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Superstizioni e credenze popolari in Sardegna

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La Sardegna è una terra antica, in cui pratiche, rituali, credenze e superstizioni affondano nella notte dei tempi e sono vive ancora oggi.
Il pensiero magico, la convinzione di poter alterare la realtà con gesti e parole, convive con il pensiero razionale, lo accompagna e ne rappresenta quasi lo specchio; allo stesso tempo, la religione cristiana, la religione con più fedeli in Sardegna, s’intreccia con riti dal sapore pagano, risalenti al periodo prenuragico o comunque prima dell’avvento del cristianesimo, che al paganesimo si è sovrapposto senza però cancellare del tutto le tracce di un’antica religione che venerava la natura nelle sue varie manifestazioni.

La Sardegna è ancora terra di superstizione; la superstizione, cioè una credenza o una pratica di natura irrazionale presente in tutto il mondo, accomuna gli uomini di ogni latitudine e tocca ogni aspetto della vita, comprese le attività ludiche quali il gioco e lo sport; per esempio, nel gioco del poker si attuano spesso rituali e scongiuri per attirare la fortuna oppure scacciare la malasorte, mentre tra gli sportivi troviamo il maggior numero di superstiziosi.

Credenze e rituali si accompagnano dunque alle superstizioni legate alle diverse fasi della vita oppure a eventi particolari.
Ed è, paradossalmente, tutt’altro che un mistero che nella nostra terra sia ancora viva la tradizione de sa mexina de s’ogu, il rito perpetrato dalle guaritrici per scacciare il malocchio, una forma di energia “negativa” trasmessa dallo sguardo, spesso in modo involontario e senza consapevolezza, legata all’invidia per qualcosa o qualcuno.

Il rituale prevede l’uso di formule ben precise, is brebus, conosciute da poche persone (e da tramandare solo ad altrettanto pochi eletti) e di gesti quali il lasciar cadere in un bicchiere d’acqua del sale in grani (oppure dei chicchi di grano) per capire se il malcapitato fosse vittima di malocchio e per liberarlo dallo stesso.

Ma la medicina dell’occhio è solo una dei tanti retaggi di una cultura antica, misteriosa e dalle radici talmente profonde da essere ancora vivide in tutto il territorio sardo. Molte superstizioni e riti erano legati alla giornata di San Giovanni Battista, quando non solo in Sardegna, ma in diversi paesi si festeggia quella che è, a tutti gli effetti, una festa del cristianesimo “mutuata” da precedenti feste pagane, in cui i riti cristiani convivono sincreticamente con altri di origine ben più antica. Per esempio, così come durante i festeggiamenti per Sant’Antonio Abate, durante la giornata di San Giovanni è abitudine accendere i fuochi, in questo caso per “dare più forza al Sole” in occasione del Solstizio d’Estate.

La tradizione racconta che in Sardegna, durante la sera di San Giovanni, le ragazze non ancora sposate erano solite andare in campagna e annodare un pezzo di spago o nastro un albero a scelta. Il giorno dopo, se nell'albero vi avessero trovato un ragno, si sarebbero maritate con un negoziante di tessuti, mentre se vi erano delle formiche, con un pastore; al contrario, se vi avessero trovato uno scarafaggio, il marito designato sarebbe stato una guardia.

Sempre durante la sera di San Giovanni, era abitudine collocare tre pietre di sale su una lastra; se il giorno dopo le pietre fossero state trovate sciolte da chi le aveva messe sulla lastra, questo avrebbe significato la morte entra l’anno. Se invece fossero state ritrovate mezzo sciolte, il presagio era di una brutta malattia.

E appunto altre credenze si legano alla morte, e coinvolgono spesso la luna e gli animali come simboli di sventura. 
Il barbagianni, sa stria, era presagio di morte soprattutto se si appoggiava sul tetto delle case; lo stesso vale per un altro rapace notturno, la civetta, su cuccumeo.

Una delle leggende più famose legate alla morte è quella del Boe Muliache, conosciuto anche come la leggenda dell'Erchitu. Si racconta che, durante una notte di luna piena, un uomo, avvolto il viso in un fazzoletto femminile, su mucadore, per condanna divina si tramutasse in un bue e, vagando, preannunciasse la morte battendo per tre volte lo zoccolo sull’uscio della casa dove sarebbe avvenuta la disgrazia, scomparendo poi nelle tenebre, non prima di aver lanciato un sinistro muggito.

La Sardegna, poi, è popolata di creature fantastiche; ne ha parlato, tra gli altri, anche la scrittrice e ricercatrice Claudia Zedda, autrice di Creature fantastiche in Sardegna, un saggio appassionante che racconta la genesi delle janas e delle altre creature della tradizione sarda.
Questi sono solo alcune delle superstizioni, credenze e leggende ancora vive in Sardegna, la nostra terra così bella, antica e affascinante, così ricca di cultura e misteri.

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