"Pigliaru convochi immediatamente la conferenza regionale sulle servitù militari, convochi tutte le rappresentanze del popolo sardo, rovesci il tavolo Stato-Regione.
È giunto il tempo che alle prese in giro si risponda con il conflitto istituzionale e la mobilitazione sociale, anche per rimediare al grave errore compiuto di lasciare che la vertenza servitù militari venisse declassata da battaglia di popolo a tavolo tecnico-istituzionale.
"Noi non vogliamo Trident Juncture": questo - a mio avviso - dovrebbe gridare la Regione, insieme a noi, in faccia al Ministero della Difesa ed interporsi fisicamente fra il territorio e la Nato.
Una esercitazione mostruosa, un grottesco esercizio muscolare della Nato sbattuto in faccia alla Russia di Putin proprio nel momento in cui si stanno trattando le alleanze contro il Califfato Daesh, ed in più un sicuro violento impatto ambientale nella nostra Isola, per l'ennesima volta teatro dei giochi di guerra delle potenze occidentali.
Penso che su questa vicenda dovrebbe mobilitarsi tutta la politica e la società sarda, le associazioni ambientaliste e sindacali, quelle culturali e del volontariato, per dire - una volta per tutte - che i sardi sono stanchi di povertà, sottosviluppo, occupazione militare e dissesto idrogeologico, che è giunto il tempo del risarcimento.
Ora è chiaro cosa ci sta costando il calo di tensione e di attenzione pubblica: ci ritroviamo da una parte le mega esercitazioni Nato, dall'altra le dichiarazioni del capo di stato maggiore dell'Esercito che si permette di dichiarare "intoccabili" le servitù, quasi fosse un ministro o un presidente del Consiglio, quasi davvero risiedesse in capo a lui il diritto di decidere.
Sono convinto perciò sia giunta l'ora di un radicale cambio di strategia".