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Il Sulcis tra disoccupazione e inquinamento: chi deve pagare?

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Il colonialismo si esprime in molti modi, avvelenando le nostre terre ed il nostro popolo, sfruttandolo e costringendolo a subire una politica economica di stampo coloniale che nega la possibilità di crescita e di riscatto economico e sociale. In alcuni casi, tutto questo si verifica contemporaneamente e concretizza una vera e propria dipendenza.

Da decenni il polo industriale di Portovesme avvelena la nostra terra e gli abitanti del territorio, ponendo i cittadini di fronte all'ambizione di un posto di lavoro malato in tutte le sue forme e, contemporaneamente, inibendo qualsiasi possibilità di sviluppo per un'economia alternativa e realmente ancorata alle risorse del territorio, rendendo impraticabile l'agricoltura e la pastorizia mentre viene assestato un duro colpo anche al turismo attraverso la costruzione di strutture orribili a ridosso delle coste.

Il FIU ancora una volta denuncia con forza lo stato di abbandono in cui versa tutto il territorio del Sulcis Iglesiente ed esprime la propria solidarietà agli operai - liquidati perché non più utili ai poteri economici basati sul foraggiamento temporaneo di denari pubblici – agli agricoltori ed allevatori ai quali le possibilità di sviluppo sono state scippate anni fa sotto i falsi miti di uno "sviluppo" economico che si è rivelato per quel che è: la morte del nostro territorio.

Invitiamo tutti gli abitanti del territorio ad unirsi ai cittadini attualmente impegnati nell'occupazione dei vigneti. Riteniamo che tumori e devastazioni ambientali non si possano prescrivere, come sta accadendo vergognosamente a Porto Torres; è ferma la nostra volontà ad organizzare insieme un percorso di lotte e rivendicazioni indispensabili affinché le responsabilità di grandi aziende e partiti italiani nell'avvelenamento del territorio vengano perseguite senza sconti.

Il FIU ritiene questo un passaggio - prima di tutto culturale - indispensabile al fine di attivare un reale sviluppo che non ponga più le popolazioni di fronte alla mortifera "scelta" tra salute e lavoro.

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