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CPR a Macomer, Gina Falchi: “La scelta non è stata condivisa con la comunità, si faccia un'assemblea pubblica e un referendum”

Il documento firmato da Gina Falchi, candidata alla carica di Sindaco di Macomer

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In merito al comunicato del gruppo Democrazia e  partecipazione, vorremmo sottolineare l’ormai povertà di argomentazioni nel giustificare agli occhi della popolazione di Macomer, ciò che è evidente per tutti, ossia che l’apertura del CPR in città è una scelta imposta alla popolazione. Ha dell’incredibile leggere che in città  “aleggia un clima di odio e xenofobia”. Ma come? Un gruppo che si chiama Democrazia e partecipazione, da mesi, accusa di razzismo e xenofobia i cittadini che esprimono un pensiero diverso e di disaccordo rispetto alle decisioni della maggioranza e del sindaco, tradendo di fatto il nome stesso che portano, dal momento che tale decisione è un’imposizione lungi dal vero dibattito e confronto democratico.

La popolazione chiede da tempo un incontro con i rappresentanti politici della città, non solo per le rassicurazioni del caso, quanto per poter dialogare con il primo cittadino, parlare con lui, avere un confronto diretto e democratico.

Io sarei pronta a confrontarmi a spiegare pubblicamente, sia come cittadina che nella veste di  candidata alla carica di sindaco di Macomer per il Movimento Cristiano Forza Popolare, le ragioni che ci spingono a dire no al Cpr di Macomer.

In alcuni punti del documento,inoltre, si parla di frange xenofobe, come se la popolazione non fosse in grado di ragionare e di pensare con la propria testa, di farsi un suo pensiero e veramente, questo sembra essere un insulto ai cittadini. La realtà è che forse si vogliono etichettare altre parti politiche che hanno la colpa di aver acceso un dibattito che vuol essere democratico. Appare così strano che oggi le persone vogliano finalmente poter far sentire la propria voce?

Cosa c’è di razzista, xenofobo e di violento nel voler prendere parte attiva alla vita politica della propria città? Ancora, è pur vero che lo Sprar e il CPR sono due facce della stessa medaglia, ossia la necessità di risolvere e di gestire il problema immigrazione, sfuggito di mano al governo centrale. Ma ci sono delle sostanziali differenze che i cittadini hanno benissimo colto da soli, senza essere stati pilotati da alcuna frangia politica: l’accoglienza diffusa garantisce al Comune di essere attore principale nel processo di integrazione accogliendo un numero definito e limitato di persone realmente richiedenti asilo, nel secondo caso invece si constata la stessa incompatibilità di coesistere nel medesimo territorio aderente allo SPRAR, accogliendo un non ben definito numero di clandestini e irregolari. In tal caso è la palese rinuncia da parte del gruppo di maggioranza e del sindaco alla famosa clausola di salvaguardia, gravando il territorio di un ulteriore sforzo sociale.

Riteniamo che sia necessario invece delineare una prospettiva di sviluppo che dia respiro a tutto il territorio e ai nostri giovani in particolare e che non siano solo le ricadute economiche di SPRAR e CPR, come a  dire che questa sarebbe l’unica alternativa per Macomer.

Perciò ci auspichiamo che anche questa amministrazione non commetta il medesimo errore delle precedenti, che rifiutando un certo referendum sul mercato civico, hanno regalato una piazza non luogo alla città, e che memore di quell’errore, stavolta, questa amministrazione abbia il buonsenso di accogliere la richiesta di referendum di minoranze e cittadini. Sempre in nome di una politica democratica.

 

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