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Inceneritore: presentato il nuovo progetto, contrari anche medici e veterinari

Tante le critiche di comitati e cittadini, assente la politica locale

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MACOMER – È stato presentato ieri mattina il progetto per la costruzione del nuovo inceneritore, che sostituirà le due linee attualmente presenti a Tossilo. La costruzione è stata finanziata con circa 50 milioni di euro, provenienti da fondi europei erogati dalla Regione e legati all'Accordo di Programma per l'area di crisi di Macomer, e sarà realizzata da un'associazione temporanea di imprese capeggiata dalla padovana Area Impianti.
Il progetto, come annunciato, è stato fortemente contestato dai tanti presenti all'incontro, cominciato alle 11 del mattino e terminato intorno alle 17 e 30. Diversi comitati, movimenti e associazioni hanno riassunto, di fronte ai tecnici inviati dall'impresa vincitrice dell'appalto, le osservazioni che hanno inviato in forma scritta e più dettagliata al SAVI, il servizio regionale che si occupa delle valutazioni di impatto ambientale necessarie per progetti come quello presentato stamattina; non sono mancati, inoltre, semplici cittadini che hanno esposto le loro forti perplessità, tutte raccolte dai funzionari regionali. Il SAVI, dopo il 24 ottobre, chiederà al Consorzio Industriale di Macomer (ente in liquidazione che ha chiesto e ottenuto il finanziamento per il nuovo forno) e alle imprese di rispondere puntualmente alle osservazioni presentate dai cittadini, e deciderà sulla base di questo confronto se concedere o meno l'assenso al rilascio di una valutazione di impatto ambientale favorevole, decisiva per iniziare a costruire l'impianto.
È stato proprio il direttore del SAVI Gianluca Cocco a introdurre la discussione, annunciando che dopo l'incontro con la cittadinanza il prossimo passo sarà la conferenza di servizi istruttoria, alla quale, come precisato in seguito dallo stesso Cocco, non potranno partecipare i Comuni interessati dalla presenza dell'impianto, ma solo il Consorzio e altri soggetti competenti invitati dal SAVI.
La parola è quindi passata ad Alessandro Monteforte, ingegnere di Area Impianti, che ha presentato il suo progetto. Monteforte ha spiegato che l'impianto “sarà modernizzato, sostituendo le due linee con una nuova basata su una diversa tecnologia, quella della griglia che è ormai la più diffusa”. L'impianto, come annunciato, tratterà 60 mila tonnellate di rifiuti all'anno e avrà una produzione netta di energia elettrica pari a 6 megawatt. Monteforte ha anche affrontato il tema dell'impatto sull'ambiente, spiegando che “il nuovo impianto ridurrà le emissioni inquinanti del 62% rispetto a quello attualmente esistente”. Inoltre, Monteforte ha spiegato che “il camino da cui escono i fumi sarà posizionato a un'altezza inferiore per evitare che le polveri arrivino al centro abitato”. Infine, l'ingegnere ha precisato che il progetto prevede di integrare la nuova linea nella struttura attuale, migliorandola e ottimizzandone l'utilizzo.
La parola è stata quindi data ai cittadini, che hanno espresso tantissime preoccupazioni e critiche.
Uno dei temi centrali è stato quello della discarica: come ammesso dagli stessi ingegneri presenti, infatti, il progetto non ha previsto un sito in cui dovranno essere depositati le ceneri e le scorie dell'incenerimento: rifiuti molto pericolosi che necessitano ovviamente di un'attenzione particolare. “Monte Muradu è in fase di esaurimento”, è stata la risposta di Mario Rubattu del Consorzio Industriale, “e non sono ancora stati individuate altre località nonostante i tanti incontri con la provincia; probabilmente useremo altre discariche in Sardegna”. A questo proposito è intervenuto Ivo Carboni, ex assessore all'Ambiente della Provincia di Nuoro: “nessuno vuole la discarica, perché tutti i sindaci sanno che il nuovo inceneritore partirà almeno fra tre anni e saranno costretti a ricevere i disastri prodotti da quello attuale”. Carboni ha affrontato anche il tema delle polemiche che, in queste settimane, hanno investito il Comune di Nuoro a proposito delle tariffe della Tari per lo smaltimento dei rifiuti: “l'inceneritore funziona per metà anno, quindi Nuoro paga 216 euro a tonnellata per rifiuti che vengono semplicemente depositati a Tossilo e trasferiti alla discarica di Ozieri: questo è un furto”. Un'accusa pesante seguita da una denuncia altrettanto importante: “sulla nuova discarica so che c'è stato un tentativo da parte della Regione, che ha contattato un sindaco di un Comune lontano da Macomer offrendogli di 'legalizzare' la discarica abusiva presente nel suo territorio in cambio dell'accoglimento delle scorie di Macomer”.
