtà è cambiata, quella odierna è ben diversa. Questa caccia moderna, dove regnano ambizione e ingordigia, e che sembra che si svolga in un clima di ostilità latente, mi piace molto meno. Invidie e gelosie sottopelle rischiano di rovinare i rapporti con gli altri.
Perché i giovani cacciatori hanno perduto il rispetto reciproco, la fiducia negli altri, la gioia di vivere una bella esperienza insieme, senza rivalità? Perché si sono convinti che il miglior cacciatore sia quello che uccide di più? Non c’è più vergogna nel commettere un’infrazione; forse si è inteso quel gran valore che è la libertà come il diritto di fare ciò che torna comodo, mentre il primo dovere del cacciatore sportivo è quello di agire nel rispetto di persone e ambiente!
Il titolo di “buon cacciatore” è sinonimo di signorilità, equilibrio e prudenza; in pratica il “cacciatore” deve essere persona sensibile, nobile, generosa. Oggi quasi mi vergogno di
dichiarare l’appartenenza a questa categoria, da molti definita “dei predatori che invadono le campagne senza rispetto per nulla e per nessuno, e che si divertono ad uccidere”.

Il comportamento a caccia rivela compiutamente le qualità morali dell’uomo, e l’egoismo è il suo più grande nemico.

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