MACOMER. È trascorso esattamente un anno dallo scontro frontale andato in scena nell'Assemblea dei Sindaci dell'Unione dei Comuni del Marghine (qui la cronaca) che aveva fatto emergere, sul Caso Monte Senzelo, la netta contrapposizione tra la maggioranza dei Sindaci da una parte e la prima cittadina di Bolotana Annalisa Motzo dall'altra.
La rappresentante bolotanese aveva incassato una stroncatura totale dell'istanza avanzata per bloccare l'alienazione (ossia la messa in vendita) del sito montano ma, nonostante la bocciatura, aveva ottenuto dall'Assemblea del tempo per elaborare, a proprie spese, un progetto di valorizzazione da sottoporre all'attenzione dell'Unione del Marghine, ente proprietario delle ex Colonie.
Dopo 12 mesi, la spinosa questione è tornata Lunedì sul tavolo sovracomunale, inserita al primo punto all'ordine del giorno dell'assemblea come “Piano di alienazione e valorizzazione del patrimonio dell'Unione - triennio2019/2021 – Conferma Delibera Assemblea n.4 del 13.03.2018”.
Assente alla riunione la Sindaca di Bolotana Annalisa Motzo, che non partecipa più alle sedute dell'Unione dei Comuni del Marghine dal movimentato incontro del 29 Agosto 2018 nel quale sollevò, in assoluta solitudine e nella sorpresa generale, una presunta incompatibilità alla carica di Presidente dell'Unione del Sindaco di Macomer Antonio Onorato Succu che la portò ad impelagarsi in una questione tecnico-giuridica che la vide infine sconfitta su tutta la linea.
Al suo posto, a partecipare è stato delegato l'Assessore Stefano Nieddu, al quale è spettato il compito di sostenere la linea contraria all'alienazione della proprietà di Monte Senzelo espressa a più riprese dall'Amministrazione bolotanese.
L'Assessore bolotanese ha ribadito la posizione del Comune nei termini già noti, ma non ha sottoposto all'attenzione dei Sindaci nessun progetto finalizzato ad un possibile riutilizzo delle ex Colonie che quindi, evidentemente, in questo lasso di tempo non è stato ancora realizzato.
L'Assemblea – ad eccezione della contrarietà del rappresentante bolotanese - ha dunque votato a favore della riconferma del Piano di Alienazione, che prevede in sostanza la messa in vendita del sito tanto caro ai bolotanesi, ma ha concesso ugualmente ancora del tempo al Comune di Bolotana per l'elaborazione – a sue spese - di un piano credibile che possa rappresentare un'alternativa all'alienazione.
Significa, in sintesi, che vi è ancora uno spazio a disposizione e che il risultato dipenderà dalle azioni che il Comune di Bolotana riuscirà a concretizzare.
Da questa apertura è esclusa chiaramente la possibilità che l'ente sovracomunale possa cedere alla cifra simbolica di 1 euro il bene di proprietà, ma vi sarebbe la possibilità di ragionare su altre formule, come per esempio un comodato d'uso.
Ora, se è chiaro che i costi per l'elaborazione di un progetto devono essere a carico di chi ha l'interesse, ossia del Comune di Bolotana, sembrerebbe essere ancora prematuro, seppur non secondario – almeno fino a quando un vero progetto non si paleserà – chiedersi su chi dovrebbero verosimilmente gravare i costi per il ripristino di un complesso, costituito da diverse strutture, che ha subito per anni il saccheggio indisturbato e la devastazione più becera ad opera di ladri e vandali.
Ad ogni modo, la palla da gioco è ora a disposizione del Comune di Bolotana: saranno le sue mosse, entro uno spazio temporale plausibile, a decretare se le ex Colonie montane avranno a disposizione una possibilità per rinascere nell'ambito del perimetro pubblico.