BOLOTANA. La sensazione, all'uscita dal primo Consiglio comunale del 2020, è quella di scoramento. Non è da escludere che molti bolotanesi, almeno quelli che hanno sempre prestato attenzione alla politica comunale, con una presa di distanza sempre più evidente e manifesta stiano ponendo in atto un atteggiamento di prudente precauzione a fronte del rischio, da non sottovalutare, di venirne fuori in una sorta di “marcia dei colitici” di gaberiana visione.
Una maggioranza sconsolatamente muta e una Sindaca che detta tempi, ritmi, toni e approcci, quasi a confermare la cifra stilistica che è sempre quella di una rigidità personale portata all'estremo, con spiccato taglio notarile, esibita in quella che è la grande sala riservata al confronto politico, nella quale ormai i cittadini non si recano più per seguire dibattiti sempre più inariditi e formalistici.
Fuori c'è un paese, il secondo per importanza nel Marghine, che versa in uno stato di abbandono dilagante e disarmante (tanto che singoli e gruppi di cittadini stanno mettendo in campo azioni autogestite per ridare una dignità minima a strade comunali soffocate dal fieno e persino a centralissimi incroci urbani in pietose condizioni).
Dentro l'aula invece il tempo sembra essere sospeso e il clima, oltre che teso, è surreale.
Nella prima riunione del 2020 dell'assemblea civica bolotanese – dato già di per sé emblematico che non necessita di ulteriore approfondimento – a metà di quell'anno che passerà alla storia per gli effetti della pandemia mondiale da Covid-19 e per la drammaticità delle sue ripercussioni sul piano economico e sociale, non si discute di azioni straordinarie per la ripartenza mirate a sostenere il sistema economico locale e le famiglie e non si discute neanche di programmazione e di bilancio, di strategie, idee o iniziative.
Lontanissimi da una reale azione politica-amministrativa, non si riesce a chiudere neppure il Bilancio Consuntivo dell'anno precedente - che dovrebbe essere l'ordinario - perché gli atti non sono ancora pronti. Significa che, per il 2° anno consecutivo, si sforano i termini previsti dalla legge per la sua approvazione, che quest'anno, grazie ad ulteriori proroghe, era fissato proprio in concomitanza della riunione di Consiglio, il 30 Giugno (lo scorso anno alla fine arrivò il Commissario nominato dalla Regione per assolvere all'adempimento e lo scioglimento del Consiglio, previsto dalle norme in materia, fu evitato solo dalla decisione dell'Assessore regionale competente).
All'ordine del giorno dell'assemblea ci sono 7 punti più l'approvazione dei verbali della seduta precedente, che è appunto quella del Dicembre 2019.
Due sono ratifiche di altrettante variazioni ad un Bilancio di previsione non ancora approvato, relative ai fondi stanziati dallo Stato per i cosiddetti “Buoni Spesa” e a quelli stanziati dalla Regione Sardegna per la misura degli 800 euro. Sul primo punto è scoppiata la bagarre. Ci torneremo dopo.
Altro punto è il Piano delle alienazioni e valorizzazioni, rimasto intatto rispetto a quello dell'anno precedente e riapprovato tal quale.
Uno dei passaggi più interessanti poteva essere quello dell'approvazione della Tari, la tassa sui rifiuti, per l'anno 2020, per la quale sono state confermate le tariffe dello scorso anno. Peccato che non vi sia il relativo Piano Finanziario, ossia il documento fondamentale ed essenziale che attesta il costo complessivo del servizio per l'anno in corso, che verrà prodotto dalla ditta Ciclat e approvato entro Dicembre. Fino ad allora non si potrà materialmente sapere quanto i cittadini pagheranno effettivamente in bolletta: “qualora il Piano finanziario determini un maggiore costo del servizio – ha detto la Sindaca Annalisa Motzo – l'eventuale conguaglio verrà ripartito nei tre anni successivi a partire dal 2021”.
L'emergenza Covid ha portato ad attivare particolari modalità di raccolta dei rifiuti – è stato spiegato - per cui i costi potrebbero effettivamente essere aumentati. In quel caso, le maggiorazioni saranno spalmate sul tributo pagato dai cittadini negli anni successivi.
In un passaggio in Consiglio privato della sostanza dei numeri e delle proiezioni sui pagamenti della Tari, la Sindaca ha comunque anticipato l'intenzione di voler apportare delle riduzioni per le utenze commerciali costrette alla chiusura temporanea per il Covid. L'esempio portato è quello del possibile azzeramento, per il periodo di chiusura delle attività, della sola parte variabile che compone la tariffa, ossia di quella parte di tributo non legata ai metri quadri dell'immobile ma alla produzione reale del rifiuto. La minoranza ha proposto invece l'inserimento in delibera della sospensione totale del tributo Tari per il periodo di chiusura delle attività, ma non è stata accolta. In realtà, neanche la possibile riduzione parziale che l'Amministrazione ha dichiarato di voler applicare è stata deliberata, rimandata evidentemente a quando si avrà un quadro completo rispetto al costo totale del servizio.
