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Iscaminaut dei Barbariciridicoli vince il Premio Gramsci : la nostra intervista al Regista Tino Belloni

L'ultimo spettacolo della compagnia I Barbariciridicoli vince la XV edizione del premio Gramsci nella sezione Poesia e Prosa in italiano

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La Giuria della XV edizione del prestigioso premio letterario intitolato ad Antonio Gramsci ha tributato alla Compagnia I Barbariciridicoli nella sezione Poesia e Prosa in italiano, attribuendo una menzione al testo dello spettacolo “Iscaminaut, o del Figlio Improdigo”, scritto a più mani dagli attori Federico Careddu, Maddalena Solinas, Giovanni Nachira e dal regista Tino Belloni. Un testo di teatro politico e civile, sul solco delle commedie dal riso amaro, incentrato su un tema importante e di attualità quale omosessualità e omofobia.  La Compagnia non si esenta dal proporre anche nei palchi delle piccole comunità della Barbagia e della Sardegna centrale (oltre che delle città) un tema di questa portata, scottante, spesso ancora velato di tabù.

Di seguito, l’intervista al regista della spettacolo Tino Belloni.

-Com’è  nato lo spettacolo “Iscaminaut”? Perché hai deciso di renderlo un’opera della tua compagnia?

-Iscaminaut è nato, come quasi ogni spettacolo della compagnia, all’interno di un laboratorio teatrale. Quest’ultimo,  finanziato dal Gal Marghine, si è svolto nell’istituto tecnico Satta di Macomer, ha coinvolto sia studenti alle prime armi, che attori già avviati nel mondo della recitazione. Il fulcro tematico riguardava la valorizzazione dei prodotti agroalimentari del territorio, durante il laboratorio si è lavorato molto sull’improvvisazione, in vista del saggio di fine anno, e tra tutti gli sketch validi ho sviluppato interesse per uno in particolare: tre ragazzi (tra cui il protagonista dello spettacolo, Federico Careddu) avevano deciso di trattare il tema dell’omosessualità. Ovviamente mi sto riferendo a una semplice bozza, un qualcosa di scarno, ma pensai fosse un ottima base di partenza. Diedero i loro contributi per la sceneggiatura lo stesso Federico Careddu, Maddalena Solinas e Giovanni Nachira (in seguito sostituito da Roberto Piredda) anch’essi interpreti principali. Una volta presentato lo spettacolo al saggio (al tempo, di appena 35 minuti), decisi che non doveva finire così. Estesi la sceneggiatura, accolsi gli attori principali nella compagnia, e insieme lavorammo per la promozione di Iscaminaut.

-Quali erano le aspettative nei confronti dello spettacolo? Una volta aver assistito al responso critico, sono state soddisfatte?

-Sì, le mie sono state soddisfatte pienamente, il pubblico segue attentamente lo spettacolo, nella prima parte si diverte, poi si precipita in questo finale drammatico che arriva improvviso in questa folata di vento inaspettata ed esplode in un temporale. Lo spettatore rimane sicuramente sorpreso rispetto a questo cambio improvviso di registro, reagisce in maniere differenti, reazioni concordanti, critiche, chi addirittura ha abbandonato la sala. A fine spettacolo apriamo sempre un dibattito, ed è una gioia confrontarsi con persone così attente, ascoltare i loro interventi, persino i più giovani si mostrano interessati (quando per esempio, visitiamo le scuole) Rispetto alle aspettative forse lo spettacolo è andato anche oltre.

-Parlaci dell’idea politica dietro Iscaminaut. Eri più puntato sulla provocazione o sulla sensibilizzazione nei confronti di chi non si sente colpito dall’argomento?

