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Crisi del Centro Sardegna, le Minoranze di Macomer: "riposizionamenti tattici da parte di chi ha responsabilità"

L'intervento dei consiglieri di opposizione del Comune di Macomer

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La drammatica situazione di crisi economica e sociale del territorio è stata di recente riproposta con forza dalla minaccia di  dimissioni degli amministratori comunali di Ottana, diretta a sollecitare una maggiore attenzione verso la Sardegna centrale  da parte della Giunta regionale e del Governo nazionale.  

Tale iniziativa fa seguito alle recenti manifestazioni di lotta dei lavoratori licenziati dalle fabbriche tessili rimasti senza alcuna forma di protezione sociale ed ancor prima degli operai della Equipolymers,  a seguito del loro definitivo licenziamento.

Tutto ciò è espressione della profonda crisi che accomuna tutta la Sardegna centrale, da Siniscola, ad Ottana e Macomer ed in quanto tale essa andrebbe affrontata non in ordine sparso, ma  con il coinvolgimento dell’intera area, con una vertenza unitaria che veda come protagonisti le forze sociali e le istituzioni e rivendichi soluzioni in grado di dare risposte non alle singole realtà, ma all’intero territorio.

L’acuirsi dello stato di difficoltà conferma l’inadeguatezza degli strumenti finora introdotti dalla Regione per il reimpiego dei lavoratori espulsi dalle fabbriche: dagli accordi di programma per le aree di crisi, ai nuovi strumenti di programmazione territoriale orientati alla valorizzazione delle risorse locali in campo ambientale e culturale, come il Programma “Marghine al Centro” sottoscritto dalla Regione e dai Comuni circa un anno fa. Se sono condivisibili gli obbiettivi di tale forme di programmazione dal basso, non bisogna commettere l’errore di sopravvalutarne l’incisività e di attribuire agli stessi una capacità risolutiva della crisi e dei problemi della disoccupazione e dello spopolamento, che ben difficilmente si potranno contrastare senza interventi di rilancio delle attività industriali nell’agro-alimentare e del settore manifatturiero.

Ci sembra in altri termini che sia mancata finora una visione complessiva della portata della crisi che sta dissanguando la Sardegna centrale e con essa anche la forza e la capacità di dare una dimensione nazionale alle vertenze della chimica e del tessile, ignorate nella loro portata politica e gestite in modo inconcludente a livello della sola burocrazia ministeriale. La conseguenza di tale impostazione riduttiva è che le aree industriali del centro Sardegna sono state finora escluse dalle politiche di reindustrializzazione promosse a livello nazionale e si trovano oggi in condizioni di netto svantaggio - anche rispetto ad altri territori regionali - nella possibilità di avviare nuove attività imprenditoriali.

Muovendo da questa analisi, il 14 settembre 2017 – quindi in tempi non sospetti – abbiamo presentato  una mozione sulla situazione occupazionale del territorio, chiedendo che il Consiglio comunale di Macomer divenisse promotore di una forte ed unitaria iniziativa sui temi dello sviluppo e del lavoro, coinvolgendo le forze sociali e produttive, le altre amministrazioni locali, i rappresentanti del territorio nelle istituzioni regionali e nazionali.

Con la consueta arroganza e scorrettezza istituzionale, il Sindaco Succu ha respinto la nostra proposta,  attribuendo alla mozione un carattere strumentale in quanto la crisi nel territorio – a suo dire - poteva ormai considerarsi superata. Non solo, a conferma del suo scarso galateo istituzionale, il Sindaco ha messo provocatoriamente in discussione la nostra mozione nella seduta del 13.11.2017, dopo che come Opposizione avevamo abbandonato l’aula per il suo rifiuto ad affrontare la richiesta di referendum consultivo sul C.P.R.

Non possiamo esimerci dal rilevare come l’ottimismo espresso dal sindaco in quella circostanza, strida notevolmente non solo con la realtà dei fatti, ma anche con le recenti posizioni sull’argomento espresse dal suo Partito, alla ricerca di motivazioni per l’ennesimo disinvolto cambio di campo con l’approssimarsi delle elezioni regionali, secondo uno sconcertante copione che si ripete puntualmente dalla discesa in campo del suo leader Maninchedda, prima con Soru, poi con Cappellacci, quindi con Pigliaru ed ora non si sa bene con chi, ma sempre e comunque ben avvinghiato alle posizioni di comando e di potere.

E’ evidente il rischio che il Centro Sardegna e la sua crisi  possano diventare terreno di scorribande per tali riposizionamenti tattici da parte di una forza politica che ha avuto un ruolo decisivo nel proporre - e spesso imporre - le linee di intervento nel territorio in campo economico, ambientale e dei servizi,   ed ora tenta di ricostruirsi una verginità, cavalcando la rabbia ed il malcontento, dopo aver pontificato per anni sulla validità delle proprie ricette – purtroppo miseramente fallite - per rilanciare lo sviluppo.

 

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