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"Le sovrapproduzioni di latte? Un Bluff che ci ha fatto perdere 100 Milioni di Euro"

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La sovrapproduzione di latte annunciata urbe et orbi dai trasformatori per l’annata scorsa si è rivelata un bluff clamoroso che è costato circa 100 milioni di euro al comparto agropastorale.
E’ quanto emerso ieri pomeriggio a Cagliari, durante la tavola rotonda promossa da Coldiretti Sardegna, nell’auditorium della Banca Intesa San Paolo, a cui hanno partecipato oltre 200 pastori provenienti da tutta la Sardegna.
All’incontro ha preso parte l’ex magistrato e ora presidente dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare Gian Carlo Caselli oltre al professore Giuseppe Pulina e il presidente e direttore di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu e Luca Saba.
L’ex magistrato ha ascoltato con attenzione gli interventi del direttore e del presidente di Coldiretti Sardegna che hanno evidenziato e smascherato, il bluff delle sovrapproduzioni di latte costruito da circa un anno dai trasformatori, per poi dire: “i dati sono fondamentali anche nello sforzo di difendere la legalità sull’agroalimentare. Devono essere precisi e corretti. Dai dati dipende una corretta informazione. Infatti informazione e trasparenza sono un binomio inscindibile”.
“Sul caso concreto - ha poi aggiunto l’ex magistrato - premesso che per me è impossibile prendere una posizione con cognizione di causa, posso dire che la cautela e il realismo sono profili che non stonano con l’informazione corretta. Non altrettanto il catastrofismo, in quanto si corre il rischio di evocare e favorire la catastrofe”.
Ad aprire la tavola rotonda è stato il direttore Luca Saba: “i litri di latte prodotti l’annata appena conclusa sono stati 286.611.739 (Fonte: Organismo di Controllo INEQ) e non 440 milioni come annunciato dai trasformatori”. Posizione che si basa sulla scheda (vedi sotto) del Consorzio del Pecorino romano che riporta i dati ufficiali sulle produzioni di latte.
“A marzo, in piena campagna latte, Confindustria, Legacoop e Consorzio di tutela del Pecorino romano – ha proseguito Luca Saba - avevano messo nero su bianco questa loro nefasta previsione in una lettera indirizzata al presidente della Giunta Regionale Francesco Pigliaru, in cui prevedevano una produzione di 440 milioni di litri di latte”.
Una previsione avventata e pericolosa, non suffragata da dati ufficiali, in cui si minacciava anche la chiusura anticipata dei caseifici, che ha ovviamente condizionato il mercato e influito pesantemente nel calo di oltre tre euro del prezzo del Pecorino romano (da oltre 9,50 è passato ai 6,50 di adesso). Calo che è costato al comparto circa 100 milioni di euro (3 euro X gli oltre 300 quintali di Romano prodotto nell’ultima stagione)”.
Coldiretti Sardegna ha sempre predicato prudenza e sottolineato che non si potevano fare previsioni basate su un’analisi parziale e prima della primavera, periodo che da sempre determina (in negativo o positivo) le produzioni.
“Un conto è dare numero, un altro dare i numeri – ha detto il professor Giuseppe Pulina -. Tutti i nostri ragionamenti scientifici li basiamo sui dati. Ce devono essere giusti e certi altrimenti, uno solo errato inficia tutta l’analisi”.
Riflessione del professore che segue la stessa linea di quando già affermò a marzo quando, ai trasformatori che parlavano di sovrapproduzione di latte del 30 per cento rispose che “le condizioni climatiche e altri fattori imprevedibili, così come hanno favorito la produzione in inverno, potrebbero influenzarla negativamente in primavera, con una chiusura dei conferimenti che si attesterebbe su un più 10-15 per cento, rientrante nella normale fluttuazione fra le annate”.
Cosi è stato, come conferma l’Organismo di Controllo INEQ che certifica, anzi, che le produzioni sono inferiori ai 300milioni indicati dai trasformatori per il 2015.
“A chi ha giovato dire che si sarebbero prodotti 120milioni di litri di latte in più? Forse a chi ha venduto più Pecorino romano?” si è domandato il presidente Battista Cualbu.
“Questa è l’ennesima conferma di un sistema opaco e dell’urgenza di trasparenza dei dati produttivi sul latte”.
“In assenza di trasparenza – ha detto - una parte della filiera (i trasformatori) utilizza i dati a proprio piacimento condizionando in maniera pesante il marcato e nascondendo le proprie incapacità. Chi ha fallito quest’anno non sono stati i pastori ma per l’ennesima volta i trasformatori che non hanno saputo programmare le produzioni di latte, concentrandole per il 69% sul Pecorino romano, senza curarsi dei tetti di produzione che si erano dati in seno al Consorzio di tutela del Pecorino romano. Tattica che si sta cercando di portare avanti anche ora, in cui si vogliono scaricare le proprie inefficienze sui pastori, proponendo prezzi assurdi per l’acquisto del latte e cercando di spuntare degli aiuti finanziari dalla Regione”.
“Come mai nessuno dei trasformatori – ha chiesto invece Saba - chiusa la campagna latte, ha rettificato pubblicamente i dati sballati sulle sovrapproduzioni?”.
Il bluff, infatti, si è svelato solo a Banari il 10 settembre scorso quando, durante un convegno, incalzati dalle analisi di Coldiretti Sardegna e dagli studi del professor Pulina, Giommaria Pinna dei F.lli Pinna ha ammesso che “quest’anno non c’è stato molto latte in più, forse anche meno del 10%”.
E a rafforzare questo inganno sono poi arrivati i dati ufficiale dell’Organismo di Controllo INEQ che attesta, non solo che i 100 milioni di litri in più non ci sono, ma che addirittura le produzioni per l’annata 2016 sono inferiori a 330 milioni di litri del 2015.
I dirigenti di Coldiretti Sardegna hanno poi ribadito le proposte dell’organizzazione.