Accanto al tema della discarica, molto discusso è stato anche l'impatto che l'impianto avrà sulla produzione agroalimentare del territorio: “nel raggio di 20 km dall'inceneritore”, ha spiegato il Comitato, “ci sono 1370 aziende del settore con circa 2000 dipendenti, 350 mila capi di bestiame che producono 30 milioni di litri di latte: tutto questo rischia di non poter ottenere il certificato di produzione biologica perché le aziende sono nel raggio delle emissioni dell'impianto”.
“L'agroalimentare è il settore che sta reggendo l'economia di Macomer”, ha detto Luca Cossu, dipendente del caseificio FOI, “eppure sappiamo che il terreno è pieno di diossina e elementi cancerogeni che entrano negli alimenti: cosa succederà se il nostro cliente americano, al quale vendiamo il 70% della produzione, scoprisse che i nostri prodotti sono inquinati?”. Cossu si è chiesto “perché nessuno ha chiesto alla popolazione se è favorevole o meno?”.
Gli ha fatto eco Maurizio Cossu, artigiano nel settore alimentare: “il Gal del Marghine, di cui sono membro del Consiglio di Amministrazione, ha vinto un bando e sta spendendo 8 milioni di euro per lo sviluppo rurale: ma come possiamo pensare a una prospettiva simile facendo finta che nessuno sappia che c'è un inceneritore che non è minimamente compatibile con nessuna produzione di qualità?”. Secondo Cossu, il territorio ha già espresso la sua 'valutazione': “vogliamo tornare alla nostra vocazione, quella dell'agricoltura e della pastorizia, e i danni che farete li pagherete, perché non potete toglierci il pane di bocca”.
Numerose le preoccupazioni espresse da semplici cittadini. “Se l'Unione Europea sta per mettere fuorilegge gli inceneritori, che senso ha costruirne di nuovi?”, si è chiesto Diego Russo. “Da Macomer a Ottana c'è diossina dappertutto”, ha detto Alba Meloni, “noi ci fidiamo di quello che dicono i medici, ma se i dati divergono evidentemente qualcuno non dice la verità”. Nuccia Casu, cittadina del quartiere di Santa Maria che si affaccia proprio sulla piana di Tossilo, ha raccolto in pochi giorni 120 firme per presentare un'osservazione formale a nome del quartiere: “da 20 anni respiriamo veleno, non possiamo aprire le finestre perché l'odore spesso è insopportabile e nessuno crede che sia innocuo; l'incidenza dei tumori nel quartiere è in aumento, spesso sono colpiti quasi interi nuclei familiari; per questo chiediamo che si fermi la procedura finché non saranno fatte tutte le analisi sull'acqua, il terreno e l'aria, e non saranno resi pubblici i dati della ricerca della ASL e del registro dei tumori: siamo estremamente allarmati e chiediamo chiarezza”.

Accanto a queste dichiarazioni, più lunghi e articolati sono stati gli interventi di Franca Battelli e Mauro Aresu, del comitato 'Non bruciamoci il futuro', e di Vincenzo Migaleddu, radiologo e membro dell'associazione dei Medici per l'Ambiente (ISDE).

