Macomer 29/04/2020
Oggetto: Appello al Presidente della Regione Sardegna
Gentile Presidente Solinas,
In seguito alla spiacente situazione che si è creata dopo la diffusione del Covid-19 in Italia e che è sopraggiunta anche in Sardegna mi sento di scriverle questa lettera come cittadino e come lavoratore per esporle il mio problema come quello dei colleghi del mio stesso settore.
Mi chiamo Andrea Perseo, ho 27 anni e gestisco una piccola attività indipendente.
Precisamente sono un commerciante ambulante di abbigliamento che svolge la sua attività lavorativa nei mercatini rionali settimanali, spostandomi giornalmente di paese in paese.
La mia categoria rientra dunque nel commercio al dettaglio.
La mia attività, come quella di altri colleghi (commercianti di corredo intimo e per la casa,calzature e altri settori) è chiusa dall’11 di marzo e dunque quasi da due mesi.
Come facilmente potrà intuire la piccola somma di denaro recepita per le parite Iva indipendenti rimane insufficiente per coprire le spese che un’attività come la nostra comporta e di sostenerne dunque le stesse anche da chiusa.
L’esempio più diretto è quello della merce stagionale acquistata e che è rimasta e che rimarrà invenduta se il nostro lavoro non potrà essere nuovamente svolto il prima possibile.
Sentendo i notiziari mi rendo conto di come questo settore venga spesso messo da parte e inascoltato e proprio ieri mi è parso di comprendere che nello specifico i mercatini rionali hanno come data presunta di apertura quella del mese di luglio.
Il tutto percepito con molta confusione in quanto come già scritto il presidente Conte ha citato la voce di “vendita al dettaglio” (in cui la maggior parte di noi commercianti ambulanti eravamo convinti di essere compresi) ma non quella di mercatini rionali.
A proposito di ciò il mio appello si rivolge a lei in quanto presidente di questa regione, e in quanto tale potrà rendersi conto che questa decisione generalizzata ed estesa a tutta la penisola dovrebbe avere delle modificazioni in Sardegna.
I nostri mercatini rionali non sono paragonabili ai grossi mercati delle città che in quel caso rientrano come vere e proprie manifestazioni creando assembramenti di molte persone.
Quindi constatando questo è d’obbligo prendere in considerazione questa differenziazione rispetto al resto della penisola.
I mercatini rionali dei piccoli paesini si continuano a svolgere come ho personalmente potuto riscontrare andando ad acquistare al mercato del mio paese generi alimentari.
A questo punto mi chiedo perché ai banchi di generi alimentari, ittici, fiori e piante e produzioni proprie è concesso di svolgere il proprio lavoro?
Personalmente ho osservato che non vengono rispettate completamente determinate misure di sicurezza, senza nessun controllo di forze dell’ordine come si trovano agli ingressi dei supermercati.È giusto considerare il fatto che questi commercianti offrano ai loro clienti beni alimentari che rientrano dunque nella categoria “prima necessità” ma è altrettanto corretto osservare che gli stessi beni sono reperibili nei supermercati e dunque non introvabili.
Rispetto al resto della penisola ho notato che i banchi alimentari non hanno mai interrotto il loro regolare svolgimento di attività nei mercati rionali e noi siamo stati invece quelli a cui sin da subito è stato vietato il medesimo svolgimento di questa attività.
Siamo stati tanto pazienti in questi due mesi, soprattutto sopportando di vedere che ad alcuni era concesso lavorare e ad altri no.
Ormai da settimane sentiamo promesse su promesse di riapertura ,date presunte che cambiano continuamente.
Dall’11..al 18 e solo ieri e per pura casualità scopriamo che solo a luglio cambierà qualcosa per il nostro settore.
I negozi fisici di abbigliamento come altre attività potranno riaprire l’11 maggio qua in Sardegna, vendendo il mio stesso articolo e ciò comporterà una notevole perdita nelle nostre casse ostacolata tra l’altro anche dalle consegne da parte dei siti online che non hanno cessato le vendite.
Il fatto che il mio articolo verrà venduto da queste catene e nei negozi fisici mi fa pensare che il divieto che persiste nello specifico verso la mia attività non sia legato alla merce che vendo bensì al pericolo di possibilità che il contagio aumenti per via di possibili assembramenti.
Questi assembramenti nei negozi sono regolati e controllate, cosa che non vedo irrealizzabile anche nel mercato rionale con presenza di forza dell’ordine e transenne all’entrata e uscita.
In riferimento a questo è dovere dello stato preoccuparsi di permettere ai propri cittadini di poter lavorare in sicurezza, cosa che in Sardegna vedo realizzabile in quanto già si sta svolgendo ma ripeto con l’esclusione solo di alcuni membri di lavoratori.
Il mio appello chiede dunque una data per poter riaprire immediatamente le nostre piccole attività che in altro modo non troverebbero altra soluzione se non la chiusura.
Non chiediamo aiuti finanziari, chiediamo di poter lavorare in sicurezza come ciò viene permesso ad altri lavoratori come parrucchieri o estetisti che svolgono il loro lavoro a stretto contatto con i propri clienti.
Con processi di sanificazione,mascherine e guanti o qualsiasi cosa che ci imporrete pur di poter svolgere il nostro lavoro noi saremo disposti a rispettarla come del resto abbiamo fatto sino a questo momento.
Spero che questo appello non resti inascoltato.
Sono un cittadino semplice e un lavoratore onesto, nel mio piccolo il mio scopo è quello di tutelare i miei interessi e quello dei miei colleghi esclusi e dimenticati nel decreto del presidente.
Ci sentiamo abbandonati e vittime di un’ingiustizia ed è per questa ragione che confido in lei sperando in un cambiamento repentino.La ringrazio per l attenzione
Andrea Perseo