-Sicuramente alla sensibilizzazione, sono convinto che la provocazione allontani un certo tipo di pubblico, per questo lo spettacolo ha una prima parte di commedia, che considero un po’la carota con la quale addolcire un pubblico non abituato ad un certo tipo di teatro impegnato. Il teatro è di per sé politico e attraverso le emozioni che trasmette, inevitabilmente, veicola dei messaggi, perciò bisogna stare bene attenti, bisogna essere coscienti della morale che si vuole trasmettere. La mia intenzione è divulgare un messaggio di non violenza, di rispetto e di accettazione e comprensione  del diverso. Il teatro ha anche una funzione pedagogica, sono dell’idea che questo sia un aspetto fondamentale. Di certo abbiamo colto la palla al balzo in un periodo in cui l’argomento era sulla bocca di tutti; Iscaminaut ha debuttato un anno e mezzo fa, durante l’approvazione delle unioni civili, un importantissimo progresso sociale, purtroppo rallentato dalla presenza del vaticano, che sicuramente ha influenzato il pensiero collettivo, perciò sono contento di essere stato attivo in un periodo del genere. Concludo dicendo che il nostro è un teatro di piazza, noi rivolgiamo i nostri spettacoli a dei gruppi di pubblico assoggettati a una mentalità territoriale ristretta. Ovvio, sono contento di condividere il mio pensiero con chi è d’accordo con me, ma preferisco persuadere chi ancora si ritrova dubbioso al fronte di certe tematiche.

-Parliamo del prestigiosissimo premio Gramsci. Vorremo sapere come hai reagito alla vittoria? Durante la stesura della sceneggiatura hai dedicato un pensiero anche al riconoscimento?

-Nel momento in cui nasce lo spettacolo assolutamente non ho presente alcun premio letterario, pensate con lo storico spettacolo Manichinzuzù abbiamo vinto il premio Montanaru dopo ben 17 anni. Perché? Semplicemente perché ho deciso di presentarlo dopo 17 anni. Per tutto questo tempo mi sono principalmente preoccupato di realizzare spettacoli teatrali, dopo un po’ mi sono reso conto che i miei testi potevano avere un valore letterario non indifferente e da allora ho deciso di far partecipare i miei testi ai concorsi letterali, ma questo viene comunque dopo, quando lo spettacolo è ultimato. La stessa cosa è successa con Iscaminaut, realizzai il suo valore drammaturgico così decisi di farlo partecipare a dei concorsi. In realtà, il Premio Gramsci è il primo concorso alla quale partecipa lo spettacolo, ed è stato subito premiato. E’ stato un grandissimo onore ricevere il premio, “dedicato a un pensatore della statura di Gramsci”, una figura di spicco riconosciuta a livello internazionale, sarda d’altronde. Questo mi rende ancora più orgoglioso. Ammetto che ci stessi sperando tanto, quando ho saputo della vittoria ho fatto letteralmente i salti di gioia, aspettavo l’esito che di certo non era scontato: al premio Gramsci partecipano diverse opere, anche romanzi ,in concorso in una sezione dedicata a poesia e prosa a livello nazionale. E’ letteralmente un sogno che diventa realtà.

-Ultima domanda: sappiamo che ti trovi nel bel mezzo dell’ennesimo tour del celebre spettacolo “Marcella”, volevamo chiederti quali sono le tue prospettive nei confronti di Iscaminaut, le tue speranza, Iscaminaut approderà mai in continente?

-Naturalmente ho grandi progetti per Iscaminaut, pensa abbia le potenzialità per approdare oltre Tirreno. Lo stiamo già promuovendo e, perciò, speriamo in breve che si possa diffondere per la penisola. Noi, ristretti in quella piccola isoletta, a volte pensiamo di essere tagliati fuori dal mondo, e che quindi certe problematiche esistano solo da noi, ma non è così. Certi cose purtroppo esistono dappertutto, perciò bisogna lottare per diffondere un messaggio positivo, bisogna lottare per annientare ogni pregiudizio. All’origine il testo dello spettacolo era per il 90% in in lingua sarda, abbiamo deciso di tradurlo quasi completamente in italiano (mantenendo comunque invariati alcuni termini per donare al testo un carattere più territoriale) a riprova che siamo intenzionati ad andare lontano.

-Grazie Mille Tino, auguriamo buona fortuna a te e tutta la compagnia I Barbariciridicoli e speriamo che i tuoi progetti più prossimi possano concretizzarsi.

-E’ stato un immenso piacere, auguro buona fortuna anche a voi de IlMarghine.net.

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