Partecipa a IlMarghine.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Il CPR di Macomer e i nodi che vengono al pettine: quando l'eco diventa denuncia

Condividi su:

 

MACOMER. L'ultima notizia di cronaca è di ieri notte: uno scontro tra etnie diverse, una porta rotta, i suoi pezzi usati come strumento di offesa e qualche ferito.

Nel Centro per migranti di Macomer non va affatto tutto bene.

D'altronde, cosa ci si può aspettare da una struttura nella quale si rinchiudono persone che non hanno commesso nessun reato, isolandole completamente dal mondo esterno, privandole persino di un vero diritto alla difesa legale e alle quali si prospetta un rimpatrio in quella terra di origine che, sfidando la morte ed il destino, hanno cercato di abbandonare?

Questa mattina La Nuova Sardegna è uscita in edicola con un pezzo di Paolo Merlini che, in un colpo solo, annienta tutte le critiche di questi giorni rispetto alle ricostruzioni della situazione interna del Cpr di Macomer basate su un presunto “sentito dire”.

La denuncia arriva infatti dal personale sanitario del centro ed è secca: “non ci sono le condizioni per lavorare in sicurezza”. Si parla di episodi specifici che, tra risse ed autolesionismo, sarebbero all'ordine del giorno. Si fa riferimento addirittura al caso di un infermiere “preso in ostaggio e di un intervento delle forze dell'ordine che arriva a distanza di un'ora e mezza dalla segnalazione. Ancora, il medico in servizio nella struttura che avrebbe annunciato le dimissioni ed infine, quasi a chiudere il cerchio su una situazione ben lontana dall'essere sotto controllo, la risposta alla richiesta di chiarimenti data da chi il CPR lo gestisce, la ORS, società svizzera che è sbarcata in Italia accompagnata da una scia di polemiche: “vari incidenti nel Cpr possono portare a situazioni eccezionali che richiedono misure speciali”.

I cancelli restano chiusi, ma le luci iniziano ad accendersi e gli echi sembrano aver preso un'altra forma.

Condividi su:

Seguici su Facebook