Macomer. Il CPR di Macomer, vale a dire quello che dovrebbe essere il Centro di Permanenza e Rimpatri della Sardegna, potrebbe essere investito da una disputa istituzionale dagli esiti imprevedibili.
A leggere il Decreto Sicurezza e Immigrazione approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri infatti, sembra proprio delinearsi un nuovo quadro organizzativo nella gestione del fenomeno migratorio e la struttura di prossima apertura nella città del Marghine potrebbe esserne interessata direttamente.
All'abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e all'accesso alla rete Sprar riservato esclusivamente ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati stabilita nel documento del Governo, corrisponde infatti un aumento dei tempi di permanenza nei centri per il rimpatrio, che addirittura raddoppia passando da 3 a 6 mesi.
È proprio quest'ultimo passaggio in particolare ad aver fatto saltare sulla sedia il Sindaco di Macomer Antonio Onorato Succu, secondo il quale raddoppiare il tempo di permanenza equivale già ad uscire dai paletti fissati con la sottoscrizione del Patto tra Ministero, Regione e Comune di Macomer.
Il Decreto votato dal Consiglio dei Ministri però non dilata solo i tempi di fermo all'interno dei Cpr di chi deve essere rimpatriato, ma stringe anche le maglie per l'accesso alla micro-accoglienza diffusa, avviata anche a Macomer con l'adesione alla rete dello Sprar. Di contro, sembrano invece aprirsi, o quasi spalancarsi, le porte dei CAS, ossia quei centri straordinari di accoglienza che spesso si sono rilevati difficilmente controllabili, sovraffollati e fucine di tensioni sociali sui territori.
Insomma, il piano sembra modificare le fondamenta del percorso avviato per la gestione dei flussi.
A storcere il naso dopo la lettura del Decreto era stato già l'assessore regionale competente in materia Filippo Spanu, che nei giorni scorsi ha fatto intendere che sono saltate le condizioni alla base dell'accordo con il Ministero.
A rincarare la dose ci ha pensato il Sindaco Succu, che senza troppi giri di parole ha chiarito che le modifiche apportate dal decreto non rispettano il patto sottoscritto e che fanno venir meno i requisiti di sicurezza, sia interna che esterna, e di rispetto della dignità della persona: "abbiamo firmato un accordo e siamo stati leali – dice ancora Antonio Succu – pretendiamo la stessa lealtà, perché l'impegno è bilaterale".
Qualcosa quindi sembra incrinarsi nei rapporti tra Ministero da una parte e Regione e Comune dall'altra e la strada per l'apertura del Cpr di Macomer diviene più impervia. Non a caso il Primo Cittadino di Macomer non risparmia sottolineature poco distensive nelle sue dichiarazioni: “non abbiamo ancora alcun segnale sulla riapertura della caserma della Guardia di Finanza e stiamo aspettando il decreto ministeriale per l'illuminazione dell'area attorno all'ex carcere: gli impegni si rispettano” - ha voluto specificare il Sindaco non nascondendo una certa irritazione.
I lavori nell'ex Carcere di Macomer ovviamente sono in corso e la struttura dovrebbe essere operativa per l'inizio del nuovo anno, ma l'aria che tira non sembra presagio di cielo sereno.