  1.  Un Consorzio di secondo livello, già avanzato nel 2011 e poi fermatosi a causa della discontinuità politica verificatasi a livello assessoriale.
La proposta è semplice quanto pratica e consentirebbe quella concorrenza da più parti auspicata.
Si tratterebbe di aggregare in un unico consorzio tutte le cooperative che producono Pecorino romano incluse le associazioni di categoria del settore primario, che vedrebbe in fase di start up la compartecipazione della Sfirs con propri fondi.
In questo modo si unirebbe una parte oggi disaggregata che produce oltre il 60 per cento del Pecorino romano, consentendogli di esercitare e imprimere nel mercato la propria forza.
Una governance sociale globale di alto livello guidato da un management adeguato.
Compito del Consorzio di secondo livello è quello panificare la produzione annua; implementare una strategia di marketing; collaborare con università e centri di ricerca per promuovere la diversificazione delle produzioni; favorire la gestione delle eccedenze del prodotto con una immissione programmata sul mercato e la promozione di nuove produzioni preventivamente concordate con il mercato.

  1.  Istituire un soggetto terzo promosso dall'assessorato per l'Agricoltura.
Una Authority che riceve dai caseifici e mette a disposizione i dati dei conferimenti del latte, delle produzioni di formaggio, delle vendite e delle eventuali giacenze. Una adesione libera, in cui solo chi mette a disposizione della collettività i dati potrà anche usufruire degli aiuti pubblici.

  1.  La Regione non deve attuare alcun intervento di aiuto di credito nei confronti del mondo della trasformazione previa pubblicazione dei dati e in assenza di ricadute obiettive e dignitosa su tutta la filiera.
  2.  Istituire il credito di conduzione o credito di esercizio che in passato è stato largamente utilizzato dalle imprese agricole sarde e che pure oggi farebbe molto comodo e risolverebbe diversi problemi agli agricoltori e allevatori.
Secondo Coldiretti Sardegna, senza inciampare nelle restrizioni comunitarie, oggi è possibile riattivarlo; un prestito a tasso agevolato, a breve durate (una campagna agraria) che verrebbe incontro alle esigenze contingenti delle imprese agricole: servirebbe per sostenere parte dei costi vivi a inizio stagione.
In altre regioni come Piemonte, Emilia Romagna e Toscana, il prestito di conduzione è realtà. Anche in Sardegna, grazie al de minimis, la Regione, con procedure snelle, potrebbe stipulare delle convenzioni con le banche e abbattere i tassi di interesse per piccoli prestiti.
Servirebbe per superare lo strumento delle caparre con il quale le industrie casearie si sono sostituite alle banche e alla Regione ma che allo stesso tempo comportano per i pastori la firma di cambiali in bianco ai trasformatori.
 

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