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Capo Frasca,l’acqua inquinata e i tumori tra i lavoratori: interpellanza per chiedere giustizia e sicurezza

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Nel lasso di tempo che abbraccia un ventennio tra gli anni ’90 e il 2010, su un totale di circa 70 persone – civili e militari che hanno prestato servizio nel Poligono di Capo Frasca – 23 hanno contratto forme gravi di tumore, in 6 casi del sistema emolinfatico, in altri a carico di diversi organi, oltre che diverse patologie del sistema immunitario. Di essi 12 sono deceduti, 7 sono invalidi permanenti, 1 risulta tuttora in terapia per linfoma, uno solo risulta essere guarito dalla leucemia.

La maggior parte ha riscontrato la patologia in permanenza di servizio e inoltrato regolare richiesta al Previmil per l’indennizzo della Speciale Elargizione (vittime poligoni). A nessuno di essi il Previmil ha riconosciuto l’indennizzo.

L’acqua utilizzata nel sistema idrico del Poligono, pescata da pozzi artesiani, analizzata nel 1994, era stata già dichiarata inquinata, ma solo nel 2010 si è provveduto all’allaccio alla rete di Abbanoa, anche se ancora non risultano completamente sicure le condizioni igieniche di reti fatiscenti e mai rinnovate.

Con l’interpellanza (che allego) chiederò giustizia e risarcimento per i lavoratori e chiederò anche che vengano accertate le eventuali omissioni attraverso una indagine sulle responsabilità di quanto avvenuto nel Poligono.

L’interpellanza contiene nel preciso dettaglio i riferimenti da cui sono tratte le informazioni.

Michele Piras
Deputato SEL – IV Commissione Difesa della Camera

 

Il testo dell’interpellanza presentata alla Camera dei Deputati: Interrogazione al Ministro della Salute, al Ministro della Difesa sulla condizione igienico-sanitaria del Poligono di Capo Frasca

Premesso che – per sapere

- L’analisi di un campione di acqua per consumo umano, operata dal laboratorio della base di Decimomannu su richiesta delle maestranze civili e militari del Poligono di Capo Frasca e comunicata all’Ispettorato logistico dell’Aeronautica Militare nel 1994 (Prot. N.1911/LTC/5) dal Capo Laboratorio Tenente Colonnello Pitturru, mostra inequivocabilmente la presenza di agenti inquinanti nell’acqua usualmente utilizzata nel servizio mensa unico (civili-militari) e per il consumo umano;

- Storicamente l’approvvigionamento idrico del servizio mensa nel Poligono avveniva tramite una serie di pozzi artesiani presenti nell’area della sezione;

- In particolare in tale analisi si rilevavano fuori norma: a) il residuo fisso (2366 mg/lt versus un limite massimo di norma di 1500 mg/lt), b) la durezza totale (101 vs 15-50), c) i cloruri (739 vs 200), d) il magnesio (127 vs 50), e) streptococchi (700 vs 0), f) computo colonie su Agar a 36 gradi (450 vs 0);

- Secondo quanto risulta agli interroganti soltanto il 28/09/2006 il Capo Sezione del Poligono Maggiore Francesco M.Cabras comunica, al Comando della 123ma squadriglia, al cap condominio pal.37 ed ai condomini del medesimo, che – su segnalazione della infermeria di Corpo di Decimomannu, l’acqua della rete idrica del sedime di Capo Frasca è da considerarsi “non idonea” per consumi umani;

- Con l’ordine di servizio N.177 del 26/06/2007, sottoscritto dal Maggiore Francesco M.Cabras, a riguardo dell’utilizzo dell’acqua nella rete idrica del sedime di Capo Frasca, comunica che – in seguito all’ordinanza N.22/20.06.07 del Sindaco di Arbus inerente l’inizio dei lavori di collegamento del serbatoio idropotabile di Sant’Antonio di Santadi all’acquedotto costiero in partenza dal nuovo impianto di potabilizzazione della stessa località, considerato che non si ritiene garantita la rispondenza alle prescrizioni di cui al Dlgs 31/01 – è vietato l’utilizzo dell’acqua distribuita nella mensa unica per usi umani e incorporazione negli alimenti sino a nuova comunicazione;

- L’utilizzo dell’acqua dei pozzi artesiani presenti nel plesso di Capo Frasca viene sospeso e sostituito dall’utilizzo di un serbatoio di dubbia qualità riempito da una ditta esterna;