Altro punto all'ordine del giorno era l'approvazione del regolamento IMU, votato dalla maggioranza nella più ferma contrarietà della minoranza ed in particolare del consigliere Manolo Deriu, che chiedendo di rivederlo e modificarlo lo ha bollato come “monco”, specificando che così com'è non consente di capire né chi deve pagare né quanto.
Infine, gli altri due punti previsti in convocazione erano due comunicazioni della Sindaca Annalisa Motzo.
La prima riguarda l'utilizzo di un contributo di 50mila euro concesso dal Ministero dell'Interno per interventi sugli immobili di proprietà comunale: l'Amministrazione ha deciso di destinarli ai lavori sulla Caserma dei Carabinieri, per il rifacimento del tetto.
La seconda comunicazione invece sul cantiere Lavoras da circa 80mila euro. L'Amministrazione intende completare i lavori del piano terra della casermetta di Bardosu, dove si è deciso di insediare la sede della Protezione Civile comunale e di Forestas, e del parco Satta.
Torniamo invece alla bagarre di avvio seduta che ha segnato l'andamento ed il clima della riunione.
Il punto all'ordine del giorno era la ratifica della variazione relativa ai Buoni Spesa. Questione che sembra lontana anni luce, ma che pubblicamente, vista la prolungata mancata convocazione del Consiglio, non era mai stata discussa. La Consigliera di minoranza Antonella Pisanu pone alla Sindaca Motzo la domanda specifica sulle modalità di erogazione di quei buoni, incredibilmente consegnati dall'ultima finestra dell'ufficio Anagrafe con gli aventi diritto in fila fuori sulla Piazza del Popolo. La Prima Cittadina, lontanissima dall'aver anche solo vagliato la possibilità di riconoscere l'errore, ha scelto una altezzosa quanto inquietante strategia di attacco: “Chi è venuto a quella finestra è venuto per fare tutte le attività dei vari uffici. Il fatto che siano stati dati dei buoni non è venuto fuori per caso, ma semplicemente perché qualcuno che si è sentito, pare, colpito, non ha operato le giuste rimostranze chiedendo di parlare con l'impiegato, coi funzionari o col Sindaco o di prendere carta e penna e fare un'osservazione scritta per dire che si era sentito umiliato. L'unica cosa che è venuta fuori è una denuncia sulla stampa. Così noi abbiamo detto: mah, sarà pure che qualcuno che si è sentito così, bene, che si presenti e vediamo cos'è che è stato leso. Ad oggi non si è presentato nessuno, ok?”.
A ribattere è la stessa Pisanu, ricordando alla Sindaca che quel Giovedì 16 Aprile sulla pagina Facebook e sul sito del Comune era stato pubblicato l'avviso per comunicare che da quella mattina era operativa la distribuzione dei buoni spesa presso il Comune.
“Continua a leggere – intima la Sindaca – in quell'avviso c'era scritto che si sarebbero presi appuntamenti telefonici con le persone e che si sarebbe dato un orario. Se uno si è sovrapposto all'altro – è la chicca imprevista – due sono le cose: uno è arrivato in ritardo, l'altro è arrivato in anticipo, altrimenti non si sarebbero sovrapposti. Punto”.
Insomma, alla fine la responsabilità di quanto accaduto, nella visione di Annalisa Motzo, è degli utenti che dovevano ritirare i buoni!
E poi ancora: “nessuno sapeva cosa stavano distribuendo dalla finestra, se non grazie alla notizia sulla stampa. Dire che si è esposta una persona al pubblico ludibrio, tra l'altro senza nessun riscontro oggettivo, e ribadisco, senza nessun riscontro oggettivo – scandisce con voce alterata la Sindaca - perché ancora oggi io, l'amministrazione e gli uffici stessi siamo a disposizione di chiunque abbia qualcosa da dire e da scrivere nel merito. Negli uffici però, si presenta agli uffici e dice: io a tale ora in tale giorno ho avuto questo, mi avete causato questo danno”.
Quale sia la ratio di questo “invito” al passaggio negli uffici comunali per chi si è sentito offeso nella dignità, oltre che esposto personalmente da una modalità di consegna che non ha il minimo fondamento nella deontologia del servizio sociale a cui i buoni fanno capo, ovviamente la Sindaca Motzo non lo spiega. Forse, in maniera più propria, chi tra le 82 persone beneficiarie della misura si è sentito umiliato, un passaggio lo dovrebbe fare (e magari lo ha anche fatto) presso gli uffici delle autorità competenti, non certo presso quelli comunali.
In una scena penosa, da far rivoltare lo stomaco, andata avanti con argomentazioni e ricostruzioni imbarazzanti - di cui scegliamo di non dar ulteriormente conto per il rispetto che si dovrebbe sempre alle persone, alla loro dignità e alla comune intelligenza - un'intera maggioranza, compresa l'Assessora ai Servi Sociali Annarita Ortu, competente sulla questione per ruolo ricoperto in Giunta, è rimasta muta, incapace di esprimere anche solo una bozza di pensiero che potesse riportare un briciolo di umanità e di buon senso dentro un'aula che dovrebbe essere quella istituzionale che lavora per i suoi cittadini.