Aresu ha concentrato il suo intervento sulla procedura che ha portato al finanziamento del progetto: “quando il Consorzio era gestito dai Comuni aveva espresso chiaramente la sua contrarietà dal nuovo forno, ora invece il commissario liquidatore, illegittimamente, è partita la richiesta, contraria anche alle tante delibere dei Comuni del territorio, tra i quali Macomer”. Aresu ha ricordato che “Macomer aveva approvato un percorso diverso, nel quale Tossilo avrebbe avuto un ruolo transitorio che si sarebbe dovuto esaurire nel giro di pochi anni”. Il progetto presentato da Area Impianti, invece, prevede una durata dell'impianto di circa 20 anni. Inoltre, Aresu ha dichiarato che “c'erano 3 milioni a disposizione per le riparazioni necessarie al periodo transitorio, soldi che non sono mai stati spesi”. Infine, Aresu ha ribadito che “le dimensioni sono assolutamente esagerate: tutte le provincie di Nuoro, Ogliastra e Oristano oggi producono 48 mila tonnellate di rifiuti all'anno, perché un impianto da 60 mila? Dove si troverà il materiale per far funzionare l'impianto a regime?”.
“La produzione di rifiuti nel bacino d'utenza di Tossilo”, ha detto Franca Battelli, “è diminuita del 48% rispetto al 2006: la dimensione dell'impianto non è più giustificabile, anche perché meno rifiuti si conferiranno, maggiori saranno i costi di gestione dell'inceneritore”. Battelli ha chiesto “come mai non è mai stata presa in considerazione un'alternativa all'incenerimento? Con tutti questi soldi i questi 4 anni avremmo potuto costruire non uno ma anche due impianti non inquinanti, che sono più economici e danno più lavoro”. Battelli ha anche sottolineato che il progetto presentato “non considera l'impatto sulle tante aziende che ci sono nel territorio, né la vicinanza con la Zona a Protezione Speciale di Abbasanta e la centralità rispetto a un'area vasta ricca di biodiversità”. Infine, Battellli ha ricordato che “tanti Comuni si sono già espressi contro il progetto, a cominciare da Birori che lo ha fatto più volte, anche ricusando l'Accordo di Programma, ma anche Bortigali e Silanus, e la stessa Provincia di Nuoro”.
Importante l'annuncio fatto in seguito da Vincenzo Migaleddu: l'Ordine dei Medici e quello dei Veterinari della Provincia di Nuoro, infatti, hanno presentato insieme all'ISDE le loro osservazioni contrarie al progetto del nuovo inceneritore. Tante le criticità evidenziate dal radiologo: “il rapporto tra la salute e l'ambiente circostante è da tempo sottovalutato, sia a Macomer che in tutta la Sardegna: nel Marghine l'incidenza dei tumori è maggiore del 27% rispetto ad altre aree come l'Ogliastra; inoltre, non bisogna considerare solo i tumori: l'inquinamento degli inceneritori può causare anche malattie neurodegenerative, respiratorie, cardiovascolari e della prima infanzia”. Secondo Migaleddu non mancano i motivi per essere preoccupati dal punto di vista sanitario: “già oggi i forni emettono un carico di diossina enorme rispetto alla popolazione residente, in più si tratta di un elemento che resta in circolo dai 5 ai 20 anni; ora i volumi saranno come minimo raddoppiati, e non sappiamo neanche quale sia il potenziale energetico perché non sappiamo cosa verrà bruciato”. Migaleddu ha anche criticato le tecnologie proposte: “il progetto è stato scritto nel 2011, sono passati tre anni che in questo settore sono tantissimi: per questo la proposta non è la migliore possibile, anche perché nel frattempo la normativa è cambiata, per esempio chiedendo una valutazione anche su inquinanti come i PCB”. Infine, Migaleddu ha affermato che “il progetto parla di un'efficienza energetica del 25%, che è una percentuale bassissima: in pratica, l'impianto produrrà 'caldo' ma recupererà pochissima energia”.

A questo proposito, l'ingegnere macomerese Francesco Mossa ha chiesto se il progetto prevede il reimpiego dei vapori e il teleriscaldamento per la città. “La turbina è predisposta”, ha detto Monteforte, “ma il bando di gara fatto dal Consorzio non parlava di queste possibilità”.
