Partecipa a IlMarghine.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

I sindaci del Marghine: “stanchi di fare gli esattori e governare la miseria”

L'Imu agricola, che probabilmente sarà sospesa dal Tar, accende la rabbia dei primi cittadini

Condividi su:

MACOMER – Italia contro Europa, Sardegna contro Italia, Comuni contro i livelli superiori di governo. È questa la fotografia del Paese attuale, con le diverse istituzioni che, a cascata, chiedono sacrifici ed effettuano tagli spesso indiscriminati sui livelli inferiori: ultimo anello della catena, i municipi, oggetto di una riforma che, nel rendere autonome le loro finanze, li sta rendendo sempre più esattori loro malgrado delle esose richieste statali.
Tra i diversi tagli, recenti sono state le modifiche al Fondo di Solidarietà Comunale, che ha penalizzato città dell'interno come Macomer (meno 300 mila euro di trasferimenti), ma anche Bolotana (meno 160 mila), Borore (meno 100 mila) portando invece soldi in più a molti Comuni costieri, favoriti dal passaggio di diverse seconde case ad abitazioni principali. Oggi, “a bilancio consolidato e chiuso”, come ricordano i sindaci del Marghine, arriva la mazzata dell'Imu sui terreni agricoli: tassa che, per i Comuni che si trovano al di sotto dei 600 metri sul livello del mare, sarà dovuta da tutti coloro che possiedono una “vigna” ma non sono imprenditori né coltivatori diretti. Una categoria numerosissima in Sardegna e anche nel nostro territorio.
A presentare pubblicamente la propria protesta sono tutti i sindaci dell'Unione dei Comuni del Marghine, capeggiati dal presidente e sindaco di Borore Tore Ghisu.
“Non si può parlare di 'tasse comunali' quando lo Stato trattiene tutta l'aliquota base”, ha detto Ghisu, “costringendo i Comuni a decidere un aumento se vogliono incassare qualcosa”. La storia è sempre la stessa: “il ricorso alla fiscalità locale per alimentare quella generale sta scaricando sui Comuni le difficoltà oggettive e il malcontento dei cittadini, con i sindaci chiamati a fare da parafulmine”. Ghisu afferma che “è giusto collaborare tutti al risanamento dei conti, ma da parte nostra la lotta agli sprechi è più che un dovere di legge, è una nostra volontà che stiamo perseguendo tra mille difficoltà come questa”.
La norma sull'Imu dei terreni agricoli arriva, come detto, a bilancio chiuso: il taglio dei trasferimenti è immediato, ma è pari ai ricavi che per i Comuni, per ora, sono solo presunti. Macomer avrà quindi 180 mila euro in meno, Bolotana 80 mila, Birori e Noragugume 30 mila. “Per recuperare questi fondi”, ha detto Ghisu, “l'Imu agricola potrebbe non bastare, forse dovremo ritoccare anche l'Imu sugli immobili”. Il rischio, secondo il sindaco di Borore, è che i sindaci possano “diventare bersaglio della rabbia dei cittadini: non possiamo restare da soli a subire la parte più devastante del risanamento dei conti pubblici”, e per questo l'Unione dei Comuni ha annunciato di avere formalmente aderito al ricorso contro la nuova norma, presentato al Tar dall'Associazione Nazionale dei Comuni. Ricorso che il Tar del Lazio ha recentemente ammesso, e che sarà discusso il 21 gennaio, appena 5 giorni prima della scadenza prevista per il pagamento; secondo il Sole 24 ore, comunque, è molto probabile che i giudici amministrativi sospenderanno il nuovo tributo, anche perché è stato istituito “troppo tardi per rispettare le regole di finanza pubblica senza generare effetti gravi sui bilanci dei Comuni”.
La beffa, inoltre, è che la norma esenta dal pagamento i cittadini dei Comuni che si trovano al di sopra dei 600 metri sul livello del mare: “trasferirò la casa comunale sul Monte di Sant'Antonio”, ha detto ironicamente il sindaco di Macomer Antonio Succu.
In ogni caso, la nuova “slealtà di Stato”, come l'ha chiamata lo stesso Succu, è l'occasione per contestare le modalità di azione del governo nei confronti degli enti locali.
“Lo Stato non capisce cosa sta succedendo nelle periferie e quali sono i pericoli per i sindaci”, ha detto il sindaco di Bolotana Francesco Manconi. Uno Stato che si identifica, ovviamente, nel Governo guidato da Matteo Renzi e dal Partito Democratico di cui anche Manconi, sebbene in modo sempre più critico, fa parte: “io non mi riconosco più nel modo di fare dei partiti, l'appartenenza politica non mi riguarda più perché mi sento lontano sia dalla Regione che dallo Stato, e mi sento in dovere di criticare perché queste non sono politiche di sinistra”. Le critiche, infatti, sono anche per il Presidente dellaq Giunta Regionale Francesco Pigliaru, “venuto in Provincia di Nuoro senza capire di cosa stiamo parlando: i problemi non si risolvono cliccando su internet”. Una delle questioni è, ad esempio, la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti: “dove è finita la premialità per la nostra raccolta differenziata?”, si è chiesto Manconi. “Alla Regione chiediamo una tariffa unica per lo smaltimento, così come c'è per l'acqua”, ha detto Tore Ghisu.
“Al taglio di 29 mila euro, che per noi è tantissimo”, ha detto invece la sindaca di Lei Marcella Chirra, “si aggiunge anche la chiusura dei servizi, come le scuole elementari: è vero che le pluriclassi non sono il massimo della qualità, ma rischiamo di diventare un paese dormitorio”. Chirra ha affermato che il suo Comune ha restituito quasi interamente il fondo destinato alle nuove nascite e ai trasferimenti di residenza: “chi volete che venga a vivere in paesi senza servizi?”.
“Andiamo verso l'imbarbarimento totale”, ha detto infine il sindaco di Bortigali Francesco Caggiari, “ma è solo grazie a noi primi cittadini che regge tutto il sistema: stiamo amministrando la miseria”.

Condividi su:

Seguici su Facebook