- Il 16/12/2009 (Prot. N.TAT – 11/4283/S.02.09) il Capo Infermeria di Corpo Tenente Colonnello Giovanni Biondi comunica al Comandante del R.S.S.T.A di Decimomannu che l’acqua prelevata dal punto di utilizzo della Mensa Unica di Capo Frasca è risultata inquinata da batteri, che il tipo di contaminazione deriva da inquinamento antropico oltre che ipoteticamente dall’attività di riempimento del serbatoio operato da una ditta esterna, che una prima analisi seguita ai primi provvedimenti intrapresi per salvaguardare l’igiene delle lavorazioni della mensa ha confermato la presenza di inquinamento;

- Il 7/10/2010 (Prot. TAT – 41/4407/D2) il Comandante del Gruppo S.L.O Servizio Impianti del R.S.S.T.A di Decimomannu comunica al Servizio Sanitario e p.c. alla Sezione Poligono di Capo Frasca l’avvenuto allaccio alla rete esterna gestita dall’Ente Abbanoa (per quanto concerne l’approvvigionamento idrico della Sezione medesima) nonché l’avvenuto completamento delle opere inerenti l’impianto di sollevamento dell’acqua ai serbatoi piezometrici esistenti, dai quali poi l’acqua – previa ulteriore disinfezui e a mezzo di impianto di clorazione – viene immessa nell’acquedotto interno alla Sezione e ai fabbricati;

- Nella medesima comunicazione (punto 1) si chiarisce che quanto sopra esposto “avviene in parte con tubazioni in ferro parzialmente ossidate che rilasciano particelle di ossido, facendo decadere le caratteristiche di potabilità assoluta” dell’acqua, perciò (punto 2) si ritiene “che l’acqua così distribuita sia idonea al consumo umano per quanto riguarda l’utilizzo nelle cucine e nei servizi igienici, mentre se ne sconsiglia l’uso come acqua da bere”;

Considerato che:

- nonostante siano state molteplici nel corso degli anni le segnalazioni – da parte deanze impiegate nel Poligono – circa l’inquinamento dell’acqua nel Poligono di Capo Frasca, circa lo stato della condotta idrica e del serbatotio e considerato che – come sopra riportato – solamente nel mese di giugno del 2007, su iniziativa del Sindaco di Arbus e nonostante la segnalazione del Servizio infermeria della Base corca l’inidoneità dell’acqua del Poligono di Frasca sia stata comunicata nel settembre 2006, si è finalmente stabilita la non potabilità dell’acqua nella Sezione;

- a decorrere dalla citata analisi N.799 PROT. 1911/LTC/5 del campione di acqua per consumo umano del 1994 al 2007 sono passati ben 13 anni prima che fossero assunte le necessarie determinazioni da parte dei responsabili del R.S.S.T.A  e che si è dovuto attendere l’anno 2010 per il completamento di opere strutturali che, comunque, non garantiscono la “potabilità assoluta” dell’acqua;

- nel corso degli anni successivi al 2010 – a conferma dello stato dell’arte – sono stati molteplici i provvedimento di chiusura del servizio mensa di Capo Frasca;

- nel lasso di tempo che abbraccia un ventennio tra gli anni ’90 e il 2010, su un totale di circa 70 persone, 23 lavoratori – civili e militari che hanno prestato servizio nel Poligono di Capo Frasca – hanno contratto forme gravi di tumore, in 6 casi del sistema emolinfatico, in altri a carico di diversi organi, oltre che diverse patologie del sistema immunitario;

- di questi 12 sono deceduti, 7 sono invalidi permanenti, 1 risulta tuttora in terapia per linfoma, uno solo risulta essere guarito dalla leucemia;

- la maggior parte di essi ha riscontrato la patologia in permanenza di servizio e inoltrato regolare richiesta al Previmil per l’indennizzo della Speciale Elargizione (vittime poligoni);

- a nessuno di essi il Previmil ha riconosciuto l’indennizzo;

:-

- se il Ministero della Difesa e il Ministero della Salute siano informati di quanto accaduto nel Poligono di Capo Frasca negli scorsi decenni;

- come e se ritengano intervenire per assicurare nel Poligono di Capo Frasca il massimo rispetto delle norme esistenti in materia di igiene pubblica e per garantire certezze e rispetto del Diritto alla Salute ai lavoratori ivi impiegati;

- come e se ritengano intervenire per riconoscere ai lavoratori del Poligono che abbiano contratto gravi forme tumorali ed alle famiglie delle vittime un equo ristoro per le sofferenze patite a causa del servizio prestato allo Stato;

- se non ritengano necessario avviare una indagine che accerti le eventuali responsabilità ed omissioni.

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