Poco lo spazio per le risposte dei proponenti, che si sono ritrovati di fronte a una platea ansiosa di intervenire e che, in particolare per quanto riguarda i due ingegneri delle imprese appaltatrici, non potevano trattenersi oltre le 17. A proposito della legittimità delle azioni del Consorzio, Rubattu ha affermato che “il procedimento è stato pienamente legittimo, perché il Consorzio è in liquidazione con trasferimento di funzioni, quindi le mantiene fino al trasferimento, e in ogni caso agisce su delega della Regione”. Diversa l'opinione di Ivo Carboni, che nel citato intervento ha anche osservato che “Roberto Pisu, da direttore generale del settore ambiente della Regione, ha disposto le risorse per l'appalto, e poi da commissario liquidatore del Consorzio lo ha gestito, ritenendo l'inceneritore l'unica tecnologia affidabile e non considerando le alternative”. A proposito delle alternative, invece, Monteforte ha risposto: “noi abbiamo partecipato a un bando che riguardava esclusivamente l'incenerimento, non è stata posta la questione di alternative diverse da questo sistema e per questo non le abbiamo considerate”. “All'interno dello scenario previsto dal Piano Regionale dei Rifiuti del 2006”, ha detto Rubattu, “abbiamo scelto di costruire l'inceneritore a Macomer perché c'era già un impianto e si trattava solo di migliorarlo”.
Pochi gli interventi di rappresentanti politici, tutti da parte indipendentista. Bustianu Cumpostu, leader di Sardigna Natzione che fa parte del Fronte Indipendentista Unidu (del quale era presente anche Predu Franziscu Devias), ha sottolineato che “l'incenerimento è l'unico sistema in cui si produce, tra fumi e ceneri, più materiale di quello che entra: spesso abbiamo ascoltato queste proposte e poi sono arrivate le commissioni d'inchiesta: per una volta vorremmo evitarlo, se ci sono le alternative devono essere valutate”. Critica anche Claudia Zuncheddu, medico e consigliere regionale di Sardigna Libera, mentre tre sono stati gli esponenti di ProgReS intervenuti. Tore Tedde, coordinatore provinciale del partito indipendentista, ha manifestato “fiducia nel SAVI, perché dovrà valutare i fatti e non potrà autorizzare un progetto che non tiene conto del patrimonio archeologico presente nell'area, che non prevede la discarica di servizio e non considera neanche i costi e soprattutto i rischi legati al trasporto dei rifiuti in un'altra sede”. Giovanna Casagrande, del Comitato Azione Politica di Nuoro, ha sottolineato l'uso “di un linguaggio tecnico mistificatorio: si dice che l'inquinamento viene minimizzato, quindi qualcosa c'è; ma se la Sardegna è davvero la terra dei sogni di cui parlano tutti, perché la politica non riesce a evitare di raddoppiare l'inceneritore e a praticare una cultura del rifiuto come risorsa”.
Da molte parti, infine, è stata notata la mancata partecipazione al dibattito degli esponenti politici del territorio. Presenti, per poche decine di minuti, il sindaco Succu e gli assessori Congiu, Ledda e Gordini, quest'ultimo delegato proprio all'Ambiente; ugualmente presenti (ma senza intervenire) solo in mattinata i consiglieri comunali di minoranza e il sindaco di Borore Tore Ghisu. Grande assente l'assessore regionale Paolo Maninchedda, artefice nella passata legislatura regionale dell'Accordo di Programma che ha previsto il finanziamento del nuovo inceneritore e tra i maggiori sostenitori politici della nuova linea di incenerimento a Macomer. Unica amministratrice presente e intervenuta, Mariangela Barca, sindaca di Sarule che, insieme a Olzai, ha deliberato nei giorni scorsi contro l'inceneritore: “manderemo le nostre osservazioni in Regione, perché siamo convinti che sia una scelta pericolosissima che non può essere presa da un commissario liquidatore, e si deve prendere atto che il territorio non lo vuole”.
Quello di Barca è stato l'ultimo intervento; Cocco, direttore del SAVI, ha quindi -chiuso l'incontro commentando che “l'assenza della politica purtroppo è una cosa frequente” e ha ringraziato i presenti per civiltà e correttezza nella discussione”.
 

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