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MACOMER. «Noi, unico argine alla “libanizzazione” di Macomer»: l'intervento di Gianfranco Congiu in Consiglio

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MACOMER. Riceviamo e pubblichiamo l'intervento del capogruppo di maggioranza Gianfranco Congiu, portato all'attenzione del Consiglio nel corso dell'ultima assemblea tenutasi Lunedì sera e nella quale si è proceduto alla surroga dei 4 consiglieri di minoranza dimissionari, con l'unico nuovo ingresso tra i banchi dell'opposizione del rappresentante di Italia Viva, Daniele Nieddu.

C’è una fucina politica che da anni lavora per trasformare Macomer in quello che la nostra città non è mai stata: un teatro di guerra più che un luogo di elaborazione politica; un luogo di guerriglia urbana tra piccoli gruppuscoli dominati da piccoli leader ambientali, in perenne conflitto, geneticamente incapaci di stare assieme, però disponibili, anzi disponibilissimi, ad imbarcare chiunque quando ciò è “funzionale allo scopo” (tradotto: far fuori qualcuno).

E se poi quel qualcuno ha la vocazione al dialogo, alla moderazione, ad aprirsi al confronto e viene riconosciuto dagli antagonisti come interlocutore affidabile, ecco che allora scatta durissima la reprimenda.

In passato li chiamammo “avvelenatori di pozzi”, in auge almeno sin dal 1992: chi si ricorda la storia di quel candidato sindaco in pectore freddato dal suo stesso fuoco amico, reo solo di essere stato interlocutore moderato, dialogico e dialogante, gradito anche agli antagonisti democristiani e non solo ai compagni e agli alleati?

Un testimone, obiettivo cronista di quei fatti, scriverà a distanza di quindici anni “forse sarebbe stato giusto appoggiare quel candidato sindaco, sarebbe cambiata la storia della nostra città”.

E come dargli torto. Ancora oggi paghiamo per quella mancata svolta e ancora oggi la storia si ripete: cambiano i soggetti da abbattere ma il copione è lo stesso, così come i califfi sono sempre gli stessi, sempre conflittuali tra loro ma sempre disponibili al "tutti dentro" e oggi ancor più disponibili, ben lieti di imbarcare anche le destre e i fasci.

Tutti ricordiamo le amministrative del 2018 quando almeno due anni prima delle elezioni le opposizioni consiliari si strinsero d’amore per la casta voluttà dei sensi attorno ad un calcolato e ipocrita “volemose bene” in cui il fine (sbarazzarsi dell’avversario) giustificava il mezzo, ossia quella strana e innaturale alleanza tra soggetti che non si erano propriamente amati.

Sappiamo tutti come andò: una potenza di fuoco virtuale di circa 4000 voti (sommando il risultato elettorale che ebbero le quattro liste antagoniste nel 2013) ridottesi nell'urna del 2018 a poco più di 1800 preferenze.

È evidente che la loro base elettorale quei rancori e quelle inimicizie non le aveva ancora superate.

Cosa sia stato di quella cordata oppositiva è oggi sotto gli occhi di tutti: quattro fazioni nuovamente in lotta con il coltello tra i denti, sfrangiate, isolate, scollegate rispetto ad una base elettorale che non ha capito, non ha accettato, ne' ha ancora digerito quelle dimissioni arraffazzonate, rassegnate così, a sa cua, senza dibattito, senza spiegazioni, ripudiate e smentite persino dai loro stessi subentranti.

Il tutto condito nei giorni a venire da una sarabanda di voti in pagella (rigorosamente insufficienti) e severe critiche di immobilismo politico dispensati alla stessa opposizione dal suprematista rosso, noncurante che a farne le spese non sarà solo Uda ma anche il suo punto di riferimento in consiglio comunale (Demontis).

E che dire delle randellate che adepti di quella fucina stanno generosamente elargendo – nella indifferenza generale – al buon Daniele Nieddu, responsabile di aver accettato la carica di consigliere comunale per garantire la rappresentanza a chi quella lista aveva votato. Quindi non per fare la guerra a chicchessia ma per sostenere le azioni e i programmi attesi.

Se questa è la Macomer che qualcuno ha in mente, l’uno contro l’altro armati, io non ci sto e continuo a pensare che noi rappresentiamo davvero l’unico argine democratico alla "libanizzazione" della nostra città.

Gianfranco Congiu, Capogruppo di Maggioranza 

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