La questone del Centro di Permanenza e Rimpatrio (CPR) per i migranti che il sindaco di Macomer vorrebbe realizzare nell’ex carcere cittadino, sta creando in città legittmi contrasti e contrapposizioni. Da qualsiasi punto di osservazione si guardi questa complicata vicenda, non si può che evidenziare che, l’elemento che maggiormente l’ha accompagnata, appare la disinformazione colpevole con cui la questione è stata affrontata.
I cittadini ancora oggi non sanno che cosa dovrebbe essere il CPR e quali rischi potranno esserci per la comunità macomerese.
La sola responsabilità di questa disinformazione è tutta in capo al Sindaco di Macomer e a chi lo sostiene in questa scelta solitaria e potenzialmente scellerata. Abbiamo oggi una conferma del disorientamento che accompagna la volontà di realizzare a Macomer il CPR dallo sconclusionato documento con il quale il gruppo “Democrazia e partecipazione”, che sostiene l’attuale maggioranza in Consiglio comunale, interviene nel sostenere quella scelta con un documento pubblicato sulla stampa locale che avrebbe l’ambizione di chiarire il quadro normativo all’interno del quale dovrebbe operare il Centro per i rimpatri di Macomer.
Chiunque può accedere facilmente alla norma, sostengono gli esponenti di “Democrazia e partecipazione” e loro stessi la citano come segue per chiarire le idee alla cittadinanza e tranquillizzarne le paure: “Nei casi di cui ai commi 1 e 5, quando non e' possibile effettuare il rimpatrio dello straniero per cause di forza maggiore, l'autorità' giudiziaria dispone il ripristino dello stato di detenzione per il tempo strettamente necessario all'esecuzione del provvedimento di espulsione” (legge 46/2027 art 19 comma 1 lettera b); tale stato di detenzione sarà garantito con la permanenza coatta nei CPR”.
Sarebbe questo il passaggio determinante che chiarirebbe l’assenza di qualsiasi rischio per possibili difficoltà di gestione del CPR di Macomer e dei conseguenti potenziali problemi di ordine sociale ad essa legati.
Purtroppo per gli estensori del documento non è sufficiente avere l’accesso alla norma, ma la norma bisogna anche saperla leggere per poter operare una scelta che sia frutto di lucidità e abbia la finalità di perseguire il bene comune. I commi citati dal documento del gruppo “Democrazia e partecipazione” riguardano infatti soggetti già sottooposti a stato di detenzione o a condanna e nulla hanno a che vedere con i migranti che dovrebbero essere accolti nel CPR di Macomer. Questi non saranno detenuti ma potranno solo essere solo trattenuti così come disposto dall’art. 21(Modalità del tra enimento) D.P.R. 394/99 (Regolamento recante norme di a uazione del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma dell'articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, 286. ) che ha carattere di mero precetto, non accompagnato da alcuna sanzione.
Per questo saranno liberi di allontanarsi dal Centro salvo essere poi riaccompagnati dalla forze dell’ordine.
Insomma, il documento che voleva chiarire, aumenta notevolmente i dubbi. La scelta che il sindaco ha operato per la realizzazione del CPR sembra basarsi su fondamenta sempre più instabili che non possono che aumentare il disorientamento dei cittadini e della comunità.
Colpisce che lo strafalcione giuridico in cui incappa il gruppo politico della maggioranza che governa Macomer, riguardi proprio un tema così delicato che, differentemente da quanto affermato nel documento, sindaco e maggioranza hanno affrontato senza alcuna sensibilità, con la protervia di chi ha disimparato a dialogare democraticamente con le forze politiche, sociali e con i cittadini di Macomer.
Colpisce ancora che a questa superficialità giuridica si accompagni anche l’offesa irresponsabile nei confronti di chiunque, su questo tema, ha solo chiesto una discussione chiara, aperta e democratica per evitare una scelta tutt’altro che ragionata e condivisa.
“Non possiamo e non vogliamo minimamente pensare che la nostra comunità sia rappresentata in futuro da soggetti poveri di sentimenti e di idee, che pongono l’odio razziale alla base del loro programma elettorale”. E’ forse questa l’unica affermazione che condivido del documento di “Democrazia e partecipazione” perché mai vorrei che l’odio razziale possa mettere radici nella nostra comunità.
Ma con la stessa fermezza non vorrei mai che chiunque dovesse in futuro amministrare Macomer, si ponga di fronte a questi temi con la protervia e la sciatteria con cui l’attuale Giunta ha imposto alla città la questione del Centro di Permanenza e Rimpatrio.