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“Pochezza e menefreghismo della Regione nei confronti di Ottana”: gli operai dimenticati tornano all'attacco

La corposa nota stampa di un gruppo di lavoratori di Ottana Polimeri

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Negli ultimi giorni abbiamo letto con piacere sui quotidiani regionali e sui blog, prese di posizione da parte di politici regionali e amministratori locali sul tema di Ottana e della crisi industriale.

Il tema è ovviamente sempre lo stesso: come far ripartire il lavoro all’interno del sito industriale di Ottana e soprattutto come convincere la Regione Sardegna a riprendere in mano il ruolo che li compete e risolvere il problema della deindustrializzazione del Nuorese.

Ora, con l’iniziativa del sindaco di Ottana e della sua giunta, ci pare che veramente si sia arrivati al capolinea.

Almeno mossi dalla vergogna e da un briciolo di dignità personale, la Regione Sardegna e i sindacati dovrebbero avere il coraggio di prendere in mano la situazione e concretizzare l’unica opzione possibile e ovvia per il rientro a lavoro degli operai di Ottana Polimeri, Ottana Energia e ditte esterne.

La soluzione che da anni prospettano gli operai di Ottana Polimeri, tanto per cambiare, è sempre la stessa: riavvio delle produzioni PET e utilities della centrale, sia con il gruppo Clivati o con altri imprenditori.

Nel nuovo articolo pubblicato pochi giorni fa sul sito specializzato in mercato del PET, si da conto dell’ennesima acquisizione di impianti di produzione PET da parte di Indorama.

Tale notizia è solo l’ultima di una serie di acquisti fatti dalla multinazionale tailandese in Europa e ora negli Stati Uniti. Questa notizia non fa altro che dimostrare quanto i lavoratori di Ottana Polimeri dicono da anni: non c’è nessuna crisi del mercato del Pet, né Europeo né mondiale.

Il sito di Ottana è fermo solamente per puri calcoli speculativi della multinazionale Indorama e del suo gestore del sito Paolo Clivati.

Alla luce di tutto ciò appare evidente come la Regione Sardegna, che più volte è stata chiamata in causa dagli operai, deve intervenire con forza sulla multinazionale convocandola in maniera univoca in Regione ed al MISE.

Il motivo della convocazione è noto a tutti ormai: chiedere conto di che fine faranno gli impianti di Ottana Polimeri, nuovi e fatti con soldi pubblici e quali sono i problemi per il riavvio di tali impianti. Solo sedendosi attorno ad un tavolo ed analizzando tutti gli aspetti di criticità , si possono trovare soluzioni che consentano il rientro a lavoro di tutti gli operai e non solo.

Evidenziamo invece che come anche in altre vicende, il silenzio della Regione Sardegna e dei sindacati sia ormai assordante. Una Regione che oltre che fare promesse ai lavoratori non mantiene mai ciò che dice di fare.

Arrivando infatti a 4 anni dall’inizio della vicenda Ottana Polimeri a non aver cavato un ragno dal buco.

Non possiamo certo elogiare l’atteggiamento del Presidente Pigliaru e dell’Assessore Piras, che non riescono neppure a convocare il gestore del sito, per farsi dare spiegazioni su circa 350 licenziamenti finora effettuati .

Ciò dimostra la pochezza e il menefreghismo della Regione nei confronti di Ottana e dei suoi lavoratori, lasciandoli in balia della NASPI e dei fantomatici piani di rientro legati alle altrettanto fantomatiche filiere agroalimentari. Su quanto fatto finora dai 3 sindacati CGIL CISL UIL , preferiamo non soffermarci, crediamo che quanto detto finora valga anche per loro.

Ricordiamo ancora a tutti, che gli impianti di Ottana Polimeri sono nuovi, all’avanguardia della tecnica e rispettosi delle più severe norme anti inquinamento. Le maestranze interne ed esterne sono le migliori e l’impianto di Ottana è l’unico in Italia per la produzione PET, quindi STRATEGICO sia per la nazione che per il centro Sardegna.

Restiamo comunque sempre fiduciosi anche nell’avvio delle nuove iniziative nel settore agroalimentare che dovrebbero quindi riassorbire i circa 350 lavoratori espulsi dal gruppo Clivati/Indorama. Iniziative che noi speriamo vedano presto l’avvio, anche perché ampiamente sponsorizzate da tutta una corrente anti industriale che spera e auspica la fine definitiva dell’industria chimica a Ottana. Tutto ciò a noi va benissimo, non siamo certo innamorati degli impianti che producono acido e del lavoro su turni. Siamo invece innamorati del lavoro serio, stabile, che dia dignità e plusvalore all’economia del centro Sardegna. Cosa che con buona pace di alcuni fino a qualche anno fa ha fatto la chimica.

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